Solita ipocrisia o segnali di apertura nella chiesa per gli insegnanti di religione omosessuali?
Riflessioni inviate da Giovanni alla rete IRC Arcobaleno
Buongiorno a quanti leggeranno queste parole. Sono Giovanni un insegnante di Religione di una Diocesi del Centro Italia. Ho 30 anni e lavoro come IdR da 5 anni.
Qualche mese fa, ho fatto coming out con famigliari e amici e anche con i responsabili dell’Ufficio Scuola IRC della mia Diocesi che mi hanno ‘accolto’ con molto stupore ma anche tanto rispetto.
Ho sentito una vera stima dovuta al mio lavoro come insegnante e al rapporto collaborativo che si è creato con loro nell’arco di questi anni.
Nonostante questo, a seguito della mia esternazione, si sono confrontati con il Vescovo diocesano che ha consigliato loro di comunicarmi di “essere prudente e non ostentare” ma anche di lasciarmi lavorare tranquillamente.
Di seguito, in questo nuovo vortice della mia vita, ho cominciato a confrontarmi con diverse persone ed esperti in merito al binomio ‘Insegnante di Religione – Omosessualità’ ma nonostante tante ricerche e consultazioni non ho avuto una risposta chiara e precisa. C’è molta confusione in questo. E forse anche tanta ipocrisia?!
Pensavo infatti che, prima o poi, la diocesi non mi avrebbe confermato l’incarico come IdR, invece, dopo un ennesimo confronto con il Vescovo e senza porre nessuna condizione, hanno deciso di appoggiare la mia professionalità e di confermare l’incarico come IdR per il prossimo anno scolastico.
Io vivo la mia omosessualità senza ostentazione ma comunque alla luce del sole, con il mio compagno in una cittadina del Centro Italia.
In ambienti scolastici ed ecclesiali cerco, però, di evitare queste tematiche e alcune volte fuggo anche da situazioni che mi potrebbero creare “problemi” perché c’è tanta invidia, odio e ipocrisia.
Questo un po’ mi limita ma penso che purtroppo sia quello che dobbiamo vivere non solo in merito alla questione degli IdR omosessuali ma anche come omosessuali in quanto tali, in un contesto sociale come quello italiano e, soprattutto, nel tessuto ecclesiale, che ci ricorda quanta strada ci sia ancora da fare per una piena accettazione e valorizzazione.
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