Sono gay e cristiano, sono una minoranza in questa variegata umanità
Email inviataci da Emanuele C.
Sono Emanuele, un cristiano omosessuale impegnato nella società. Ho scelto di scrivere questa lettera su suggerimento di un mio amico sacerdote gay.
Vorrei innanzitutto scrivere la verità, poiché la verità è profezia e libertà, per poi rivolgere un appello. La verità non è una astratta filosofia ma un fatto reale, perciò preferisco parlare della mia vita reale.
Sono nato e cresciuto nel Movimento dei focolari, di cui condivido appieno la forza profetica della Spiritualità dell’Unità, che invita ad una fratellanza universale nell’unità della diversità. Mi sono innamorato per la prima volta alle scuole medie di una ragazza, emozione splendida e potente, per qualche anno la mia vita è stata quella di un normale timido ragazzo eterosessuale.
Alle superiori mi sono innamorato per la prima volta di un ragazzo, riconosco subito la verità di una emozione uguale a quelle provate per le ragazze. Da quel momento non mi innamorerò che di maschi, imparo cosa significhi la parola omosessuale, che fino a quel momento avevo solo sentito raramente in qualche lezione di greco antico.
Non mi è stato facile capire come vivere la mia omosessualità, eticamente e moralmente. Per fortuna incrocio qualche giovane valdese gay e così riesco a coniugare la mia fede con la mia omosessualità. Mi ci è voluto qualche anno e qualche fidato amico per cominciare a fare coming out con i miei genitori, che mi hanno subito accettato, poi gradualmente la famiglia e i miei amici, che mi hanno accettato anche essi.
I sacerdoti cattolici mi hanno dato dei consigli non buoni in realtà, perché mi lasciavano intendere che dovevo vivere la mia omosessualità semi-nascostamente e solo in ambito privato. Ma questo per me era quasi impossibile, perché era già cominciato il mio impegno politico. La politica è la mia vera passione di sempre: ero iscritto in un partito e mi impegnavo nel mio piccolo comune, seguivo inoltre con gran entusiasmo alcune scuole di partito e, tramite il Movimento dei focolari, scuole di partecipazione politica e poi anche di economia civile.
Ma nonostante la mia vita molto attiva, non trovando degli ambienti omosessuali da frequentare, le mie emozioni erano sempre più represse, sul limite di una malinconica apatia. Qualche anno dopo tramite i valdesi sono venuto a conoscere alcuni gruppi auto-organizzati di cristiani omosessuali: un grazie particolare va al Guado di Gianni Geraci e ai giovani dell’Albero di Zaccheo.
La socialità con altri giovani omosessuali cristiani mi ha portato fuori definitamente dall’apatia in cui ero caduto. La mia anima ha così trovato risposte e pace in Cristo: questa esperienza di fede fu per un attimo addirittura così forte e intensa da aver fugato per gli anni a venire ogni dubbio di ateismo.
Ho cominciato a partecipare con loro anche ai gay Pride tramite l’associazione Cammini di Speranza cercavamo di creare una Chiesa che accetti con uguale dignità le storie d’amore omosessuali. Continuavo a frequentare il Movimento dei focolari parlando apertamente della mia omosessualità. Eppure mi ritrovavo nella Chiesa cattolica in una situazione paradossale, che mi si sarebbe stagliata con sempre maggior chiarezza persino nel Movimento dei focolari: moltissimi approvano la piena accoglienza degli omosessuali, ma quasi nessuno osa organizzare apertamente iniziative per il riconoscimento dell’amore di coppie gay o lesbiche. Mi ritrovavo sempre come Davide contro Golia.
Il mio spirito ecumenico e i sempre più differenti ambienti che continuavo a frequentare (il partito, Il Guado, L’albero di Zaccheo, il Movimento dei Focolari, i protestanti valdesi e anglicani) mi hanno portato a credere sempre di più ad una Chiesa formata dalla piena comunione di tutte le chiese del mondo: non riuscivo più ormai a definirmi cattolico, ma mi definisco cristiano.
Tramite i protestanti omosessuali di Milano ho conosciuto poi il mio fidanzato, con cui ho una storia che dura da 3 anni, e la Chiesa battista: l’accoglienza calorosa e la maggior consonanza di idee e teologia la rendono la chiesa che frequento più spesso delle altre. Comincio così anche a frequentare il nascente gruppo giovani battisti, con cui sono tra l’altro riuscito ad organizzare una serata ecumenica con i miei amici giovani dei focolari.
Nello stesso periodo maturo la scelta sofferta di cambiare partito, perdendo così la mia probabile nomina a segretario di circolo, ma, ed è la cosa più importante, perseguendo i miei ideali in modo più concreto. Poco dopo ci sarà la mia nomina a consigliere comunale: l’impegno politico locale ovviamente continuerà anche in futuro dopo le successive elezioni.
Ad oggi il mio impegno di fraternità universale continua nel Movimento dei focolari nella branca del Movimento politico per l’Unità. Per me non c’è contrapposizione, anzi c’è una completezza: la fraternità politica viene messa in pratica direttamente nell’impegno partitico e nell’esperienza concreta politica locale.
Recentemente ho scritto un forte appello da leggere in Consiglio comunale per la cittadinanza onoraria a Liliana Segre: il motivo principale scritto nel mio appello era che nella nostra vita, ciascuno di noi, è o è stato minoranza. Siamo cioè tutti minoranza: chi minoranza di genere, chi di religione, etnia, cultura, orientamento sessuale, politica, età, casta, condizione sociale, lavoro… se ci rendiamo conto di quanto siamo tutti diversi, tutti minoranza, allora sì la fraternità universale sarà realtà e il rispetto per ciascuno un fatto concreto. Molti hanno perso la vita per il diritto alle minoranze: qui in Italia ad esempio un grazie enorme va ai nostri partigiani. Ma non è solo memoria per il passato, ma un appello al futuro.
Un appello che qui vorrei estendere.
Il mio appello è per tutte le chiese cristiane, che riconoscano ciascuna di essere un pezzo importante di Verità, che si mettano in cammino seriamente verso l’unità, tramite l’ascolto dei fedeli di tutti le chiese. Una Chiesa cristiana dove nei differenti Continenti ci sia un organo collettivo con ogni confessione che guidi i fedeli. Un confederalismo di Comunione fraterna, insomma.
Il mio appello è per tutte le etnie e per i loro politici: che non ci sia il razzismo e l’odio verso lo straniero, accogliendo i profughi e migranti in piccole strutture diffuse sul territorio che rendano realtà l’integrazione; e che non ci sia la persecuzione di etnie minoritarie.
Il mio appello è verso i grandi della Terra, che mettano in atto una rivoluzione ecologica senza i combustibili fossili, e che proteggano le foreste vergini e i popoli amazzonici e indigeni; e per i cittadini comuni, che cambino il loro carrello della spesa verso consumi sostenibili, con meno plastica, con più biologico e km0, per i coltivatori diretti e per chi la terra la coltiva con passione.
Il mio appello è per i governanti degli Stati e per chi fabbrica armamenti: che non ci siano più guerre o guerriglie, in Siria, in Yemen, in Irak, in Libia, in Ucraina, in Africa… e nemmeno fabbriche di armi, almeno dimezzando le spese militari, senza più le bombe atomiche e chimiche.
Il mio appello è per medici e le associazioni internazionali: che ci sia un fondo globale per emergenze pandemiche o epidemie mortali sconosciute, quali Sars, Coronavirus, Ebola, Mers…
Il mio appello è alle Nazioni Europee: che finalmente nasca una Costituzione Europea, che dia centralità all’Europarlamento, alla politica sociale e non più a quella contabile, che crei gli Stati Uniti d’Europa.
Il mio appello è alle donne e uomini del mondo: che non ci sia più discriminazione di genere, che via siano leggi contro l’omofobia e le pratiche pseudoscientifiche di “riparazione”, per rendere effettivamente possibile il lavoro alle donne, per i matrimoni omosessuali anche nelle chiese e nei templi, per delle cure gratuite di transizione di genere, per centri antiviolenza più diffusi e finanziati.
Io sono solo una minoranza, ma la forza dell’appello è enorme perché, ricordiamolo per sempre: siamo tutti minoranza.