Si voltò e fissò lo sguardo (Lc 22, 61-62) InVeglia per riscoprire uno sguardo vivificante
Riflessioni di Damiano Migliorini*
La mia riflessione parte da un versetto che sgorga dall’animo ricolmo di tenerezza dell’evangelista Luca. Dopo la terza rinnegazione, «il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro […] uscito fuori, pianse amaramente» (Luca 22, 61-62). Sembra la scena di un film. Come ha fatto Gesù ad ascoltare il rinnegamento di Pietro? Egli lo seguiva da lontano, e Gesù era dentro la casa del sommo sacerdote, già da un’ora. Il racconto non sta in piedi! Forse, nell’attimo dell’ultimo rinnegamento, Gesù esce dalla porta della casa e, circondato dalle guardie, è sull’uscio che dà sul cortile dove Pietro si è seduto con i servi. In quell’attimo immenso, il gallo canta. Gesù si ferma: sa bene cosa Pietro ha appena finito di fare. Si volta, e nella confusione di persone, elmi, lance, fuoco e parole, gli sguardi di Pietro e di Gesù s’incrociano. Il tempo si ferma, si dilata.
Fermiamoci: con che sguardo Gesù ha guardato Pietro? Uno sguardo di rimprovero? Di dolcezza? Di compassione? Di disperazione? …Non lo sapremo mai…È forse uno dei silenzi più duri dei Vangeli. Credo che Pietro si sia portato addosso quello sguardo per sempre, ed abbia avuto un’importanza fondamentale per la sua vita. Se lo sguardo fosse stato di rimprovero e di rabbia, probabilmente Pietro avrebbe seguito Giuda nella strada del suicidio. Invece Pietro piange. Lo sguardo di Gesù – che pur deve aver sentito un pugnale trafiggergli la schiena, togliergli il fiato, per il tradimento del suo amico – ha trasmesso a Pietro un messaggio: «Pietro, sapevo che l’avresti fatto… Ma non disperare: io ti perdono». Piange, Pietro, perché ha coscienza di averla fatta grossa. Ma in quello sguardo deve aver percepito che la sua vita non sarebbe stata segnata da quell’errore, che poteva ripartire. Non è questa, forse, la dinamica di rinascita di ogni gesto di perdono? Lo sguardo di Gesù ha guarito il suo cuore, gli ha dato speranza, ha rotto la spirale di rivendicazione e vendetta.
Fermiamoci: pensiamo a i nostri sguardi. Quelli che, come Chiesa, lanciamo a coloro che riteniamo peccatori. Quelli che, come laici, lanciamo alla Chiesa. Quelli che, come uomini e come vittime, lanciamo ai nostri fratelli. I nostri sguardi, sanno essere di perdono e di salvezza, di rinascita, come quello di Gesù a Pietro?
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* Damiano Migliorini è autore, con Beatrice Brogliato, del volume: L’amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi (editrice Cittadella, 2014).