Sono gay e mussulmano, io esisto. Il mio pellegrinaggio alla Mecca
.
Articolo di Andrea Riva pubblicato sul sito de Il Giornale il 26 marzo 2015
Un ragazzo gay ha deciso di filmare il proprio pellegrinaggio alla Mecca, raccogliendo le testimonianze di altri “peccatori”. Un’esperienza volta a testimoniare che anche un musulmano può vivere come un gay. Parvez Sharma è un gay islamico che rischia di morire. Tempo fa, come scrive il Daily Beast poi ripreso da Dagospia, “ha trovato un angolo appartato al secondo piano della moschea della Mecca, ha tirato fuori il suo iPhone, si è connesso al wi fi e su FaceTime ha comunicato con suo marito Dan, che era rimasto a New York e la cui prima domanda è stata: Ma è un network sicuro?”. Una preoccupazione più che corretta, dato che in Arabia Saudita essere gay “è punibile con la morte ed essere trovati con un dispositivo che registra può costare il linciaggio da parte della polizia religiosa”.
Sharma si è sposato a New York, ma poi ha deciso di fare il suo “hajj”, il pellegrinaggio, in nome dell’uguaglianza. Con il suo iPhone, Sharma ha realizzato un film intitolato “A sinner in Mecca” (Un peccatore alla Mecca) con un unico obiettivo: “se finiva il pellegrinaggio, significava che l’Islam approvava il suo essere musulmano gay”. Come racconta lo stesso Sharma: “Ero molto spaventato. Se i sauditi mi trovavano, potevano mettermi in galera o decapitarmi. Allo stesso tempo credevo in un intervento divino, Allah mi avrebbe protetto”.