Sesta stazione. Quanti gesti possiamo fare, perché diventino luoghi di risurrezione?
Riflessioni sulla Via Crucis inviateci suor Enrica Solmi
Sesta stazione: Veronica asciuga il volto di Gesù
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima (Isaia 53, 2-3)
I tuoi passi, donna e amica Veronica, (Berenice, secondo la tradizione greca) si sono incrociati nei giorni vicini alla Pasqua con quelli del Signore Gesù che si muove verso il calvario. Forse prima dei passi, hai incontrato il suo sguardo in un volto sanguinante e sofferente, sei entrata nel suo sguardo e lui nel tuo.
Un attimo di silenzio, le parole muoiono dentro al cuore che cerca di capire che cosa sta succedendo, perché tanta sofferenza, perché questo volto amante, che vede tutto e dona tutto, ora è così trasfigurato. Il tuo gesto di asciugare il suo volto è la tua risposta.
Il Signore ha bisogno di un piccolo gesto di tenerezza e di amore per proseguire sulla via del dono. Raccogli il suo amore dentro un telo da stringere al cuore, occorre udire la sua voce e forza, va annusato e portato dentro le viscere. Immagino il tuo ritorno a casa con il telo tra le mani, memoria di un incontro straordinario…. chissà dove lo hai riposto e se l’hai mostrato alle persone di casa.
Dopo tre giorni un amico ti annuncia che l’uomo a cui hai asciugato il volto è risorto, ha lasciato il suo sudario bianco nel sepolcro, il rosso è diventato bianco, il colore della luce, della resurrezione.
Quanti gesti possiamo fare, perché diventino luoghi di risurrezione, quanti volti oggi siamo chiamati a portare dentro di noi, perché trovino una casa calda, sicura che dona la forza di camminare sul sentiero della vita. Penso alla mia vita, alle tante carezze che ho ricevuto, agli incontri che sono stati forza e vita, agli amici che porto nel cuore in un bel gioco di cura reciproca.