Sinodo sulla famiglia. Un anno per riflettere su cosa?
Articolo di Franco Ferrari pubblicato sul mensile Mondo Oggi n. 10 del dicembre 2014
Il Sinodo si è concluso e già sembra un evento lontano. Il grande flusso informativo dei quotidiani, delle televisioni, dei blog si è placato. Il Sinodo, però continua il suo cammino per giungere all’appuntamento dell’Assemblea ordinaria dell’ottobre 2015.
Adesso le Chiese locali devono mettersi all’opera secondo una prima e ancora sommaria indicazione data dal Vescovo di Roma nel suo discorso finale: “Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie”.
La parola torna al Popolo di Dio
La nuova tappa sinodale si caratterizza per una certa complessità. Le diocesi sono sollecitate ad un lavoro di confronto e approfondimento attraverso due documenti. La Relatio synodi(RS), o Relazione finale, alla quale papa Francesco, nel chiudere i lavori sinodali, ha conferito il ruolo di Lineamenta, cioè di documento con il compito di orientare la discussione sui temi del futuro Sinodo.
Questo documento orientativo c’è sempre stato, in quest’occasione abbiamo una differenza sostanziale: il testo è stato elaborato dal confronto avvenuto tra i vescovi durante l’assemblea straordinaria appena conclusa, nel passato, invece, era predisposto direttamente dalla Segreteria del Sinodo, in altre parole dalla Curia.
La RS sarà accompagnata da una serie di punti per favorire la sua recezione e il suo approfondimento. Il Consiglio ordinario del Sinodo, presieduto dal Papa, nell’incontro del 18-19 novembre, ha dedicato gran parte dei lavori alla preparazione di questa sezione dei Lineamenta.
Coinvolgimento a macchia di leopardo
Perché la parola torni veramente alle Chiese locali, molto dipenderà da come si orienteranno le varie Conferenze episcopali nazionali. Molto probabilmente anche in questa seconda fase emergerà una forte diversificazione nel modo di procedere com’è accaduto per la precedente consultazione. Si possono già fare degli esempi.
I vescovi francesi hanno deciso (assemblea del 4-9 novembre) di proseguire il lavoro di riflessione sui temi sinodali nelle singole diocesi; i vescovi italiani, riuniti in assemblea ad Assisi il 10-13 novembre, nel comunicato finale non hanno fatto alcun cenno al lavoro di ricerca in preparazione al 2015; l’arcivescovo di Westminster, cardinale Nichols, a fine ottobre, ha scritto alla sua Chiesa una bella Lettera pastorale (fatta leggere in tutte le chiese della diocesi) di riflessione sull’esperienza del Sinodo, conclusa con l’impegno di fornire a breve l’indicazione dei modi con i quali la riflessione dei fedeli “su questi temi può essere un contributo a questo
lavoro di rinnovamento nella vita della Chiesa”.
L’ampliamento del tema pone alcune domande
Il tema della prossima Assemblea allarga gli orizzonti ed è così formulato: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Si pongono perciò alcuni interrogativi.
In che relazione sta questo tema con quello della prima assemblea? Le “sfide sulla famiglia” e le “situazioni pastorali difficili” sembrano molto lontane. Il rischio è di un discorso che riguardi solo le “famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo” alle quali i Padri sinodali, giustamente, hanno guardato “con intima gioia e profonda consolazione” (RS n. 23).
Quali aspetti della RS occorrerebbe approfondire per “maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete” come chiede papa Francesco?
La risposta si avrà con la pubblicazione dei Lineamenta, che il Consiglio del Sinodo ha ipotizzato siano inviati alle Conferenze Episcopali agli inizi di dicembre, cosicché le risposte possano pervenire in tempo utile per essere elaborate nell’Instrumentum Laboris prima dell’estate del 2015.
“Ed ora cosa facciamo?”
Se le domande di approfondimento che accompagneranno la RS si dovessero concentrare sul nuovo tema o sulle prime parti della RS dedicate alla lettura del contesto socio-culturale, alla visione cristiano-cattolica della famiglia e alla formazione, lasciando cadere la parte del documento che contiene le questioni più problematiche (nn. 41-61) che attendono “soluzioni concrete”, diventerebbe difficile capire in che senso in quest’anno si possano maturare le risposte attese.
Tra l’altro è proprio in questa parte del documento che si trovano i tre numeri (52, 53 e 55) che non hanno ottenuto la maggioranza qualificata necessaria, ma che il papa ha fatto pubblicare ugualmente.
“Ed ora, cosa facciamo?”.
L’interrogativo – che secondo “la Croix” (20 novembre), l’arcivescovo di Angoulême, Claudes Dagens, avrebbe posto all’assemblea autunnale dei vescovi francesi dedicata al Sinodo -, esprime una difficoltà che forse non si riferisce solo agli aspetti organizzativi del dibattito post-sinodale.
Al tema della famiglia era già stato dedicato, da Giovanni Paolo II, un sinodo nel 1980 e i suoi risultati sono raccolti dell’Esortazione Familiaris consortio (1981). Se si vanno a rileggere i numeri dedicati all’Azione pastorale di fronte ad alcune situazioni irregolari(79-85), pur con una lettura decisamente in negativo e nessuna apertura sulla pratica pastorale, già si affermava che coloro che si trovano in queste situazioni devono essere aiutati “con sollecita carità” affinché “non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita”, inoltre che la Chiesa si deve dimostrare una “madre misericordiosa” (84).
Al momento, pur dovendo rilevare che quanto si legge nella RS non si discosta nella sostanza da quella posizione, occorre segnalare che oggi siamo di fronte ad un sensibile cambiamento di linguaggio, ad un diverso atteggiamento e attenzione sulle questioni e, in particolare, che è in corso un libero confronto tra i vescovi che ha mostrato due posizioni contrastanti che dovranno trovare una composizione nell’assemblea del 2015 e nel ministero del Papa.
Una ricerca difficile
Le tre indicazioni – “maturare le idee proposte”, “trovare soluzioni concrete”, “con vero discernimento spirituale” –, fornite dal Vescovo di Roma per il lavoro in quest’anno inter-sinodale, si dovrebbero applicare a questioni alle quali si guarda con timore: il pensare in positivo al le situazioni difficili o irregolari si teme che svilisca l’impegno di chi si mantiene fedele agli insegnamenti della Chiesa; il modificare anche solo nella prassi pastorale la posizione nei confronti dei divorziati e dei divorziati risposati si teme possa mettere in dubbio l’indissolubilità del matrimonio; un diverso accoglimento delle persone omosessuali si teme possa preludere all’apertura a forme di accoglienza delle loro unioni.
Il superare questi timori non è semplice, ma soprattutto la paura non aiuta a trovare le soluzioni “coraggiose” da molti auspicate. Il clima di ricerca e da cantiere aperto che caratterizza questa fase potrebbe assicurare quella tranquillità da “laboratorio”, quella “zona calma” o “luogo sicuro” (propri dei piani di evacuazione) nelle quali approfondire i temi senza precomprensioni o soluzioni precostituite.
Dagli esperti al “fiuto del gregge” Coinvolgere, con varie iniziative, biblisti, teologi, liturgisti e antropologi consentirebbe di affrontare i problemi posti dalla RS, tenendo conto dei risultati della ricerca i questi campi, che non sembrano aver influenzato l’elaborazione dei documenti di lavoro dell’assemblea di quest’anno.
Allo stesso modo sarebbe importante avere un’attenzione ai temi dal punto di vista ecumenico. Tutti approfondimenti che potrebbero essere anche una grande occasione di “aggiornamento” per i presbiteri e i laici. Ecco, i laici! Papa Francesco parla spesso del “fiuto del gregge”, conoscere cosa suggerisce questo “fiuto”, che poi è l’espressione del sensus fidei, sarebbe qualificante.
Iniziative pensate in modo opportuno ai diversi livelli ecclesiali, per coinvolgere i fedeli laici che si trovano nelle diverse condizioni di vita, non solo i coniugi, non solo gli zelanti, potrebbe essere una bella testimonianza per inverare la sempre auspicata partecipazione.