Si avvicina la fine del mondo?
Riflessioni del gesuita padre James Martin* pubblicate su Outreach (Stati Uniti), sito di risorse per cristiani LGBT+, il 16 novembre 2024, liberamente tradotte da Innocenzo Pontillo
(…) Un ragazzo mi ha scritto: “Sembra la fine del mondo”. Ho pensato subito al Vangelo di questa domenica, dove Gesù, dopo aver predetto la distruzione del Tempio di Gerusalemme, risponde alla domanda dei discepoli su “Quando accadrà?”.
In un primo momento, Gesù si riferisce a quell’evento (ovvero la distruzione di Gerusalemme, che avvenne effettivamente nel 70 d.C.), ma poi passa a parlare, essenzialmente, della fine del mondo.
Questo passo del Vangelo di Marco è spesso chiamato la “Piccola Apocalisse”, per distinguerla dalla “Grande Apocalisse” del Libro dell’Apocalisse. (“Apocalisse” significa “rivelazione”, un disvelamento, in questo caso del futuro).
La letteratura apocalittica è spesso chiamata “letteratura dei diseredati” proprio per questo motivo. Non a caso, ho pensato a questo passo del Vangelo dopo aver ricevuto quella domanda dal giovane LGBTQ+.
Se ho compreso bene, mi stava chiedendo: questa elezione (negli Stati Uniti) rappresenta un pericolo, o addirittura una minaccia, per le persone LGBTQ+? Ma, più in profondità, si chiedeva: perché sta accadendo tutto questo? Perché c’è così tanta sofferenza?
La letteratura apocalittica nasce spesso come risposta alla sofferenza di un popolo e lo invita a guardare a un futuro in cui la giustizia e la misericordia di Dio si manifesteranno pienamente.
Come spiega il commentario Sacra Pagina, la risposta immediata alla sofferenza è che essa è una conseguenza della fedeltà a Gesù e al suo messaggio del Regno di Dio. La risposta finale è che la sofferenza fa parte del piano di Dio, che alla fine culminerà nella “giustificazione” di coloro che sono stati fedeli durante le tribolazioni.
C’è un altro aspetto importante di questo passo. Quando arriverà esattamente la “fine del mondo”? Gesù dice che nemmeno lui lo sa. “Solo il Padre” lo sa. È una risposta a una questione teologica: “Gesù, in quanto Dio, conosce tutto?”. Almeno qui, la risposta è no.
Perciò, chi cerca “segni” che annuncino la fine del mondo deve essere cauto con i “falsi profeti” che proclamano che essa è vicina.
E per chi si chiede: “Come posso affrontare questa sofferenza?”, il Vangelo ci invita a guardare a Gesù, che ci chiede di essere perseveranti fino alla fine, di prenderci cura dei poveri, degli emarginati e dei diseredati, e, come dice la Prima Lettura, di essere tra “coloro che conducono molti alla giustizia”.
*Il gesuita James Martin è un prete cattolico impegnato nel costruire ponti nella chiesa con le persone LGBT+, è il fondatore di Outreach e collabora al settimanale dei gesuiti America.
Testo originale: Is this the end of the world?