“Signore tu mi scruti e mi conosci”. Ridondanze dalla veglia di preghiera contro l’omofobia di Roma
Il Salmo 139 è stato quest’anno il salmo con in quale si è pregato nelle veglie di quest’anno in occasione della veglia di preghiera nella giornata contro l’omofobia. Il gruppo dei ragazzi di Nuova Proposta di Roma si è riunito assieme ai fedeli per un bellissimo momento di preghiera condivisa e aperta a tutti nella chiesa di S. Andrea al Quirinale a Roma, F. ha deciso di condividere questa sua meditazione sul Salmo 139.
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“Signore tu mi scruti e mi conosci”, così si apre il salmo 139, l’omaggio a chi sa tutto.
Un incipit potente, che ci spiazza, ci mette a nudo e ci fa sentire piccoli, palesando una verità che fingiamo di ignorare o che deliberatamente dimentichiamo: il Signore ci conosce, sa tutto di noi. Non c’è nulla da temere: è vero, il Signore ci scruta, ma il suo non è l’occhio severo di chi, saccentemente e maliziosamente, osserva il nostro comportamento, le azioni esteriori, attendendo e pregustando un inevitabile passo falso per ammonirci e rimproverarci.
Il Signore non ci conosce esternamente: il suo è uno sguardo interiore, Lui è dentro di noi, partecipa delle faticose scelte che ogni giorno compiamo, addentrandosi in tutti quei bizzarri meccanismi, razionali ed impulsivi, emotivi e calcolati, che orientano le nostre decisioni.
Gesù è il Verbo che si è fatto Carne, è sceso in mezzo a noi, in mezzo ai nostri difetti, alla nostra umana finitudine. Gesù si è sporcato le mani per ognuno di noi, insieme ad ognuno di noi: non soltanto ci osserva mentre ogni giorno ci affanniamo per spalare via il luridume dalla nostra vita, i nostri difetti, le nostre tenebre; il Signore afferra la pala con noi, è parte e protagonista delle nostri azioni, è tendine dei nostri muscoli.
Il salmo si spinge ancora oltre: “ti sono note tutte le mie vie”. Chi di noi può affermare di conoscere in tutto e per tutto se stesso, la propria strada, il proprio destino? Il Signore non solo ci conosce, ma ci conosce meglio di quanto potremo mai conoscere noi stessi.
Noi uomini siamo presuntuosi, pensiamo di sapere esattamente cosa vogliamo e come lo otterremo. Facciamo mille progetti, pianifichiamo il futuro.
Eppure, chi non ha mai sognato qualcosa di cui la vita l’ha privato? Chi non ha speso tutto se stesso per un obiettivo che non si è concretizzato o che, sebbene si sia realizzato, non ha portato i frutti attesi, la soddisfazione agognata? Quanti di noi omosessuali hanno immaginato e desiderato un matrimonio ed una famiglia tradizionali, una vita simile a quella dei propri genitori? Noi uomini siamo convinti di saper ben interpretare i nostri desideri e di poter orientare in tutto e per tutto il nostro futuro. Ma la verità è che non ci conosciamo a fondo, non ci sono chiari i nostri reali bisogni.
E non c’è nulla da temere: c’è qualcuno che ha sempre compreso ed amato tutto quello che noi abbiamo deliberatamente tenuto nascosto, persino a noi stessi. Qualcuno che ci ama esattamente così come siamo. Qualcuno che dove vediamo oscurità e tenebra, vede la luce, una luce accecante.
“Nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce”.
Oggi, nella giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, vorrei ricordare una forma subdola ed insidiosa di violenza di cui troppi di noi hanno subito l’abuso: l’auto-omofobia, l’omofobia interiorizzata. Quella sensazione per cui, per quanto razionalmente si riesca ad accettare e a considerare un dato di fatto il proprio orientamento sessuale, proprio non si riesce ad approvarlo e dunque viverlo con serenità. Quella nostalgia dei sogni del passato che porta a desiderare di essere diversi, di essere eterosessuali. Quell’impulso autodistruttivo che spinge ad addurre mille pretesti e scuse – che sul momento sembrano estremamente validi – per demolire ogni possibilità concreta di essere felici con la persona che si ama, solo perché è del proprio stesso sesso.
Ma l’auto-omofobia è una forma di estrema tracotanza, è la presunzione di sapere dove si trovi la propria felicità e di non riuscire ad accettare che possa invece essere dove il Signore ce la indica. Disapprovare se stessi significa non affidarsi a Lui, non permettere che il Signore illumini quelle che noi caparbiamente definiamo tenebre, non vedere la bellezza con cui Dio ci ha creati. In questa giornata contro l’omofobia preghiamo non solo per le violenze fisiche e psicologiche che tanti omosessuali hanno subito dagli altri; preghiamo per la violenza che alcuni di noi ogni giorno fanno a se stessi.
Perché veramente tutti possiamo essere felici per come Dio ci ha voluti e creati. Perché tutti impariamo a rispettarci e ad amarci. Perché tutti possiamo esclamare “Signore io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda”.