Settima stazione: la seconda caduta
Riflessioni del reverendo David Eck* tratte dal blog “Jesuslovesgays” (Stati Uniti) del 19 marzo 2013, liberamente tradotte da Adriano
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. (Mt. 16, 24-25)
Quando si chiede alla gente qual è la prima immagine che viene loro in mente quando pensa a Gesù, di solito è qualcosa di molto grazioso: un Gesù meditativo che ci osserva da un’icona greco-antica, oppure un ritratto contemporaneo come il “Cristo sorridente” (Smiling Christ) di Francis Hook. Raramente si tratta di un’immagine di Gesù che inciampa su una strada di ciottoli sotto il peso della croce di legno. Come mai?
Perché vogliamo che il nostro Gesù sia tutto ordinato e pulito? Gesù inciampa e cade proprio come il resto di noi. Sente il dolore e soffre, proprio come il resto di noi. Egli è colui che ci chiama a portare la nostra croce e a seguirlo. Questo significa che ci sarà dolore e sofferenza lungo la strada. Ciò significa che la vita avrà la sua parte di inciampi e di cadute. Tuttavia, abbiamo un salvatore che ha camminato dove noi stessi camminiamo e questo dovrebbe confortarci e ispirarci.
Ci sono state molte persone LGBT di fede che hanno portato croci di diversi tipi, in particolare nella lotta per la parità nella Chiesa e nella società. Alcuni di loro hanno dato la loro stessa vita.
Quando ci soffermiamo in questa settima stazione, dobbiamo ricordarci che non camminiamo da soli. Gesù cammina con noi, prende la nostra croce e ci invita a seguirlo.
* Il reverendo David Eck, di Asheville nel North Carolina (USA) è un pastore della Chiesa Evangelica Luterana d’America (ELCA). Oggi può raccontarsi, senza nascondersi, nel suo blog http://jesuslovesgays.blogspot.it
Testo originale: “Station Seven: Jesus Falls a Second Time”