Solo parole? Ma, se prese sul serio non è poco
Email inviataci da Marcella T. risponde Gregorio Plescan, pastore valdese
Marcella ci scrive “la benedizione delle coppie gay era secondo me un gesto importante e concreto, perciò sono rimasta davvero dispiaciuta nel vedere che all’assemblea-sinodo 2007 dei battisti, metodisti e valdesi, “su questo tema, si è deciso di non decidere … avrei tanto sperato in un gesto concreto e non di leggere un nuovo documento sull’accoglienza delle persone omosessuali, bello nei principi ma che non muta di molto il mondo che mi circonda”.
Ho seguito con attenzione la discussione che si è tenuta all’interno della chiesa valdese, battista e metodista sulle benedizioni delle coppie gay. Ho letto le belle parole di accoglienza pronunciate da queste chiese verso le persone omosessuali, ma devo dire che hanno poco peso se poi non sono seguite da atti pratici e concreti.
La benedizione delle coppie gay era secondo me un gesto importante e concreto, perciò sono rimasta davvero dispiaciuta nel vedere che, su questo tema, si è deciso di non decidere per la solita levata di scudi di chi crede che è “troppo presto” o per le minacce di divisioni di chi si ritiene l’unico custode del “vero significato delle parole della bibbia”.
Scusatemi lo sfogo, ma per una volta avrei tanto sperato in un gesto concreto e non di leggere un nuovo documento sull’accoglienza delle persone omosessuali, bello nei principi ma che non muta di molto il mondo che mi circonda.
Un saluto
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Cara Marcella, ti capisco. Molti sono partiti per l’Assemblea Sinodo pensando che sarebbero tornati con una parola chiara in favore dei “matrimoni omosessuali” e sono tornati a casa delusi. Cercherò di spiegarti i problemi, non per giustificare le decisioni non prese, ma per chiarire quelle prese. A mio parere le questioni sono state due, distinte ma concomitanti.
La prima è di ordine generale: la visione protestante del matrimonio è diversa da quella cattolica e potrebbe essere riassunta così: non esiste un matrimonio cristiano”, ma un modo cristiano di vivere il matrimonio, che è laico e normato dallo Stato.
Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Di fatto per noi la chiesa non ha molto a ché fare con il matrimonio, il quale è un prodotto della società civile e che quindi va discusso in quell’ambito. In parole semplici, se la Repubblica italiana decide che esiste il patrimonio omosessuale io pastore non posso che benedirlo, altrimenti non è possibile – come non mi è possibile celebrare quello che la chiesa cattolica chiama “matrimonio di coscienza”, cioè non riconosciutoufficialmente dallo Stato.
Mi rendo però conto che questa spiegazione non esaurisce l’argomento (anche se per noi è meno “burocratica” di quanti può parere) e qui viene la seconda questione, che ha a ché fare con il modo in cui si realizza il processo decisionale nelle chiese evangeliche: cercando di raggiungere il consenso al loro interno. Forse si sarebbe potuto fare un colpo di mano e far approvare all’assemblea un ordine del giorno in cui si auspicava che le chiese procedessero alla benedizione di coppie omosessuali (anche se il nodo precedente non era certo sciolto).
Il fatto è, però, che delle forzature servono poco all’atto pratico: se una comunità ha delle posizioni marcatamente omofobe è inutile che sia messa in minoranza, dato che le chiese protestanti sono tali per cui non è possibile costringere nessuno a fare nulla.
Si è preferito prendere una posizione forte sull’accoglienza e fare affermazioni nuove e non così immediatamente accettabili da tutti, per esempio dicendo che il peccato non è nell’essere omosessuali o nel vivere la propria omosessualità, ma nel discriminare chi è gay o lesbica. Queste parole sono state condivise dall’assemblea: non è tutto, certo, ma se le si prende sul serio non è neppure così poco.
Un abbraccio
Gregorio Plescan, pastore valdese