Sfogliando “Sodoma” con il cuore spezzato di chi è seduto tra i banchi delle chiese
Articolo di Andrew Sullivan pubblicato sul sito del quindicinale New York (Stati Uniti) il 22 febbraio 2019, terza parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Ho dato solo piccole anticipazioni del contenuto del libro (“Sodoma” di Frédéric Martel). Vorrei che tutti i cattolici lo leggessero, per quanto ciò non sia facile. Sarà anche affascinante vedere come reagiranno le varie fazioni all’interno del cattolicesimo. Alcuni progressisti, come il gesuita James Martin e Frank Bruni, sostengono che il libro serve all’estrema destra cattolica i motivi di cui ha bisogno per muovere una nuova guerra all’omosessualità nella Chiesa.
Martin è ovviamente imbarazzato da ciò che chiama “un oceano di pettegolezzi e insinuazioni”, ma non dice che il libro sia falso da cima a fondo. Ma se la destra cattolica vuole fare del libro un’arma, dovrà fare i conti con le sue icone, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e con tutti i loro alleati e collaboratori. Inoltre, la tesi centrale del libro (è l’ipocrisia del nascondiglio il vero problema) non è facile da digerire per la destra.
La mia opinione è che solo la verità conta. “Non abbiate paura!” disse una volta Giovanni Paolo II. “Di cosa non dovremmo avere paura? Della verità su noi stessi.” È significativo come Martel sia giunto alle stesse mie conclusioni: l’omertà del nascondiglio è una delle molle principali degli abusi. I sacerdoti gay sono stati incapaci di denunciare i pedofili, i molestatori e gli ipocriti, perché avrebbero potuto subire un outing da quei molestatori ed essere buttati fuori dalla Chiesa.
Non esiste nessuna grande cospirazione organizzata, non esiste nessuna “lobby gay”; esiste un “alveare di nascondigli”, spesso isolati gli uni dagli altri, fatti di inganno e odio per se stessi, che equivale a un sistema in cui è molto più importante proteggere l’immagine della Chiesa che salvare i bambini dagli stupratori. Non ci potrà essere una significativa riforma fino a che non si metterà fine al nascondiglio e questa sindrome folle e malata non sarà guarita.
Come fare? La crisi è così profonda, la corruzione è così incistata, le doppie vite così sfacciate che solamente un cambiamento radicale potrà essere d’aiuto. Porre fine al celibato obbligatorio non è più una possibilità: è una necessità. Le donne devono partecipare in maniera integrale alla vita sacramentale della Chiesa.
I gay devono essere accolti, non come manifestazione di un ”intrinseco male morale”, ma in quanto esseri umani fatti a immagine di Dio e capaci di amarsi reciprocamente, di prendersi cura gli uni degli altri e di sostenersi. I sacerdoti gay celibi devono essere difesi con decisione, così come gli ipocriti devono essere denunciati ed espulsi. Francesco sta cercando di traghettare la Chiesa verso un futuro più umano e più cristiano, ma più spinge in questo senso, più violentemente questo nido di bigotti abituati a odiare se stessi cercherà di distruggerlo.
Per me, che ho lottato con l’omosessualità e il cattolicesimo per molti anni, questo libro, ad essere sincero, è stato molto deludente. Tutti i dolorosissimi e umilianti documenti vaticani sul mio ”disordine oggettivo” che ho cercato di analizzare e rispettare con sincerità… Ho scoperto che sono stati in parte scritti da gay tormentati, anche per non dover affrontare la propria natura.
Tutto ciò che mi è stato insegnato da giovane (rispettare i sacerdoti e la gerarchia, avere fiducia in loro, rispettare la loro autorità morale) è in cocci. Capire che il nascondiglio gay ha avuto una grossa parte nei terribili e inimmaginabili abusi dei più vulnerabili è uno shock che la mia psiche ci metterà molto ad assorbire. Leggendo questo lungo libro mi sono trovato più volte sul punto di addormentarmi. Ma non perché fosse noioso, al contrario: è che, in qualche modo, la mia psiche non sopportava più la lettura, la mente e il corpo continuavano a spegnersi.
Domenica scorsa sono andato a Messa per pregare su questi fatti. Da molto tempo la mia parrocchia è la Cattedrale di San Matteo, dove ha presieduto per molti anni un molestatore di bambini, il cardinale McCarrick, a cui poi è succeduto chi notoriamente lo ha nascosto, il cardinale Wuerl. Uno è stato ridotto allo stato laicale, l’altro è caduto in disgrazia e ha dato le dimissioni.
Dato che il caso McCarrick è stato in prima pagina sul New York Times, pensavo ingenuamente che qualche autorità della cattedrale (per esempio, il prevosto che ha pronunciato l’omelia) potesse finalmente riconoscere e lenire l’intenso dolore e il sentimento di essere stati traditi che erano di tutta la parrocchia. Invece, e non sto scherzando, l’omelia è stata un auspicio che il cardinale ricorresse in appello. Quale cardinale? Lo stupratore o il bugiardo?
Può sembrare un’iperbole, ma secondo me le ultime gocce di autorità morale che il Vaticano può sperare di avere sono evaporate con questo libro. È difficile esprimere la rabbia e il cuore spezzato di chi osserva dai banchi delle chiese.
Testo originale: The Corruption of the Vatican’s Gay Elite Has Been Exposed