Sogno una Chiesa cattolica che sia con noi giovani LGBT come una Santa Caterina
Testimonianza di Anna del gruppo Giovani del Guado di Milano sul Campo di Azione Cattolica Milano sull’affettività a Santa Cate Giovani (31 Luglio-4 Agosto 2021)
Sul finire della mia adolescenza, ci fu un lungo periodo in cui avrei voluto abbandonare la Chiesa. Avevo già capito da un po’ di anni di essere omosessuale e l’unico modo in cui riuscii a far convivere questa verità con tutto il bagaglio di fede che mi era stato trasmesso da famiglia e parrocchia, fu di indossare una maschera. La indossavo tutti i giorni della settimana, ma la Domenica un po’ di più, per nascondere quella diversità che pensavo mi rendesse sbagliata agli occhi di Dio. Una maschera pesante che alla fine mi convinse che era meglio andarsene: dato che non riuscivo a correggere quello sbaglio, mi persuasi che per me non c’era un posto nella Chiesa.
Ciò nonostante, nella mia storia, Dio non ha mai mollato la presa e grazie ad un percorso ondivago fatto di tempeste e periodi di bonaccia, fari nella notte e notti senza stelle, oggi sono ancora qui, nella Chiesa, convinta che quel posto per me esiste. L’ultima meraviglia a cui ho potuto assistere lungo questa traversata? Un’inattesa chiamata da parte dei Giovani dell’Azione Cattolica Ambrosiana ai Giovani del Guado ed una proposta: qualcuno di voi vuole venire a Santa Caterina a testimoniare cosa significhi essere credenti ed omosessuali?
Ecco, la Chiesa in cui avrei voluto vivere da adolescente l’ho trovata lì, in quella domanda. Un luogo in cui poter esistere alla luce del sole semplicemente per chi si è, senza dover celare nessuna parte della propria vita. Una comunità in cui essere accolti in pienezza, senza dover nascondere certi affetti “intrinsecamente disordinati” per non scandalizzare nessuno. Una realtà in cui ci si interroga, si guarda alla Chiesa e si dialoga, anche su temi scomodi, ma sempre tenendo a mente che prima di tutto ci sono in ballo delle persone in carne ed ossa.
Durante l’intera esperienza a Santa Caterina, indipendentemente che si parlasse di corpo, orientamento sessuale o castità e desiderio, il metro usato per valutare tutte le cose era la persona e il rapporto tra la morale e il mondo reale di oggi. Per di più, nella parte relativa all’orientamento sessuale, gli organizzatori non si sono fermati alla sola “teoria” della questione omosessuale. Piuttosto, hanno voluto conoscere di persona alcuni di noi Giovani del Guado condividendo una cena e il desiderio di un cammino fianco a fianco.
Coraggiosamente hanno deciso di esporsi in prima persona proponendoci di vivere per intero l’esperienza del campo e chiedendoci di raccontare agli altri chi siamo nella convinzione che “conoscere l’altro ci impone lo sforzo di mettere le sue scarpe e provare a camminare nella sua pelle”.
Per quanto mi riguarda, scegliere di partecipare e di portare la mia storia di fronte a tanti sconosciuti non è stato un colpo di testa, ma una scelta meditata perché metterci la faccia, lo ammetto, inizialmente mi intimoriva. Non sono un cuor di leone, ma solo una ragazza che nel tempo si è scoperta voluta bene (da Dio, ma non solo) e capace a sua volta di corrispondere tale bene. Una ragazza che attraverso un Amore più grande ha imparato a smettere di vedersi come uno sbaglio da correggere per diventare una cercatrice di Dio tra tanti altri cercatori.
Ho scelto di raccontare il mio vissuto per mostrare come la diversità sia più apparente che sostanziale e per rendere finalmente fruttuosi anche quegli anni in cui ho vissuto ai margini, nella speranza che dandogli voce qualcosa cambi e sempre meno persone debbano vivere nelle periferie della Chiesa.
Insomma, sogno che da un’esperienza come questa possa un giorno scaturire una Chiesa in cui nessun ragazzo debba vivere nell’ombra pur di sentirsi accolto o si debba accontentare di una vita senza sentimenti per non perdere il proprio posto.
Sogno una Chiesa che si interroghi veramente sul bene presente nelle nostre vite e non si limiti a chiudere gli occhi fermandosi a certi “garbati giudizi” in cui la teoria deve sempre vincere sulla realtà del nostro quotidiano.
Per farla breve, sogno una Chiesa che sia una Santa Caterina ogni giorno dell’anno.