Sinodo sulla famiglia: è un uragano o solo una folata di vento?
Articolo di Philippe Clanché pubblicato sul sito cattolico Temoignage Chretien (Francia) il 16 ottobre 2014, traduzione di finesettimana.org
Da lunedì, spira uno strano vento sul Vaticano. La Chiesa cattolica sta subendo, secondo alcuni, un pericoloso tornado di riformismo tollerato da questo papa, assolutamente inaccettabile.
Al contrario, per altri, questa dolce brezza fa risuonare, finalmente, i cambiamenti pastorali richiesti da una gran parte dell’opinione pubblica e da alcuni alti prelati.
La “relatio post disceptationem”, cioè il resoconto dei contraddittori dibattiti – che si tengono a porte chiuse – della prima settimana del sinodo dei vescovi, è stato consegnato dal cardinale ungherese Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, e reso pubblico lunedì.
Due settimane sensibili
La linea riformista vi appare nettamente dominante nei due ambiti sensibili: i divorziati risposati e le persone omosessuali (1). Nel capitolo dedicato alle “sfide pastorali”, si può leggere: “Occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche di chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate.
Questo esige che la dottrina della fede, da far conoscere sempre di più nei suoi contenuti fondamentali, vada proposta insieme alla misericordia”.
Eppure non c’è niente di scandaloso qui ad associare le due parole chiave della faccenda: la dottrina – che tutti i partecipanti riconoscono immutabile – e la misericordia, la cui necessità non è riconosciuta unanimemente. Ma “incoraggiare” il cammino ecclesiale dei fedeli quando si conoscono “situazioni disparate” non rientra nello schema di tutti i vescovi.
Priorità pastorale
A proposito delle “famiglie ferite e in situazioni irregolari”, la relazione, facendo riferimento al Vangelo (Gv 1,9) e al Vaticano II (Gaudium et Spes, 22), specifica che “la Chiesa si volge con rispetto a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze”.
A quanto dice il testo del prelato ungherese, gli otto giorni di dibattiti – di cui la relazione è la sola eco esterna, essendo le discussioni a porte chiuse – hanno ribaltato la priorità pastorale, proprio nello spirito proposto da papa Francesco: gli uomini e le loro ferite vengono prima delle regole.
I padri sinodali conservatori sono sicuramente sobbalzati leggendo nella relazione qualche riga riguardante il “positivo nelle unioni civili e nelle convivenze”, un titolo già in se stesso sovversivo. La relatio parla del “bisogno di scelte pastorali coraggiose”, che partano dalla “effettiva realtà delle fragilità familiari”, che sono “spesso subite”.
Persone omosessuali
Infine, il capitolo intitolato “Accogliere le persone omosessuali” parla delle “doti e qualità da offrire alla comunità cristiana” da parte di quelle, e chiede: “siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?”
L’esempio francese di questi ultimi mesi spinge a rispondere, ahimè, in maniera negativa. Ma la domanda è stata posta, ed è un passo enorme. Tale accoglienza è immaginata “accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio”.
Documento di lavoro
Da lunedì, viene posta dai detrattori di questa relazione la domanda: qual è il reale valore di questo documento così ‘scandaloso’? Prima risposta: non è opera di un franco-tiratore. Tra l’altro, il suo contenuto è stato convalidato in questo fine settimana dal papa.
Invece, si tratta proprio di un documento di lavoro, di uno strumento di base per i gruppi di lavoro su base linguistica che sono all’opera in tutta questa settimana.
Questa è stata la risposta del gesuita Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede e principale “sminatore” del Vaticano in tempesta. In base alle sue parole, il contenuto del testo scritto dal prelato ungherese non pregiudica affatto quello che sarà il risultato alla fine di questi quindici giorni molto movimentati. Ne dubitiamo.
Tra i rimproveri mossi al testo del cardinale Erdo, uno era che non conteneva la parola “peccato” (che tuttavia compare tre volte). “Non ci si riferisce a delle persone chiamandole omosessuali. Non è quella la loro identità”, ha deplorato il molto conservatore cardinale americano Raymond Burke, arcivescovo emerito di Chicago.
Altri avrebbero voluto trovarvi l’affermazione della dottrina – l’indissolubilità del matrimonio, il valore della fedeltà per sempre – invece dell’insistenza sui casi particolari. Evidentemente dimenticano il carattere quasi maggioritario di certe situazioni, come le nascite al di fuori del matrimonio in Francia o la convivenza prematrimoniale nell’Europa occidentale. Eterno dibattito tra
il reale e l’ideale.
Rottura?
Ciò non toglie che il papa, presidente del Sinodo e presente fisicamente alla stragrande maggioranza delle sedute, ha convalidato il documento di cui aveva nominato l’autore. Così come ha designato i membri del gruppo dei redattori del documento finale. E l’autorità di quest’ultimo testo sarà incontestabile.
Francesco ha già vinto il suo braccio di ferro contro i sostenitori dell’immobilismo? È ancora un po’ troppo presto per affermarlo. Anche se un osservatore come Jean-Marie Guénois, che affermava dall’inizio del pontificato la continuità tra il pontefice tedesco e quello argentino, scrive sul Figaro del 14 ottobre che si tratta effettivamente di una “rottura”.
“Nulla fermerà questa linea politica riformatrice”, scrive il vaticanista francese, sempre ben informato. E l’opposizione, secondo lui, “non è in grado di fermare il movimento”.
La fine della settimana confermerà o meno quest’impressione. Ci si può comunque attendere un documento finale un po’ meno “progressista”, tale da compiacere tutti e da far calare la tensione.
(1) Coloro che avevano deplorato la focalizzazione mediatica sul problema dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati sono stati smentiti sul campo. I Padri sinodali vi hanno dedicato più tempo di quello previsto inizialmente. L’importanza del tema non era quindi solo un ghiribizzo dei giornalisti che non capirebbero niente della tradizione cattolica…