Si può essere transessuali e credenti?
Riflessioni di Darianna Saccomani, 4 settembre 2011
Me lo chiedo ogni mattina quando mi alzo. Posso credere? Posso ancora dire di credere?
Ma questa domanda non mi sorge perché sono una transessuale, ma semplicemente perché ogni mattina (ad eccezione di questa sera) mi rivolgo questa domanda perchè devo fare il punto con me stessa, con quella fede che ho ricevuto e con questa quotidianità nella quale mi dibatto.
Mi faccio la domanda se ancora posso credere, se ancora credo, perché io sono una persona credente, ma il mio essere credente non appartiene a categorie nè ad appartenenze, quanto piuttosto a quale tipo di relazione si sviluppa quotidianamente fra me ed il dio che mi ha chiamata e che mi ha eletta.
Non è questione di “corenza”, di “etica” o peggio di “morale”, così come non ci sono “dottrine”, “denominazioni”, “religioni” che mi pongono di fronte a questa domanda, ma ci sono io di fronte al dio che mi ha chiamata, e che ogni giorno si pone di fronte a me con quella sua chiamata e mi interroga, mi chiede conto di me, non di quello che io faccio o non faccio.
Al mio dio interesso io e non quello che mi accade. Il mio dio non è un dio etico, morale, dottrinale; il mio dio è semplicemente quel dio che mi ha pensata e voluta, ponendomi di fronte a questa esistenza con un mandato, con un compito: viverla pienamente!
La questione che mi si pone ogni giorno è se io credo ancora ed ancora posso credere, perché è la questione se io ogni mattina imposto me stessa ad esserci pienamente oppure ad accettare od iniziare ad accettare una quantità infinita di compromessi e di adeguamenti; posso oggi credere?
Posso oggi esserci per la persona che sono? Si, perché se io oggi credo, io oggi ci sarò pienamente per la persona che sono, e non per qualcosa di diverso da quella che sono.
L’essere di fronte al mio dio, è essere di fronte a me stessa, poiché solo in questo modo ritengo di rispondere effettivamente alla chiamata che mi ha rivolto, solo in questo modo posso veramente dire di credere.