Siamo sconcertati per il pregiudizio manifestato dalle associazioni cattoliche bolognesi verso le associazioni omosessuali
Comunicato stampa del gruppo Ponti Sospesi di Napoli, 10 gennaio 2012
Il gruppo di uomini e donne omosessuali credenti Ponti sospesi di Napoli ha appreso con profonda amarezza quanto è accaduto a Bologna nell’ambito della Consulta comunale per le politiche familiari.
Dopo trattative e verifiche giuridiche erano state ammesse nella Consulta le associazioni omosessuali AGEDO e FAMIGLIE ARCOBALENO. Questa inclusione ha provocato la reazione di dodici associazioni cattoliche che hanno abbandonato per protesta la Consulta.
Nelle pagine bolognesi del quotidiano Avvenire si è parlato, a proposito dell’ingresso nella Consulta delle due associazioni omosessuali, di “atto contro la ragione e il buon senso”.
Ci chiediamo: di quale ragione si parla? Forse di una ragione fideistica? Riteniamo infatti che la ragione naturale senza aggettivi imponga di conoscere, ascoltare e confrontarsi.
L’AGEDO è un’associazione di genitori eterosessuali di figli omosessuali che possono testimoniare sul cammino che hanno percorso per l’accettazione e l’integrazione dei loro figli nell’ambito di una famiglia del tutto tradizionale.
FAMIGLIE ARCOBALENO è un’associazione di genitori omosessuali che hanno avuto figli all’interno di una precedente relazione eterosessuale e di “coppie o single omosessuali che hanno realizzato il proprio progetto di genitorialità o che aspirano a farlo”.
Si tratta quindi in prevalenza di realtà familiari tradizionali nelle quali si è posta la questione dell’omosessualità di uno dei suoi membri e che hanno deciso di affrontare la situazione puntando sull’accettazione e il rispetto della dignità di tale condizione.
Nel caso di FAMIGLIE ARCOBALENO ci troviamo inoltre dinanzi a un amore maturo tra persone dello stesso sesso che si è aperto anche alla maternità o paternità in situazioni eccezionali, visto che in Italia manca una legge che regoli la materia.
Il pregiudiziale rifiuto di ascoltare queste esperienze e confrontarsi con esse ci lascia sconcertati.
Un tale atteggiamento rivela anzitutto, a nostro parere, una perdurante immaturità democratica di consistenti settori del mondo cattolico che ancora confondono i doveri dello stato, che deve difendere la dignità e la sicurezza di tutti i suoi cittadini, con le proprie posizioni confessionali e si sottraggono addirittura al confronto fisico con chi rappresenta posizioni diverse dalle loro.
La Consulta comunale è appunto un organo consultivo, non deliberativo, che serve a discutere le situazioni e a maturare proposte da sottoporre al Consiglio comunale nell’ambito dei poteri di un ente locale.
Riteniamo incomprensibile e grave che persino in tale contesto e in una realtà comunale si rifiuti pregiudizialmente di confrontarsi con associazioni che rappresentano chi vive la condizione omosessuale nel contesto familiare. È una rimozione di una realtà presente in tante famiglie che ci spaventa e ci inquieta.
Forse si ha paura che il confronto diretto con le persone che vivono tale condizione possa far incontrare una realtà più serena e “normale”, per usare una parola purtroppo ancora in voga, di quella immaginata ed elaborata nel chiuso laboratorio delle proprie ideologie religiose.
In quanto persone omosessuali credenti, per le quali soprattutto la Chiesa cattolica è stata, almeno in gioventù, ”madre e maestra”, osserviamo inoltre con amarezza che in tale atteggiamento di rifiuto dell’omosessualità pienamente vissuta come una possibile espressione dell’amore umano essa si rivela più vicina al perbenismo borghese che a una morale di ispirazione evangelica.
Su un problema che da decenni sta travagliando generazioni di teologi morali essa continua ad assumere un atteggiamento di totale e pregiudiziale chiusura dai dubbi fondamenti scritturistici.
Forti della nostra esperienza di gruppo, della consapevolezza che l’amore omosessuale può essere pieno, maturo e fedele come quello tra persone di sesso diverso, rispetto solo al grado di maturità delle persone e non al loro orientamento sessuale, rileviamo ancora una volta con amarezza un atteggiamento di rifiuto che offende la nostra dignità di persone.
In questo contesto la compassione e la delicatezza di cui parlano i documenti ecclesiastici ufficiali ci appaiono inadeguate e il segno di una mentalità che vuole vedere l’omosessuale, schiacciato dalla pressione sociale e da pregiudizi basati su insufficienti conoscenze mediche e psicologiche, quasi come un caso umano da ascoltare soltanto in confessionale.
L’episodio di Bologna ci ha riportati ancora una volta a questa triste realtà e per questo lo segnaliamo con profonda tristezza a tutte le persone che ancora si interrogano sulla verità dell’amore umano.
Gruppo Ponti Sospesi di Napoli
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