Un’inchiesta indaga sulle paure delle persone LGBT europee
Articolo tratto dal sito Têtu (Francia), del 17 maggio 2013, liberamente tradotto da Domenico Afiero
Il rapporto dell’Agenzia dei diritti fondamentali LGBT dell’UE, pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, è agghiacciante. Permane un sentimento di paura e di discriminazione nei paesi dell’Unione Europea.
Due terzi della comunità LGBT europea, secondo un’inchiesta pubblicata in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia del 17 maggio 2013, non osa tenersi per mano in pubblico e circa il 30% dice di esser stata vittima di violenze negli ultimi 5 anni.
Paura, emarginazione e discriminazione
Il direttore dell’Agenzia dei Diritti fondamentali dell’UE, Morten Kjaerum, sostiene che «la paura, l’emarginazione e la discriminazione sono fenomeni correnti» verso le comunità LGBT europee. Secondo il direttore dell’Agenzia, è tempo di promuovere e di proteggere i diritti fondamentali LGBT.
Due persone su tre, secondo l’inchiesta, hanno paura di esporsi in pubblico. Tra i gay maschi, questa paura è sentita da circa tre quarti della comunità LGBT. L’inchiesta è stata pubblicata all’Aia e presentata come la maggior inchiesta sull’argomento mai condotta online in tutti i paesi membri dell’Unione e della Croazia. Quest’ultima entrerà nell’Unione Europea a luglio prossimo.
Aggressioni in crescita
Circa il 30% dei 93.000 intervistati per l’inchiesta è stata vittima di violenze o di aggressioni negli ultimi cinque anni. Poi, il 30% dei 7000 transessuali intervistati ha rivelato di essere stato aggredito fisicamente o minacciato più di tre volte negli ultimi 12 mesi.
Anche in paesi generalmente tolleranti verso le comunità LGBT, alcuni gay si sentono vittime di discriminazioni e sono regolarmente aggrediti verbalmente.
Un gay belga, citato nel rapporto, spiega: «Si tratta soprattutto di aggressioni verbali da parte di giovani». Questo gay belga, poi, sottolinea anche che il numero di aggressioni è cresciuto “enormemente” negli ultimi quattro anni.
Dibattito aperto
Nei Paesi Bassi, primo paese al mondo a legalizzare il matrimonio tra gay nel 2001, circa il 20% degli intervistati per l’inchiesta ha confessato di essere stato oggetto di discriminazioni per accedere a cure mediche, a club sportivi, ai servizi bancari, a luoghi pubblici o cercare un appartamento in affitto. In questo, solo il 31 % dei francesi LGBT intervistati si dichiara discriminato, vale a dire che si è appena sotto la media europea (32%).
In pieno dibattito sul matrimonio per tutti in Francia,l’aggressione a una coppia gay in una strada di Parigi , lo scorso aprile, ha fatto il giro della stampa internazionale dopo la diffusione della foto del viso tumefatto della vittima sui social networks.
Segnalazioni rare
Anche in Paesi che dispongono di una legislazione adeguata e in cui le vittime sono generalmente informate sui loro diritti, le discriminazioni e le aggressioni verbali o fisiche sono segnalate raramente alla polizia, sostiene l’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Europa.
Un francese di 42 anni afferma :«Sono restio a segnalare qualcosa per cui si capirebbe la mia omosessualità, perché so che la polizia rifiuterà di capire». Tra i gay è molto diffusa l’idea di non rivolgersi alle forze dell’ordine, in quanto si temono reazioni omofobe da parte della polizia e, quindi, si tratterebbe di un’azione che non «porta a niente» .
Comincia tutto a scuola
L’Agenzia dei diritti fondamentali LGBT sottolinea enormi disparità tra i diversi Paesi dell’Unione. Infatti, si registrano meno discriminazioni e meno violenze verso le comunità LGBT nei paesi del Benelux, nei paesi scandinavi, in Repubblica Ceca ed in Spagna. I transessuali sostengono di sentirsi discriminati anche in ambienti generalmente tolleranti verso gli omosessuali, specie per accedere alle cure mediche.
L’Agenzia dei diritti fondamentali LGBT spiega: comincia tutto a scuola, due persone su tre hanno nascosto il loro orientamento sessuale e sono stati oggetto di commenti o di comportamenti negativi da parte di compagni di classe.
Un gay maltese di 25 anni, sempre citato nel rapporto, ha raccontato che a scuola «i frequenti insulti erano insopportabili e i professori prendevano pochi provvedimenti in proposito. Infatti, io ho dovuto nascondere il mio orientamento sessuale sino ai miei 18 anni».
Incontro nei Paesi Bassi
Mentre 300 persone di varie organizzazioni LGBT e dell’UE si ritrovano venerdì all’Aia per discutere sulle misure da adottare per combattere l’omofobia nell’Unione Europea, l’Agenzia dei diritti fondamentali LGBT sostiene che «i paesi membri dell’UE devono vigilare sugli studenti gay, perché quest’ultimi possano sentirsi protetti a scuola, in quanto è proprio in questo ambiente che cominciano spesso le esperienze negative, come i pregiudizi sociali e l’emarginazione».
L’Agenzia dei diritti fondamentali LGBT aggiunge che un sostegno pubblico dei politici rende le cose più facili per le persone LGBT e invita gli stati membri e l’Unione europea a dialogare attraverso varie campagne di sensibilizzazione e le istituzioni politiche e religiose.
Testo originale: Deux tiers des homosexuels européens n’osent pas se tenir par la main en public