Sguardi sul cinema lesbico al “Some Prefer Cake” film festival di Bologna
Dialogo di Katya Parente con Elisa Coco
In questo inizio autunno, per il piacere delle cinefile dell’Emilia Romagna, ci aspetta la tradizionale rassegna di “Some Prefer Cake” che, giunta alla tredicesima edizione, si terrà a Bologna, in presenza (finalmente, mi verrebbe da dire), al Nuovo Cinema Nosadella dal 24 al 26 settembre 2021. A parlarne con noi Elisa Coco, responsabile dell’ufficio stampa che si occupa dell’evento.
Per chi non lo sapesse, perché avete intitolato la rassegna “Some Prefer Cake”?
Il nome del nostro festival è un tributo a una commedia romantica di Heidi Arnesen del 1997, intitolata appunto “Some Prefer Cake”. Luki aveva molto amato quel film, soprattutto per la sua ironia e leggerezza, in un momento in cui le spettatrici lesbiche avevano grande desiderio e bisogno di rappresentazioni cinematografiche alternative rispetto ai cliché dominanti fino a quel momento.
Quali sono i punti salienti del programma di questa edizione?
Quest’anno torniamo in sala con una programmazione che spazia, come sempre, tra fiction e documentari, lungometraggi e cortometraggi. A fare da filo conduttore sono le vite e gli amori ribelli, anticonformisti e antipatriarcali, come ad esempio la gioventù anticonvenzionale di Tove Janson, illustratrice svedese creatrice dei mitici Mumin, nella biopic Tove, o le tante combinazioni amorose possibili tra lesbiche in Leading Ladies.
Ribelli sono certamente le lesbiche nigeriane che hanno realizzato ìfé, sfidando la censura e la detenzione punitiva, le protagoniste outsider di Genderation, raccontate vent’anni dopo Gendernauts dalla stessa regista, la tedesca Monika Treut, e le artiste, attiviste e musiciste di Rebel Dykes, che hanno scatenato la Londra post-punk. Come sempre sentiamo l’esigenza di dare spazio ai movimenti politici femministi, per questo siamo molto felici di proporre Il terribile inganno, in cui la regista Maria Arena racconta l’esperienza di Non Una di Meno.
Allo stesso modo sentiamo il bisogno di dare spazio alla narrazione delle lotte in altre parti del mondo, in particolar modo quest’anno abbiamo creato l’appuntamento I’m Palestinian, dedicato alla resistenza delle donne palestinesi, con quattro corti dal festival SHASHAT Annual Women’s Film Festival.
Chi partecipa al festival, non viene solo per vedere film…
A noi piace dire che Some Prefer Cake è un festival di comunità: un’occasione per molte di ritrovarsi in uno spazio tempo dedicato, in cui prendersi cura e nutrirsi di relazioni, affetti, legami, incontri. Quest’anno lo è ancora di più, perché l’emergenza sanitaria ha reso molto più difficile vivere la comunità come esperienza concreta, fisica.
Quindi chi viene al festival lo fa anche per stare in questa situazione, che è sempre bellissima ed emozionante. Anche l’esperienza di vedere i film è molto diversa se fatta insieme a centinaia di altre lesbiche in una sala, piuttosto che da sole davanti a uno schermo.
Ci sono iniziative trasversali all’evento?
Ospiteremo due presentazioni di libri nel Giardino in cui si trova il cinema: sabato 25 settembre alle 12:30 Architetture del desiderio, la monografia dedicata alla filmografia di Céline Sciamma, che Federica Fabbiani e Chiara Zanini, grandi esperte di cinema delle donne, femminista e lesbico, hanno curato per Asterisco Edizioni, e domenica 26 alle 13:00 Corpo a corpo con il linguaggio, il saggio che la bravissima Eva Feole ha scritto sull’opera letteraria di Monique Wittig, edito da ETS. Inoltre dal 27 settembre al 3 ottobre avremo una versione online del festival (con film in parte diversi) per tutte quelle che vorrebbero venire ma non possono.
Il festival deve molto alla figura di Luki Massa. Chi era Luki e che eredità ha lasciato al mondo LGBT?
Luki ha creato, insieme a Marta Bencich, il festival Some Prefer Cake e lo ha nutrito con una passione politica e artistica che ancora tutte noi sentiamo viva, nonostante purtroppo nel 2016 una brutta malattia ce l’abbia portata via, davvero troppo presto. Luki era una attivista lesbica e femminista, protagonista (giovanissima) dagli anni ’80 della nascita del movimento lesbico in Italia, e convinta che trasformare l’immaginario fosse una parte fondamentale della lotta politica.
Per questo ha lavorato tutta la vita per dare spazio di espressione alle lesbiche e creare spazi di socialità e di cultura per la comunità. E’ stata una compagna di lotta e di vita, non solo per noi ma per tantissime lesbiche, che da lei si sono sentite riconosciute, accolte, supportate e incoraggiate. Quando ci ritroviamo a Some Prefer Cake lei manca tantissimo a tutte, ma al contempo è come se fosse con noi.
Un programma quanto mai nutrito (https://someprefercakefestival.com/) per le/gli amanti della settima arte. Un’occasione per stare insieme (rispettando, ovviamente, le regole sanitarie anti-pandemia), pensare, parlare e progettare. Un’occasione per ribadire, ancora una volta, che la rivoluzione si fa partendo dalla cultura.