Sofonisba Anguissola, una pittrice ribelle alla corte di Spagna
Articolo di Beatriz Moragues pubblicato sul sito della rivista MIRALES il 30 Dicembre 2015, liberamente tradotto da Erica
Quello di Sofonisba Anguissola è un caso singolare nella storia. Fu pittrice presso la corte di Filippo II. Riconosciuta e ammirata dai suoi contemporanei, si dedicava a quello che più amava, la pittura. Traguardi difficilmente raggiungibili da una donna in pieno XVI secolo. Tuttavia, la costanza, il talento e lo spirito ribelle della nostra protagonista le permisero di vivere una vita in parte lontana dai convenzionalismi e vicina ai propri turbamenti.
Sofonisba nacque nel 1532 a Cremona, che faceva parte della regione della Lombardia, in Italia. Dovette il suo nome alla bellissima figlia del generale cartaginese Asdrubale Giscone, che suo padre Amilcare Anguissola ammirava profondamente.
Di famiglia nobile e con una buona posizione sociale, Amilcare volle dare a tutte le sue figlie la stessa istruzione raffinata che ricevette il suo unico figlio maschio, Asdrubale. A tal proposito, è giusto spezzare una lancia in favore di alcuni uomini che, pur vivendo in epoche molto maschiliste in cui la donna era relegata in casa e obbligata a partorire la discendenza, presero la ferma decisione di dare un’istruzione e una cultura alle figlie. Sofonisba non ne è l’unico caso; si possono infatti citare anche altre donne di rilevanza, quali Ipazia di Alessandria o Marie Curie, che ebbero accesso a conoscenze a loro vietate semplicemente perché appartenevano al sesso femminile.
Il viaggio a Roma
Alla giovane età di quattordici anni emerse il suo grande talento per la pittura. Passò del tempo e nel 1554 ebbe l’opportunità di recarsi a Roma per conoscere Michelangelo. Era nervosa, si trattava infatti di un pittore che ammirava e sapeva che era un punto di riferimento come artista. Era quasi un sogno divenuto realtà che egli potesse disturbarsi a dare la sua opinione sui dipinti della giovane.
Michelangelo osservò le sue opere con interesse e subito si rese conto che la pittrice possedeva un grande talento. Desiderava, però, verificare più a fondo e vedere fino a dove arrivava la sua abilità col pennello; le suggerì quindi di dipingere un bambino piangente. Sofonisba cominciò il dipinto il giorno stesso e appena il celebre pittore lo vide terminato, decise di aiutarla a perfezionare la sua tecnica. Ovviamente in modo del tutto informale, dato che lei era una donna.
Questo, però, non spense l’estrema felicità di Sofonisba, che apprese rapidamente dalle lezioni del celebre maestro. Nonostante la segretezza, nell’ambiente artistico iniziò a girare la voce per cui il grande maestro Michelangelo avesse preso una giovane pittrice piena di talento sotto la sua ala. La gente iniziò a interessarsi e a fare domande. E la ragazza iniziò a vendere qualche quadro. Cominciò a farsi un nome, finché perfino papa Giulio II acquistò uno dei suoi autoritratti.
Sofonisba Anguissola e Filippo II
Passarono quattro anni. Nel 1558 Sofonisba si recò a Milano, dove conobbe il duca d’Alba, il quale aveva sentito così tanti elogi alla pittrice che le chiese di fargli un ritratto.
A quel tempo, il re Filippo II stava per contrarre matrimonio con Isabella di Valois, una donna innamorata dell’arte che aveva avuto l’opportunità di vedere il ritratto del duca d’Alba dipinto da Sofonisba. Ne rimase così impressionata che pregò il monarca spagnolo di fare il possibile affinché la pittrice si recasse in Spagna. Quindi, Sofonisba Anguissola venne invitata alla corte spagnola, dove si conquistò fin da subito il favore dei monarchi. La simpatia che nacque tra lei e i regnanti le permise di diventare dama di compagnia della regina e pittrice di corte, collaborando assiduamente con Alonso Sánchez Coello, pittore di corte del re Filippo II. Il suo ingresso nella corte spagnola ne aumentò la fama e cominciò così a dipingere quadri per i nobili del tempo.
La regina Isabella morì nel 1568, ma Sofonisba rimase a corte altri due anni poiché il re la apprezzava. Si avvicinava ai quarant’anni e non era ancora sposata, per cui Filippo II le cercò un marito adeguato. Venne scelto Fabrizio Moncada, viceré di Sicilia. Gli sposi partirono verso l’Italia e Sofonisba si dedicò al marito e alla casa, mettendo un po’ da parte la passione per la pittura. Dopo nove anni rimase vedova e decise di tornare a Cremona per stare insieme alla sua famiglia.
Ma il destino, spesso beffardo, aveva altri piani in serbo per lei. Sulla stessa nave su cui salì per tornare alla sua città natale, conobbe Orazio Lomellino, un marinaio con la metà dei suoi anni. Tra di loro sbocciò subito l’amore e decisero di formalizzare la loro unione. A causa della differenza di età e di rango, la famiglia rifiutò la relazione, ma i due non si separarono. Si sposarono e comprarono una casa enorme a Genova, dove Sofonisba montò il suo studio per dipingere e riprendere così la sua grande passione.
La pittrice Sofonisba Anguissola
Sofonisba è la prima donna del Rinascimento a essere riconosciuta come artista, aprendo le porte ad altre donne talentuose come Artemisia Gentileschi e Barbara Longhi.
Le si attribuiscono cinquanta opere, tre delle quali sono esposte al Museo del Prado, le uniche appartenenti a una donna. Molti suoi dipinti sono stati attribuiti ad altri pittori e solo il passare del tempo e gli studi hanno potuto renderle giustizia.
Sofonisba Anguissola morì a Palermo all’età di 93 anni. Fu una donna coraggiosa, che credette in se stessa abbastanza da perseguire la sua passione contro corrente, mostrando l’indole ribelle che la caratterizzava perfino nelle sue relazioni sentimentali. Dopo la sua morte, la pittrice cadde nel dimenticatoio, sicuramente a causa della società maschilista dominante dell’epoca. Alcuni addirittura parlano di castigo in quanto, da donna, aveva osato raggiungere la fama come artista e per di più unirsi a un uomo molto più giovane di lei, infrangendo le convenzioni di quel tempo.
Testo originale: Sofonisba Anguissola, una pintora rebelde en la corte de Felipe II que debes conocer