Sinodo, niente ingessature: ha vinto la verità
Articolo di Aldo Maria Valli in “Europa” del 17 ottobre 2014
Sarà pure come dice il cardinale Schönborn, e cioè che nel sinodo non ci si deve dividere in partiti, ma sicuramente i reverendi padri sinodali non hanno fatto i complimenti quando s’è trattato di mettere in campo le rispettive posizioni.
Sotto questo profilo Francesco ha già vinto: aveva chiesto parresia, ovvero libertà e franchezza, e parresia è stata. Cinquant’anni fa Paolo VI, la cui beatificazione, non a caso, concluderà l’assemblea, volle il sinodo perché il metodo conciliare restasse vivo e potesse dare altri frutti. Si può sostenere che questo è stato forse il primo vero sinodo non ingessato, il primo nel quale la verità ha prevalso sull’opportunità.
Nelle dieci sintesi dei lavori nei circoli ristretti, diffuse dalla sala stampa vaticana, c’è tantissimo materiale su cui riflettere e davvero non c’è da invidiare la commissione che dovrà redigere il documento finale.
Forse anche per questo Francesco ha voluto nel gruppo altri due membri: il sudafricano Napier (che non aveva nascosto le sue perplessità circa la relazione intermedia) e l’australiano Hart si aggiungono agli italiani Forte, Baldisseri e Ravasi, all’ungherese Erdö, al coreano Peter Kang U-Il, al messicano Aguiar Retes, all’argentino Fernández e allo statunitense Wuerl.
In generale nei circoli sono emerse posizioni più moderate e variegate rispetto alla linea della tanto discussa relazione intermedia.
Pur ribadendo che la Chiesa deve essere casa accogliente per tutti, è stata auspicata una maggiore chiarezza, anche linguistica, così da non trasmettere l’idea che la Chiesa legittimi le situazioni familiari irregolari. Per quanto riguarda le coppie omosessuali: sì all’accompagnamento, no all’equiparazione col matrimonio fra uomo e donna.
Quanto alla comunione per i divorziati risposati, due le posizioni: da una parte quella sostenuta da chi ritiene che la dottrina non deve essere modificata, dall’altra quella di coloro secondo i quali, in un’ottica di compassione e misericordia, si possono aprire nuove possibilità, ma previo cammino penitenziale.
Il cardinale Schönborn in sala stampa ha detto che la Chiesa deve ”accompagnare” le unioni di fatto e affrontare realisticamente questa sfida come tutte le altre poste dai cambiamenti circa i comportamenti individuali e sociali. Quanto alle coppie gay, non si tratta certamente di approvare ma di accogliere, guardando prima di tutto alle persone e non al loro orientamento sessuale (al soggiorno, ha detto, prima che alla camera da letto).
Secondo Schönborn, figlio di divorziati, la dinamica riscontrata nel sinodo è la stessa che c’è fra la parola chiara del Vangelo e l’azione di Gesù. In concreto, circa il matrimonio: da un lato l’indissolubilità, dall’altra la misericordia. Dunque “c’è un equilibrio da trovare”.
Una delle affermazioni più forti della relazione intermedia, e cioè che elementi di verità e santificazione si possono trovare anche nelle situazioni che la Chiesa giudica irregolari, sembra ora messa in ombra se non del tutto negata. In ombra anche l’idea che la coscienza sia un bene da tutelare e non un problema da gestire. Ma aspettiamo il documento finale.
Nell’attesa, mentre il cardinale Muller fa sapere di non aver mai detto che la relazione intermedia era “indegna e vergognosa”, il responsabile dei servizi informativi della Radio Vaticana, Luis Badilla, accusa: nei giorni scorsi una lobby di “giornalisti-attivisti” ha cercato di creare “ondate di stampa” per condizionare i padri sinodali.
Ultimi fuochi di un sinodo combattuto. Tante volte Francesco ha detto che una Chiesa ferma, formalmente perfetta ma distante dalla realtà, è una Chiesa malata. Dopo questo sinodo possiamo dire che nella barca di Pietro ci sono tanti problemi, ma non certo quello dell’apatia.