I teologi cattolici Salzman e Lawler: “si possono sostenere le ragioni dei vescovi statunitensi sulla discriminazione delle persone LGBT?”
Articolo dei teologi cattolici Todd A. Salzman* e Michael G. Lawler** pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 25 giugno 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
In una data storica per i diritti LGBT la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito, con una maggioranza di 6 a 3, che il termine “sesso” nella legge sui diritti civili del 1964 proibisce ai datori di lavoro di licenziare dei dipendenti LGBT a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere.
Scrive il giudice Neil Gorsuch, che ha votato con la maggioranza: “Un datore di lavoro che licenzia qualcuno perché è omosessuale o transgender, lo licenzia per via di caratteristiche o atti che non avrebbe contestato se il o la dipendente fosse stato di sesso diverso, quindi il sesso [del o della dipendente] gioca un ruolo fondamentale in una decisione del genere, ed è proprio quello che il Titolo VII proibisce”. È una decisione che si basa “sul senso comune”, come scrive Michael Sean Winters del National Catholic Reporter.
Un tratto di senso comune che manca nella reazione alla sentenza da parte del presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, l’arcivescovo [di Los Angeles] José Gomez, il quale ha dichiarato che ogni persona “è fatta a immagine e somiglianza di Dio e deve essere trattata, sempre e comunque, con dignità, compassione e rispetto”, ma “proteggere il nostro prossimo dalle ingiuste discriminazioni non implica ridefinire la natura umana”; approvare questa sentenza “significa ignorare la gloria della creazione di Dio e danneggiare la famiglia umana”.
I vescovi, in una lettera indirizzata al Congresso con cui si oppongono alla legge anti-discriminazione, affermano che tale legge “va a detrimento della società tutta”. Per prima cosa dichiarano che non c’è una discriminazione così diffusa contro le persone LGBT (ma in quale mondo vivono?), e che anzi oggi “sono spesso tenute in grande considerazione nei mercati, nelle università, nelle amministrazioni locali e nei media. Alcuni studi asseriscono che chi si identifica come omosessuale guadagna di più della media nazionale”.
In secondo luogo, i vescovi sostengono che tale legge minerebbe i regolamenti che proteggono le donne e le ragazze, perché permetterebbe agli uomini diventati donne di competere negli sport femminili: “Quando si presentano le opportunità di sfruttare scorrettamente dei vantaggi, purtroppo ci sarà sempre qualcuno che ne approfitta. Le leggi dovrebbero funzionare in modo da scoraggiare tali comportamenti, non ignorarli”.
La prima asserzione (il diffuso appoggio alle persone LGBT) è una presa in giro di fronte all’evidente peccato culturale dell’America, ovvero l’omofobia, che conduce al rifiuto, alla discriminazione e alla violenza nei confronti delle persone LGBT, in particolare verso le persone transgender, più della metà delle quali sono donne di colore; una discriminazione e una violenza che l’Associazione dei Medici Americani ha definito “un’epidemia”.
L’omofobia in America, oltretutto, è alleata del razzismo. I dati indicano che questa tematica non è certo da trascurare: la discriminazione e la violenza verso le persone LGBT rimangono una piaga sociale, e tali persone vanno protette per legge.
La seconda asserzione (c’è qualcuno che si approfitterà della nuova legge) parla solo delle atlete trasngender: non menziona i vescovi cattolici, i padroni di locali, i banchieri, i datori di lavoro e le scuole che discriminano le persone LGBT che la legge non protegge.
I vescovi statunitensi che non riescono a comprendere il peccato sociale e il suo impatto sulle problematiche di razza, sesso e genere contribuiscono a quei comportamenti e quegli atti che, in maniera diretta o indiretta, perpetuano i peccati sociali dell’omofobia, della violenza e della discriminazione.
Monsignor Gomez e la Conferenza Episcopale non fanno che affermare la dignità di tutti gli esseri umani, ma intanto dicono che non ci può essere “ingiusta discriminazione” contro le persone LGBT. Questo però è un ossimoro. La dottrina sociale della Chiesa è chiara: la discriminazione sulla base del sesso e del genere è sempre ingiusta e immorale.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica [n.1936] è chiaro in proposito: “L’uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano: «Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona […] in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o della religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio»”.
Secondo Monsignor Gomez la Corte Suprema nella sua sentenza “ha di fatto ridefinito il significato legale di ‘sesso’ nella legge sui diritti civili”, ma l’arcivescovo confonde il sesso biologico, l’orientamento sessuale e l’identità di genere, e si fa portavoce di un’antropologia radicata nel binarismo sessuale maschio-femmina. A questa antropologia biologica abbiamo quattro risposte da dare.
Esiste la realtà delle persone intersessuali, le quali hanno strutture ormonali e genitali ambigue e non possono essere identificate chiaramente come maschi o femmine; tali persone mettono in discussione il binarismo sessuale che sta alla base dell’etica sessuale e di genere cattolica.
C’è poi una evidente tensione nel linguaggio cattolico sul tema dell’omosessualità. Il Catechismo invita al “rispetto, alla compassione e alla delicatezza” verso le persone omosessuali, eppure la dottrina cattolica continua a descrivere l’omosessualità in termini di disordine oggettivo, ed è dimostrato come tale linguaggio conduca alla discriminazione e alla violenza contro gay e lesbiche.
Inoltre, la pretesa antropologica del binarismo sessuale maschio-femmina, che sta a fondamento dell’etica sessuale cattolica e giustifica la descrizione dell’orientamento omosessuale come “oggettivamente disordinato”, non è in armonia con ciò che ci dicono le scienze sull’orientamento omosessuale.
Jacques Balthazart nel suo libro Biologia dell’omosessualità (Bollati Boringhieri, 2020) afferma che “l’orientamento sessuale è probabilmente controllato da fenomeni endocrini/genetici embrionali, in cui c’è poco spazio per la scelta individuale”; è un’ipotesi che pare confermata da altri scienziati, che adoperano varie metodologie. Le ricerche di Simon LeVay sulle origini dell’orientamento omosessuale partono dall’orientamento sessuale negli esseri umani, e tali osservazioni vengono corroborate dagli studi sugli animali. Le ricerche di Balthazart seguono il cammino contrario: partono dall’orientamento sessuale negli animali, per poi capire come applicare tali osservazioni negli esseri umani.
I due studiosi arrivano alla medesima conclusione: “L’omosessualità, negli esseri umani, è in massima parte, se non esclusivamente, determinata da fattori biologici che agiscono prima o subito dopo la nascita, e l’ambiente sociale ed educativo ha un ruolo del tutto secondario in tale determinismo”.
Alla luce di tali studi, padre James Allison contesta la pretesa che l’orientamento omosessuale sia oggettivamente disordinato: “Non ci sono prove scientifiche serie di nessun tipo per affermare una cosa simile: né psicologiche, né biologiche, genetiche, mediche, neurologiche”.
Inoltre, la dottrina cattolica secondo cui gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati”, non possono mai essere moralmente giustificabili, e che la sentenza della Corte Suprema promuoverà comportamenti sessuali immorali, una minaccia per la famiglia e il bene comune, sono affermazioni prive di riscontri teologici ed etici.
L’esperienza storica delle relazioni omosessuali piene di amore reciproco e libero, e il sensum fidei teologico della maggioranza dei cattolici che sostengono il matrimonio omosessuale mettono in discussione la dottrina della Chiesa.
La lettera dei vescovi al Congresso afferma che la legge anti-discriminazione sarebbe una minaccia per le organizzazioni caritative, le quali dovrebbero violare i loro princìpi morali, oppure chiudere. Un esempio di violazione di tali princìpi sarebbe l’obbligo, per le associazioni che si occupano di adozioni e affidamenti, di assicurarli anche alle coppie omosessuali, il che danneggerebbe “l’interesse dei minori”.
In una nota a piè di pagina la Conferenza afferma che “i bambini cresciuti da una madre e un padre sposati sono statisticamente più inclini ad avere migliori posizioni sociali, economiche e di salute di quelli cresciuti da coppie omosessuali”, facendo riferimento a tre diversi studi per confermare questa tesi, che però sono in contrasto con la grande maggioranza degli studi sulla genitorialità e l’adozione omosessuale, e con le severe linee guida delle istituzioni statunitensi per la protezione dei minori.
L’Associazione degli Psicologi Americani ha concluso, dopo più di trent’anni di ricerche sui figli di genitori gay e lesbiche, che “i genitori omosessuali sono in grado tanto quanto quelli eterosessuali di fornire un ambiente sano e protettivo per i loro figli […] e i figli di genitori omosessuali hanno pari opportunità di avere una vita soddisfacente”, e si oppone a ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale, come anche l’Associazione Americana dei Pediatri. È irresponsabile e scorretto, da parte dei vescovi, citare ricerche così in contrasto con le prove portate dalla maggioranza degli scienziati, perpetuando così la discriminazione e la violenza contro le persone LGBT e i genitori omosessuali.
Forse in futuro la Corte Suprema sarà chiamata a decidere se gli istituti cattolici possono continuare a licenziare qualcuno semplicemente perché è gay, lesbica, transgender o sposato/a con una persona dello stesso sesso. L’opposizione dei vescovi statunitensi non è corretta né dal punto di vista scientifico, né da quello teologico, viola la dignità umana e la verità dell’amore incondizionato di Dio per ogni persona, allontana i giovani dalla Chiesa, danneggia seriamente le persone LGBT dal punto di vista economico, psicologico, emotivo e spirituale, e legittima l’odio e la violenza.
La sentenza della Corte Suprema invita la Conferenza Episcopale a rivedere la sua dottrina dell’”ingiusta discriminazione”, e a chiedersi se è compatibile con i suoi insegnamenti sulla dignità umana e il bene comune. Noi crediamo che la risposta sia molto chiara.
* Todd A. Salzman è professore di teologia cattolica e presidente del Dipartimento di Teologia dell’Università di Creighton (USA) e coautore di Marriage in the Catholic Tradition: Scripture, Tradition, and Experience e autore di What Are They Saying about Roman Catholic Ethical Method?.
** Michael G. Lawler è professore emerito di teologia cattolica all’Università di Creighton (USA). È l’autore di What Is and What Ought to Be: The Dialectic of Experience, Theology and Church e di Marriage and the Catholic Church: Disputed Questions.
Testo originale: Can U.S. bishops’ support of discrimination against LGBT be sustained?