Sono la madre di un figlio gay. Vi racconto quello che ha dovuto subire
Lettera di Sharon Underwood pubblicata sul The Valley News (Vermont, Stati Uniti) il 30 Aprile 2000, liberamente tradotto da Dino
Come madre di un figlio di gay ho visto in prima persona come la gente possa essere crudele e disorientata. Molte lettere sono state inviate al The Valley News riguardo alla minaccia omosessuale nel Vermont (Stati Uniti). Sono la madre di un figlio gay ed ho ormai sopportato abbastanza cattiverie da parte delle “brave persone”.
Sono stanca della vostra insensata retorica riguardo alla “homosexual agenda” (ndr questo termine indica le iniziative per favorire una maggior accettazione sociale ed una parità di diritti alle minoranze gay, lesbica, bisex e trans (GLBT) e spesso viene usato con intenti ironici e spregiativi) e anche delle vostre affermazioni secondo cui accettare l’omosessualità è la stessa cosa dell’approvare il sesso con i bambini.
Siete crudeli ed ignoranti. Voi mi state portando via la gioia di essere madre, che ho vissuto da quando i miei bambini erano molto piccoli. Il mio figlio primogenito ha cominciato a soffrire a causa delle piccole cattiverie morali, che partivano proprio dalle vostre morigerate e oneste famiglie, sin da quando era nella scuola elementare. È stato abusato fisicamente e con le parole dalle scuole elementari e durante tutte le scuole superiori perché si capiva che era gay.
Non ha mai dichiarato di essere gay e non ha mai avuto a che fare con qualcosa riferibile al mondo gay, ma ha avuto la sfortuna di non avere la stessa camminata e la stessa gestualità degli altri ragazzi. È stato chiamato continuamente “fag” (questo termine indica abitualmente una ragazza etero che si accompagna ad un gay oppure un maschio etero che ha una platonica passione per un gay. Il termine è comunque sempre spregiativo e derisorio – ndr), da quando aveva 6 anni.
Nella scuola superiore, mentre i vostri ragazzi facevano ciò che i ragazzi dovrebbero fare alla loro età, il mio cominciava a scrivere una lettera in previsione del suo suicidio, abbozzandola e riformulandola per essere sicuro che i suoi famigliari sapessero quanto egli li avesse amati.
Il mio disperato diciassettenne mi ha strappato il cuore quando si è suicidato, dato che non poteva sopportare di continuare a vivere ancora, non aveva scelto lui di essere gay e non avrebbe potuto affrontare una vita priva di dignità. Avete l’ardire di parlare di protezione delle famiglie e dei bambini dalla minaccia omosessuale, mentre voi stessi lacerate le famiglie e spingete i bambini alla disperazione.
Non so perchè mio figlio era gay, ma so che Dio non ha messo lui, e altri milioni come lui, su questa terra per dare a voi qualcuno di cui abusare. Dio vi ha dato i cervelli in modo che poteste pensare, ed ormai è tempo che cominciate a farlo.
Al centro di tutta la vostra convinzione sbagliata è la credenza che non potrebbe mai accadere a voi, che si tratta di una specie di subcultura a cui un certo tipo di persone hanno scelto di associarsi. Il fatto è che se è potuto accadere alla mia famiglia, potrebbe accadere anche alla vostra e non avrete la possibilità di scegliere.
Non so se sia genetico o se sia qualcosa che succede durante la fase critica dello sviluppo fetale. Posso dirvi soltanto, con una certezza assoluta, che è un fatto innato. Se desiderate propagandare la vostra moralità, sarebbe meglio che vi presentaste con qualcosa di più sostanzioso della vostra eterosessualità. Non avete fatto niente per guadagnarla; vi è semplicemente stata data.
Se non siete d’accordo, sarei interessata ad ascoltare la vostra storia, perché la mia eterosessualità è stata una benedizione che ho ricevuto senza alcuno sforzo da parte mia. Ed essa è così intimamente compenetrata nella mia anima che niente potrebbe cambiarla mai. Per quelli di voi che riducono l’orientamento sessuale ad una semplice scelta, ad una questione di carattere, a una cattiva abitudine o a qualcosa che si può cambiare con un programma “in 10 mosse”, sono perplessa.
State dicendo che il vostro orientamento sessuale non è altro che una vostra scelta, e che, volendo, potreste cambiarlo? E se non è così, perchè affermate che qualcun’altro invece potrebbe farlo? Un argomento che ricorre spesso nelle vostre lettere è che nel Vermont si sono infiltrati gli stranieri. Entrambe le linee da cui è originata la mia famiglia hanno vissuto nel Vermont da generazioni. E io sono nel cuore e nell’anima una del Vermont, così vi sarei grata se la smetteste di dire che parlate a nome dei “Vermonter autentici.”
Invocate la memoria della gente coraggiosa che ha combattuto sul campo di battaglia per questo grande paese, ben sapendo che essi non hanno dato le loro vite in modo che la “homesexual agenda” potesse demolire i principi, per difendere i quali, sono morti. Mio padre 83enne ha combattuto in alcune delle battaglie più cruenti della seconda guerra mondiale, è stato ferito ed è stato insignito del Cuore Viola (una onorificenza assegnata a coloro che sono stati feriti o sono morti durante il servizio militare – ndr).
Oggi scuote tristemente il capo pensando alla vita che suo nipote ha dovuto vivere. Dice che ha combattuto accanto agli omosessuali in quelle battaglie e che essi hanno fatto la loro parte e non hanno creato problemi a nessuno. Uno dei suoi migliori amici nel servizio militare era gay e non lo ha mai saputo fino alla fine e quando l’ha scoperto, non gliene è importato proprio niente. Non è certo quella la caratteristica che consente di valutare gli uomini. E voi, gente religiosa, non potevate nemmeno sopportare l’idea che mio figlio riuscisse a togliersi da quell’inferno che è stata la sua infanzia e che potesse essere contento di trovare un compagno per tutta la vita e che potesse avere un po’ di felicità.
Offendeva la vostra sensibilità il fatto che potesse pretendere il diritto di visitare il suo compagno in ospedale, prendere per lui delle decisioni mediche o beneficiare delle leggi di imposta che regolano l’eredità. Dite, “ma come osa chiederlo?”.
Queste richieste oltraggiose potrebbero minacciare l’esistenza stessa della vostra famiglia, potrebbero insidiare la santità del matrimonio. Voi usate la religione per annullare la vostra responsabilità di pensare agli esseri umani. C’è un gran numero di gente religiosa che trova ripugnante il vostro comportamento. Dio non è per la maggioranza privilegiata e Dio sa che mio figlio non ha commesso alcun peccato.
L’autore “dotato di profondo pensiero” che a scritto una lettera al Valley News il 12 aprile ci dà una lezione riguardo al peccato dell’omosessualità e parla a “quelli di noi che sono stati benedetti con i vantaggi di un’educazione religiosa” e si chiede: “Dov’è mai andata finire l’idea di sforzarci di. . . essere persone umane migliori di quelle che siamo?”. Effettivamente, Signore, dov’è mai finita?
.
Testo originale: A letter to the editor from the mother of a gay son