Si desidera solo se si è tra i “lontani”
Riflessioni di Massimo de Il ramo del Mandorlo, gruppo di cristiani LGBT+ di Roma
Con l’epifania una nuova legge viene scritta : Si desidera se si è tra i “lontani“. Manteniamo dunque una quota di lontananza se essa tiene viva la nostra ricerca.
La solennità dell’Epifania (Matteo, 2, 1-12), a culmine del tempo di Natale celebra l’estensione delle promesse fatte ai patriarchi a tutte le genti, senza distinzione di popolo, lingua, tribù, nazione o genere.
Queste promesse sono rese possibili dalla nascita di un bambino che incontra degli stranieri, dei lontani, del fuori della cerchia, che il Vangelo considera tutt’altro che elementi perturbatori bensì tra coloro che, proprio perché senza dimora, hanno una ricerca più impellente e radicale.
Questa apertura, visualizzata nel simbolo della stella ci permette di entrare nella dinamica dell’incontro tra i magoi e il bambino.
L’incontro descritto nel testo si fonda su un desiderio che trova un compimento, si vede riconosciuto e per questo suscita una grandissima gioia.
Precisiamo intanto che Stella in latino è SIDERA, parola contenuta nella parola DESIDERIO. Un desiderio è ciò che muove all’azione, che spinge alla ricerca e dunque a vivere e a vedersi nel domani.
Vedere la stella è identificare ciò che di più soggettivo orienta nella vita e ciò che nelle società capitaliste è venuta meno; la capacità di servirsi del proprio desiderio, nascosto e soffocato dietro le priorità della sopravvivenza.
I magoi vedono una stella. Niente di strano. Sono astronomi e sono abituati ad osservarle ma stavolta essi riconoscono in essa una novità, un’affinità con la loro ricerca che ha la forza di metterli in moto, affinché trovino il luogo dove essa si poserà.
Vale la pena precisare che i magoi sono personaggi banditi dal Levitico, cap. 19 come impostori, dediti ad attività illecite, trovano invece accoglienza nel Vangelo come i primi che riconoscono la stella e la seguono.
Per alleviare lo scandalo, non degli ebrei ma della chiesa primitiva che già si posiziona dalla parte del prima noi e poi tutti gli altri i Magoi sono allora trasformati in re e in magi e in cercatori di verità e perfino portatori di doni, annacquando completamente la portata di questo testo del Vangelo in cui la categoria di lontano e vicino viene sostituita da quella di colui che cerca o non cerca incessantemente.
I magoi cercano, giungono, si prostrano, adorano, danno doni e per un’altra strada riprendono il cammino.
Questa è la dinamica dell’uomo in movimento che adora ma cammina, si prostra ma poi riparte, ed è esattamente questo movimento che salva dal fanatismo e dall’ideologia.
Una nuova modalità di vivere e di credere viene inaugurata in questa festa. Quella di continuare a cercare avendo già trovato essere cercatori di un Dio che già si è rivelato ma il cui mistero chiede di essere investigato, non nei confini della mangiatoia, lontano da Erode e ritornando nel proprio paese.
“Va’ verso te stesso” Dice Dio ad Abramo quando lo chiama a seguirlo. Torna nel tuo paese trasformato da un incontro che, invece di farci stazionare nelle nostre zone di confort, tra cui anche la mangiatoia può esserne una, ci rimette in movimento.
Che sia questa la cartina tornasole dell’autenticità dell’incontro con Cristo Gesù?
Che esso rilanci il nostro desiderio di pienezza, anziché essere un alibi che ci tiene al riparo dal ritornare a costruire nella nostra terra. La terra che con Cristo ha l’orizzonte della patria celeste, conservi in noi una quota di lontananza se è vero come è vero che chi si sente troppo vicino poi non cerca più.
Buona festa dell’Epifania
Massimo