Si può parlare di identità di genere nelle scuole cattoliche senza creare conflitti?
Riflessioni di David Palmieri* pubblicate sul sito Outreach (USA) il 10 luglio 2023, liberamente tradotto da Innocenzo Pontillo
C’è un racconto popolare dell’africa occidentale che racconta come anticamente il ragno fosse avido di cibo perciò, nella stagione delle feste, legò delle corde intorno al suo corpo e ne diede le estremità libere agli abitanti dei villaggi vicini chiedendogli di tirarle per avvertirlo quando il cibo era pronto.
Ma non si aspettava che le diverse feste avessero luogo contemporaneamente. Perciò quando gli abitanti dei differenti villaggi iniziarono a tirare le corde contemporaneamente incontrarono delle resistenza e le tirarono più forte. Il ragno si trovò cosi nel bel mezzo di un tiro alla fune e tirato in direzioni diverse.
Io so cosa si prova ad essere strattonati in direzioni diverse. Mentre molte diocesi cattoliche sono bloccate nel conflitto su come comportarsi sull’identità di genere, io mi ritrovo a cercare di camminare su uno stretto crinale, sospeso tra due voragini. Tengo la corda in entrambe le mani, cercando di vivere e nella tensione di esser strattonato da entrambe parti.
Capisco che le diocesi cattoliche debbano custodire la fede e la morale. La Chiesa ha il dovere di proteggere l’identità cattolica dalla secolarizzione del mondo moderno. L’ordine e la disciplina combattono l’incertezza e l’ambiguità e danno fiducia nei misteri che celebriamo.
Ma vedo anche come le regole sull’identità di genere nella chiesa cattolica manchino clamorosamente il bersaglio. Sono scritte per far rispettare strategie di contenimento ma senza consultare le persone a cui sono rivolte: amministratori scolastici, insegnanti, genitori e studenti LGBTQ.
Le regole diventano cosi come macine. Il risultato è un feroce e dannoso tiro alla fune. Ma la nostra chiesa può fare di meglio.
Recentemente in una conferenza di ho avuto la fortuna di partecipare a un gruppo di discussione intitolato “La pastorale LGBTQ nelle scuole superiori”. Questa è una questione molto calda, ma è per questo che ci dobbiamo confrontare. Dobbiamo imparare a dialogare di questo tema senza essere ipocriti o crudeli.
È necessario capire che la storia di ogni persona è unica e inimitabile. E dobbiamo padroneggiare l’arte di ascoltare le storie personali. I migliori ministeri pastorali sono molto efficaci se sanno ascoltare e rispettare le storie personali. Questa è la via di Gesù.
Di fronte ai conflitti sulle regole, Gesù cercava sempre di andare oltre le contrapposizioni, invitando le persone a pensare in modi nuovi. Per esempio, quando i farisei chiesero a Gesù se è lecito pagare le tasse a Cesare, egli si alzò al di sopra della folla e disse: “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Mt 22,21).
In un altro caso (e sono tanti), i farisei cercano di accusare Gesù chiedendo se fosse lecito guarire di sabato. Egli rispose: «Chi di voi, avendo una pecora che cade in una fossa di sabato, non la afferra e la tira fuori? Quanto più preziosa è una persona di una pecora. Perciò è lecito fare il bene in giorno di sabato» (Mt 12,9-14).
Ancora una volta, Gesù trovò un modo per superare in astuzia chi lo sfidava […].
* David Palmieri scrive per il sito Outreach ed insegna teologia alla Xaverian Brothers High School di Westwood, Massachusetts (Stati Uniti).
Testo originale: A new strategy for gender identity questions in Catholic schools: transcendence