Sinodo dei vescovi 2014: il primo giorno mantiene la promessa di un dibattito vero
Riflessioni di Massimo Faggioli, Professore di Storia del Cristianesimo, pubblicate su huffingtonpost.it il 7 ottobre 2014
Il Sinodo straordinario dei vescovi del 2014 (il terzo sinodo straordinario nella storia dell’istituzione, dopo quello del 1969 e del 1985) si presenta come il momento più interessante e potenzialmente trasformativo della chiesa cattolica nell’ultimo secolo dopo il concilio Vaticano II (1962-1965).
Il primo giorno ha confermato spunti che erano visibili già dalle settimane e giorni precedenti.
Primo: un dibattito vero. Siamo di fronte ad un dibattito vero. Non ci sono solo le significative novità procedurali annunciate dal cardinale Baldisseri, segretario generale del Sinodo, nella relazione introduttiva (tra cui l’italiano al posto del latino come lingua ufficiale del Sinodo).
Papa Francesco ha invitato tutti, in termini non equivocabili, a parlare apertamente: anche al papa è chiaro che nei Sinodi precedenti il dibattito non era libero e franco. La coppia sposata australiana ha parlato del magistero della chiesa che in alcuni casi sembra venire per loro (cattolici fedelissimi alla chiesa) ‘da un altro pianeta’.
Il cardinale Erdö ha parlato in termini più positivi che in passato delle convivenze prematrimoniali (una delle cose del dibattito in corso che suona scioccante alle orecchie dei cattolici americani). Monsignor Forte ha detto in conferenza stampa che il Sinodo è stato convocato per affrontare questioni nuove e dare risposte nuove: per ripetere il magistero esistente “Non occorreva un sinodo” – termini che ricalcano in maniera impressionante quelli usati da Giovanni XXIII per spiegare la funzione del concilio Vaticano II.
Secondo: una chiesa dal ritmo sinodale, sessione-inter sessione e centro-periferia. Il Sinodo si è aperto ufficialmente domenica, ma i tempi del Sinodo vanno calcolati in maniera estensiva: nelle sue omelie quotidiane da giorni papa Francesco stava già comunicando coi padri sinodali, invitandoli a misurarsi sulla realtà e non su una precettistica astratta.
Allo stesso modo, il Sinodo 2014 si conclude alla fine della settimana prossima, ma quella conclusione aprirà un anno di dibattito sinodale in tutta la chiesa in preparazione del Sinodo dell’ottobre 2015: come questo dibattito si svolgerà non è chiaro, ovvero non è chiaro se la possibilità di dibattere verrà decisa localmente dai vescovi (cosa che non è avvenuta nell’anno precedente l’apertura di questo Sinodo) o se sarà parte di una dinamica a cui i vescovi locali ‘renitenti’ non potranno sottrarsi.
Il cardinale tedesco Marx ha detto chiaramente che la chiesa ha bisogno di un dibattito pubblico su queste questioni e pare che non sia il solo a pensarlo. La stessa intuizione di papa Francesco di celebrare due sinodi in dodici mesi sullo stesso tema rende naturale un dibattito che non si esaurisce a Roma nelle settimane di ottobre 2014 e 2015, ma si estende nel tempo, nello spazio, e a vari ‘tipi’ diversi di cattolici. Come ha detto monsignor Forte, l’intersessione tra un’assemblea e l’altra potrebbe essere più importante della sessione a Roma – proprio come al Vaticano II.
Terzo: un episcopato non schiacciato dal papato. I tempi della chiesa sono lunghi, ma in certi periodi accelerano, e dal febbraio 2013 sono accelerati in maniera impressionante.
Uno dei mantra spesso ripetuti dagli addetti ai lavori voleva che con i vescovi nominati da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI non ci fosse speranza di una ripresa del dialogo interno alla chiesa e tanto meno del dialogo tra chiesa e mondo. Quello che sta accadendo è invece la prova che mettere persone a dibattere insieme in un clima di dialogo costituisce ben più della somma delle loro individualità.
Alcune delle idee che i vescovi e cardinali stanno dibattendo in questi giorni in pubblico sarebbero state, nella chiesa di soltanto un paio di anni fa, talmente ‘pericolose’ da metterli a rischio di licenziamento per reati di opinione (qualche vescovo venne brutalmente dimesso anche solo per essersi pronunciato a favore di preti sposati). I tempi sono evidentemente cambiati: Francesco non li ha cambiati, ma li ha saputi interpretare.
Quarto: il Sinodo vendicato. Il sottoscritto è uno di quegli esperti che ha studiato nei documenti originali d’archivio la storia del Sinodo dei Vescovi come istituzione pensata dal concilio ma creata nel 1965 da Paolo VI (in parte anche per frenare il concilio).
Il Sinodo di papa Francesco sta prendendo una forma vicina a quella dell’idea originale, assieme alla creazione del ‘Consiglio degli otto cardinali’ del 13 aprile 2013. Ora tocca ai membri del Sinodo. Vedremo se i vescovi saranno all’altezza del papa, che sta mantenendo le promesse fatte pochi minuti dopo l’elezione.