Siamo orgogliosi di te. Per un movimento scout aperto alle persone LGBT
Riflessioni di Dan Wood, commissario Internazionale dell’Associazione Scout di Inghilterra e Galles, pubblicate su scouts.org (Gran Bretagna) il 26 agosto 2014, liberamente tradotte da Marzia Di Bartolomeo
Siete tutti i benvenuti. I valori scout significano molto per me e mi guidano nel modo in cui vivo la mia vita. È per questo che sono ancora più orgoglioso che lo scautismo abbia preso una posizione forte nell’inclusione, come recentemente hanno rappresentato in occasione dei Pride in tutto il Regno Unito, incluso il Manchester Pride di questo fine settimana.Ho voluto esprimere il mio sostegno a tutti coloro che prendono parte a questi eventi e voglio incoraggiare coloro che stanno lavorando per un Movimento Scout ancora più inclusivo, affrontando la discriminazione qui e in tutto il mondo. Per i giovani o gli adulti che stanno soffrendo di pregiudizi, o discriminazioni, o che si sentono in grado di essere aperti sulla loro sessualità, ovunque tu sia. Voglio che tu sappia che siamo dalla tua parte e che sarete accolti e sostenuti nello Scoutismo del Regno Unito.
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Parlando apertamente dell’uguaglianza
Pochi mesi fa mi è stato chiesto di fare un’intervista alla radio locale dopo la notizia del coming out di Tom Daley. Volevano un punto di vista da parte di qualche abitante locale che avesse avuto alcune esperienze simili. Sentivo che, dicendo quello che ha detto nel modo in cui l’ha fatto, Tom aveva fissato un esempio positivo e fatto un grande servizio per gli altri. Lo ammiro molto per questo. In un primo momento non ero sicuro di raccontare la mia storia in onda, ma l’esempio di Tom fu molto stimolante.
Mentre ascoltavo le chiamate fatte per commentare la notizia, mi colpì la stragrande maggioranza dei commenti positivi e di sostegno, ma fui anche deluso di sentire alcune cose molto meno incoraggianti che sembravo appartenere ad un’epoca meno illuminata.
Mi ha ricordato come mi sentivo ascoltato commenti simili da adolescente e mi sono chiesto sull’impatto di queste parole, soprattutto sui giovani e sui vulnerabili. Come tante persone, ho avuto anche un senso di vuoto nel mio stomaco quando ho letto la notizia di come gente della LGBT, proprio come me, in diverse comunità di tutto il mondo sono trattati male, esclusi, costretti a nascondere chi sono, negati dei loro diritti e del senso di identità, o parlati in modo dispreggiativo semplicemente a causa della loro sessualità.
Nessuno dovrebbe nascondere o vivere nella paura per quello che si è. Questo ha spronato la mia determinazione nel continuare a parlare apertamente. Vi invito ad unirvi a me in questo modo. Siamo più forti insieme e quando sappiamo di non essere soli.
Come un giovane gay che ha relativamente lottato, più di dieci anni fa, con il coming out espresso a parenti e amici, mi rattrista sentire ancora che esista l’omofobia, ma allo stesso tempo sono molto orgoglioso di sapere che il nostro paese ha fatto tanta strada per abbracciare l’uguaglianza e valorizzare la nostra diversità umana. Questo è un progresso duramente conquistato e una continua lotta. Lo sviluppo dei giovani e di una società con valori positivi, come quelli suscitati dallo scoutismo, è al cuore di questa sfida.
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Superare gli stereotipi ed essere accettati
Ho fatto il mio primo coming out al mio più caro amico che era un membro scout. Era il 18° compleanno del mio migliore amico Ross (avevo 19 anni – la stessa età di Daley). Ero agonizzato sul chi raccontarlo, come e quando dirlo Sentì il bisogno di farlo perché non volevo più vivere la mia vita in segreto. Avevo bisogno anche di rilasciare le sensazioni che avevo morbosamente represso per così tanto tempo. Quasi tutti i miei amici a quell’età si fidanzavano e, non molto tempo prima, lo facevo anche io con le ragazze. Sapevo che poteva essere una sorpresa per loro e non ero sicuro su come l’avrebbero presa alcuni di loro.
Suppongo che avessi stereotipato i miei amici forse più di quanto avessero fatto loro con me – facevano parte di una squadra di calcio e Ross sarebbe entrato presto nell’esercito (un vero e proprio “lad’s, lad”). In quella notte, nel pub, mi feci coraggio di dirglielo.
Restammo soli al bar e gli dissi che dovevo dirgli una cosa che necessitavo sapesse perché avevo bisogno del suo sostegno. Era l’amico perfetto. Mi ascoltò e mi disse che non era cambiato nulla della nostra amicizia. Ross poi mi aiutò ad essere più aperto con gli altri. Tutti abbiamo bisogno di sentirci accettati e questo è qualcosa che la ‘famiglia Scout’ sembra tipicamente brava ad essere. Nei mesi che seguirono ne parlai alla maggior parte dei miei amici più cari che erano similarmente solidali e per lo più scout.
Il modo su come dirlo ai miei genitori fu molto più difficile, e quando lo dissi ai miei amici, non avevo particolarmente pensato a come avrei potuto dirlo ai miei. Mi preoccupavo di come avrebbero reagito, ma la mia preoccupazione principale era se avrebbe avuto un qualche effetto negativo su di loro. Mi ci sono voluti anni per trovare il coraggio di dirlo a loro. Lo dissi prima a mia mamma. Ci siamo seduti su di una panchina di un parco all’ora di pranzo. Fu sconvolta, soprattutto per il fatto che non ebbi avuto il coraggio di dirglielo prima. Ma era anche brillantemente solidale e amorevole.
Raccontarlo il mio papà fu molto più impegnativo per molte ragioni e passarono quasi otto anni prima che riuscissi a dirglielo bene – puoi immaginare gli inganno (principalmente per omissione) coinvolti nel frattempo. Fu orrendo e me ne pentì profondamente. Ma sostengo che la mia motivazione non era tanto la mia paura alla sua reazione, ma quanto temevo potesse toccarlo.
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Canalizzare le energie in ciò che conta
I lunghi mesi e anni di procrastinazione e perdita di tempo con i miei pensieri, li sentì come una tortura emotiva a volte. Quando fu giunto il momento di dirglielo, l’unico modo in cui mi sentivo in grado di farlo fu scriverglielo in una lettera. Trascorsi diverse settimane a pensare a cosa dire e su come farlo, agonizzando sulle parole. Mi sentivo male fisicamente e ansioso per la prospettiva. Questo mi fu spinto dall’ aver incontrato il mio compagno, Louis, con il quali volevo passare il Natale.
Il tempo tra l’abbandono di lui e la sua reazione sembrò durare una vita. Abbiamo pianto molto e ci siamo abbracciati. Lui mi disse che mi amava ma, come mi aspettavo, era un pò confuso sul tutto e inizialmente lottò per comprendere davvero. Il fatto che io glie lo avessi tenuto nascosto tutto questo tempo non lo aiutò. Anche se fece del suo meglio per dimostrarmi il suo amore e il suo sostegno, fu ovvio che era un pò a disagio e avesse pregiudizi di caricatura, che pensavo fossero morti negli anni ’80. Continuo ad avere un buon rapporto con i miei genitori in questi giorni ed entrambi vanno molto daccordo con Louis, ora è considerato “uno di famiglia”.
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In piedi per ciò che è giusto, costruendo amicizia ed alleanze
Subisco ancora pregiudizi “casual” e discriminazione, e non lascio che mi diano particolarmente fastidio. Il numero di volte che, sono stato invitato a far cose insieme a “mia moglie”, nel mostrare goffaggine nel prenotare camere di albergo in patria e all’estero, era presente quell’innato senso di cautela nel mostrare affetto in pubblico: un abbraccio, mano nella mano, un bacio. Tutte queste cose necessitano una sorta di costante processo di “coming out”. Condivido con Tom l’idea che non dovrebbe andare in questo modo, ma così è.
Vivere la vita in libertà non è solo libertà fisica, deve essere chiaramente importante. L’incarcerazione psicologica e sociale può essere danneggiante nel tempo, se non di più. Sentirsi aperto quanto tu voglia, penso sia liberatorio e incredibilmente potente. Il nostro lungo cammino va avanti da decenni e la lotta per i diritti umani è condivisa con tanti altri che lo hanno subito, emarginati e discriminati.
Penso che sia compito per tutti noi, in difesa della nostra comune umanità, difendere la dignità umana e sfidare tutte le forme di esclusione e di oppressione, anche quello “casual”, una sconsiderata osservazione che, in ogni piccolo taglio, possono erodere il valore di un individuo. Raccontando le nostre storie personali, possiamo costruire alleati, una maggiore comprensione e una collaborare con gli altri per superare la discriminazione.
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La leadership e l’essere un modello
Nei miei ruoli di leadership, sono chiaro nel voler dire che giovani lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno le stesse esigenze di qualsiasi altro adolescente. Si divertiranno, avranno successo e saranno al sicuro se si sentono in grado di essere se stessi; sentirsi apprezzati per quello che sono; sentirsi inclusi e parte di una comunità; avere accesso alle risorse e alle informazioni di loro interesse; si sentono sicuri e supportati e sentono di avere persone con cui parlare se le cose non stanno andando così bene.
Per giovani lesbiche, gay e bisessuali, la decisione di fare “coming out” spesso non è facile. Recenti ricerche di Stonewall sulle esperienze di giovani lesbiche, gay e bisessuali, ha riscontrato che più della metà delle esperienze di bullismo omofobico a scuola, il 99% sente regolarmente un linguaggio omofobico, tra cui frasi come “è così gay”.
Il bullismo e il linguaggio omofobico hanno un enorme impatto sulla realizzazione dei giovani nonché sul loro benessere fisico e mentale. Questo deve cambiare e credo che Stonewall faccia un lavoro incredibile nell’affrontarlo. Sono lieto che Scouting lavori con loro.
Non avrei potuto aiutare a gestire un’organizzazione sul successo e l’apertura e l’orgoglio dei giovani, se non fossi stato nascosto, rinchiuso e spaventato. Come leader di una organizzazione e di squadra, riconosco che sono anche un modello.
Anche tu puoi esserlo. Non essere uno spettatore – sii uno Scout! Gli Scout dovrebbero essere leader nelle loro comunità, pronti ad essere se stessi, ad aiutare gli altri e a fare la differenza per il mondo.
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Testo originale: Have Pride in Yourself