“Building a Bridge” di padre Martin letto con gli occhi di un cattolico conservatore
Articolo di Robert Shine pubblicato sul blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 3 luglio 2017; libera traduzione di Armando Capasso
Il nuovo libro del gesuita padre James Martin sulla realtà LGBT, Building a Bridge (Costruire un Ponte), ha creato non poco scalpore nella chiesa cattolica. Attulamente è il numero uno nella classifica dei bestseller su Amazon.com, nella categoria “Genere & Sessualità negli Studi Religiosi” . Un libro basato su un’idea che padre Martin ebbe quando ricevette il premo di New Ways Ministry “Costruire un Ponte” l’Autunno scorso. A causa del notevole scalpore, il libro ha ricevuto molte recensioni, tre delle quali saranno pubblicate su Bondings 2.0 in questa settimana.
L’articolo di oggi coinvolge il teologo David Cloutier, recensore sulla rivista Commonweal. La sua recensione è intitolata “L’opzione Ignaziana”, un riferimento a “L’opzione di Benedetto” di Rod Dreher che propose agli oppositori dell’eguaglianza LGBT dirimuovere loro stessi da quel mondo secolare dove i diritti lgbt si espandono.
Cloutier ha applaudito padre Martin poichè ha “costantemente cercato di illustrare le ricchezze del cristianesimo cattolico con un linguaggio accessibile alla cultura pluralista e post-cristiana di oggi” pur senza sacrificare la complessità delle cose “al fine di una maggiore compresione“. ” Riguardo al libro Building a Bridge (Costruire un Ponte) Cloutier così ha commentato:
Nel timore che questo approccio sia preso come una semplice preghiera per avere un po’ di rispetto reciproco in più, padre Martin insiste che la grandezza finale è quella che ogni reltà possa essere veramente conosciuta dagli altri. Scrive padre Martin:‘Tu non puoi essere delicato verso la comunità LGBT se ti limiti a diffondere documenti su di loro, predichi su di loro, o [cinguetti su Tweetter, NdT.] su di loro, senza conoscerli’.
Allo stesso modo padre Martin insiste sulla preghiera della comunità LGBT per i vescovi. Il suo libro non ha lo scopo di definire come potrebbe essere un dialogo reciproco, ma vuol stabilire le condizioni necessarie per iniziare un dialogo. Questo sembra il ragionevole obiettivo iniziale di “accompagnamento” che si pone, consentendo una pratica ecclesiale nella chiesa fedele alla convinzione che i gay e le lesbiche siano “sempre i nostri figli” e sempre figli di Dio “..
Cloutier indice anche tre nodi sui quali, nelle sue parole, secondo le sue parole, il ponte era ““tremolante”. In primo luogo, egli non è d’accordo con la “caratterizzazione iniziale di Martin della comunità LGBT come un gruppo”, dato i problemi che emergono nel generalizzare le discussioni e le differenze. Tipo i problemi posti dalle persone transgender. Cloutier continua:
Questa soluzione troppo semplice circa la denominazione porta alla seconda preoccupazione, la quale è se questo libro non sia stato scritto per un contesto socio-politico che ancora non esiste. Al momento, io immagino me stesso mentre leggo Building a Bridge (Costruire un Ponte) negli anni ’90, quando come giovane cattolico in un collegio molto secolare, liberale, stavo imparando a negoziare (spero con rispetto, compassione e sensibilità!) per la prima volta con i problemi delle persone LGBT . Ma su questo tema, i primi anni ’90 sembrano storia antica. L’idea di generare un ponte è più difficile oggi quando le cause legali contro la discriminazione sono on corsoi. Inoltre, i cattolici hanno osservato decenni di conflitti divisivi nelle chiese protestanti, incapaci di fare questo tipo di ponte. Padre Martin non indica mai perché la costruzione dei ponti cattolici non dovrebbe finire nello stesso posto “.
Infine Cloutier critica padre Martin per non affrontare esplicitamente l’etica sessuale, infattio scrive:
[Lui, NdR.] elude il fatto che la questione al centro della comunità LGBT è la sua sfida all’insegnamento della chiesa. Presumo che questa omissione della questione sessuale sia intenzionale, ma c’è un senso di ‘finzione’ che sembra fastidioso. I proponenti di entrambe le parti potrebbero sottolineare che il problema fondamentale non su come avvicinare un gruppo emarginato e una gerachia cattolica scomoda. Si tratta invece di due opinioni contrastanti sulle fondamentali verità della giustizia e dell’amore. Ogni lato ha credenze fondamentali su ciò che queste affermazioni dovrebbero significare, e dobbiamo confrontarci perché sul perche queste affermazioni sono in disaccordo “.
Cloutier, che è un conservatore, ha chiesto una dibattito che coinvolgesse anche la castità e il celibato involontario, per “discuterne come un potenziale dono, piuttosto che come una maledizione evidente“. Interessante, si chiedeva, se i leader della Chiesa dovessero uscire [nel testo originale “fare coming out”, NdT.] solo al fine di “comunicare le possibilità della santità nel seguire il cammino di Cristo” che offre loro il celibato. Ha concluso infine:
“Di nuovo, [lo scontro tra cattolici su questi temi] non è differente da quello che i cattolici devono aspettarsi nei duri dibattiti sull’economia e l’ambiente: c’è un disaccordo sulla visione dei fondamenti morali, che devono essere risolte. Se noi stiamo andando ad avere una dialogo, non dovremmo iniziare proprio con questo scontro. Ma ogni ponte va a incrociare acque agitate in qualche punto del suo percorso. E chissà forse allora vedremo se abbiamo bisogno di un nuovo San Bendetto o di un nuovo Sant’Ignazio”.
Testo originale: Reviewing Fr. James Martin’s “Building a Bridge,” Part I