Sinodo sulla famiglia, un fedele gay scrive al suo vescovo
Testimonianza tratta dal sito Reflexion et Partage (Francia), del 29 dicembre 2013, liberamente tradotta da Marco Galvagno
L’argomento è serio, ma più che un riassunto generale vorrei semplicemente condividere la mia visione di famiglia come cristiano e come omosessuale. Come tutti i miei amici e le mie amiche omosessuali conosco il valore della famiglia e ho paura di veder scomparire questa “base antropologica”.
Ho la fortuna di avere tre figli (l’ultima adottata), di avere ancora i miei genitori vivi e con loro trascorro quanttro giorni alla settimana per consentire loro, nonostante la perdita dell’autonomia personale, di restare a casa propria.
A Natale avrò la gioia di avere con me i miei tre figli con la loro madre ( con la quale ho mantenuto ottimi rapporti di amicizia), i miei due nipotini, le mie sorelle con le loro figlie. Un bel momento di solidarietà. Chi ha detto che i gay distruggono la famiglia?
Non vivo in coppia perché il mio fidanzato vive molto male la propria omosessualità, soprattutto per colpa del rifiuto dei suoi genitori e della sua parrocchia nella quale è messo in disparte. Soffro per il fatto che la chiesa sembra preferire i gay che si vergognano e che provano sensi di colpa (torturati da un invito alla castità che sembra loro innaturale) alle coppie gay stabili e fedeli che invece potrebbero dare un contributo positivo alla Chiesa e alla società.
Pochi cristiani hanno la fortuna di vivere in una parrocchia così aperta e accogliente come la mia. Non è certo insignificante che durante una discussione sul matrimonio per tutti, i membri dell’EAP mi abbiano testimoniato il loro risentimento verso le caricature e le letture riduttive della condizione omosessuale che vengono fatte da persone cattoliche, compresi i preti.
È fonte di grande sofferenza per loro il fatto di essere dipinte come persone perverse o come distruttori della società. Molti si sono visti rifiutare i sacramenti (eucarestia o battesimo per i loro figli adottivi). Rimane loro un grande rancore verso la Chiesa, dalla quale finiscono per allontanarsi giudicandola troppo rigida.
Sarebbe urgente che il Magistero rivedesse la sua posizione dogmatica sull’omosessualità (intrinsecamente disordinata!) collegata al concetto di “legge naturale”, tema controverso e difficilmente comprensibile ai nostri giorni.
Spero da parte mia che questo Sinodo sia veramente pastorale e missionario, che ascolti le persone, che trovi le risposte e inizi i cambiamenti idonei a frenare questa emorragia di cristiani omosessuali che sono costretti a cercare altrove risposte alle proprie esigenze spirituali o a dimenticarle.
Yves
* Lettera inviata a monsignor Jean-Paul James, Vescovo Francese di Nantes, in occasione del questionario per il Sinodo sulla famiglia.
Testo originale: Témoignage à propos du Synode sur la Famille