Sono Ismail, rifiutato dalla società algerina perchè gay
Testimonianza inviataci da Ismail (Algeria), tradotta da Marco Galvagno*
Mi presento sono Ismail, un giovane algerino di 33 anni, laureato in legge che lavora attualmente come esperto legale in un’azienda. Vi racconto brevemente la mia vicenda e le sofferenze vissute fin dalla più tenera infanzia. Ero sensibile, con una vocina sottile e un carattere buono e tranquillo, non mi piaceva giocare con gli altri bambini, stavo molto in casa, detestavo il calcio, tutti mi prendevano in giro affibbiandomi nomignoli da donna o da ragazza. Non ho scelto io di essere gay, è il mio destino. Man mano che crescevo la mia sofferenza aumentava, al liceo o all’università tutti mi canzonavano così sono diventato complessato, non osavo più parlare o giocare come gli altri. Sono sempre stato attratto dai ragazzi, ma lo tenevo nascosto.
Anche attualmente ricevo prese in giro e discriminazioni sul lavoro che mi fanno soffrire: i miei colleghi mi chiamano l’effeminato, molti non mi rivolgono nemmeno la parola; una volta ero di passaggio nel corridoio che separa gli uffici e ho sentito commenti sarcastici e offensivi su di me, non vi nascondo che ho pianto amaramente.
Anche a casa le cose non sono certo rosa e fiori mi chiamano il frocetto, l’effeminato, la donna, la ragazza, soprannomi che ripetono ogni giorno, eppure io non ho mai commesso sciocchezze ne ho mai avuto problemi a rapportarmi con le altre persone; i miei fratelli mi impediscono persino di guardare la tv, perché secondo loro guarderei solo star accademy o quelle canzoni un po’ mielose di musica orientale che piacciono tanto alle ragazze. Mio fratello non vuole che tocchi il mio nipotino o che giochi con lui, perché lo potrei “contagiare” con la mia omosessualità, i miei genitori vogliono impormi di sposare una ragazza, eppure io non sono mai andato a letto con una donna. La mia vita si fa grigia e nei momenti peggiori ho addirittura pensato al suicidio.
Il momento peggiore della mia vita è stato però nel 2013-2014, fresco di studi vengo assunto in banca, realizzavo il mio sogno, ero così felice, ma già dai primi giorni i colleghi parlavano di me come se fossi un extraterrestre: “ è carino di viso, ma si vede che è frocio”, dopo vari mesi di lavoro il direttore voleva addirittura licenziarmi senza alcun motivo: “Sei una checca, non sei un vero uomo, non meriti di lavorare qua” eppure mi ero sempre comportato bene, applicato al lavoro e non ho movenze particolarmente femminili. Quando gli ho chiesto le ferie estive che mi spettavano me le ha negate e mi ha malmenato insultato. Ho sporto denuncia al commissariato di polizia e sono stato licenziato. Ero davvero disperato.
Non voglio niente altro che vivere in pace la mia vita. Vedo che in Italia, e comunque nel resto dell’occidente i diritti dei gay aumentano, mentre qua in Algeria noi gay siamo “lapidati” e emarginati. Per favore aiutatemi.
Grazie di cuore per aver letto queste parole da parte di Ismail, il triste, il rifiutato dalla società algerina.
* Ismail, un mio amico algerino mi ha messo per iscritto la sua vita perché voleva che io diffondessi la sua testimonianza sull’omofobia della società algerina, non ho fatto altro che tradurre la email che mi ha mandato.