Sono lesbica e credo in Dio
Testimonianza di Yulieth Mora* pubblicata sul blog Sentiido (Colombia) il 23 luglio 2015, liberamente tradotta da Giulia Garofani
Molte volte ho gridato contro Dio perché sono omosessuale. Protestavo perché la consideravo un’ingiustizia. Oggi so che onorarlo ed amarlo è parte della mia libertà e felicità.
Avevo sette anni e odiavo andare in chiesa. Mi sembrava un luogo freddo e noioso. I sermoni mi allontanavano da qualunque tentativo di avvicinarmi alla tradizione familiare di credere per credere.
Provavo timore per le cose proibite. La legge e l’ira di Dio mi ricordavano sempre che il mio castigo per essere omosessuale sarebbe stato l’inferno. Tutto era buio. L’amore per il mio essere e il mio corpo agonizzava, e il tunnel dell’inferno sembrava fatto di asfalto e vita quotidiana.
Quando potei deciderlo, smisi di andare in chiesa come atto di ribellione. Non volevo essere giudicata, e sospettai di trovare la risposta nel mio silenzio. Il silenzio dentro, l’odio sempre più al centro e l’inutile modo di vivere senza felicità.
Ho gridato molte volte contro Dio per essere omosessuale. Protestavo per la sua scelta ingiusta di mandarmi in un luogo dove il mio amore per gli altri era guardato con sdegno. Dissi le cose peggiori che sapevo, mi presi gioco del suo potere e della sua forza. Ma non riuscii neanche così ad essere felice.
Attraversai la strada. Un giorno di disperazione, simile agli altri, entrai in una chiesa seguendo una sensazione, un sermone sull’amore di Dio mi colpì dritto all’anima. Allora egli fu capace di sfidarmi, di mettermi con le spalle al muro e di dirmi a suo modo che io valevo.
Capii che non dovevo cambiare per piacere, e che essere me stessa era la risposta. Fui libera da me stessa: la mia mancanza di amore, il mio orgoglio, la mia voglia di volermi omologare erano la mia prigione.
Lo dissi a tutti. Dissi loro che il mio amore per le donne era parte di me. L’amore della mia famiglia, basato sulla fede in Dio, mi invitò ad un nuovo luogo di accettazione e lavoro interiore.
Credo in Dio e sono omosessuale. Due cose che non sembrano andare d’accordo, secondo le leggi della Chiesa. Sicuramente ho costruito una mia idea di Dio.
So che onorarlo nell’amore è parte della mia felicità e del mio successo. Non credo che Dio mi manderà all’inferno, e non cambierò, perché lui stesso mi ha mandata nel mondo così come sono.
Prego tutti i giorni nella città che mi promette colori. Faccio ciò che amo, e amo più che posso. Non devo discutere con nessuno di fede, né convertire nessuno al mio credo. Non scrivo solo per quello.
Spero solo di raccontare una storia. La sfida di essere apertamente omosessuale, o di credere in Dio, è esserlo senza preoccuparsi dell’opinione altrui.
* Yulieth Mora è una giornalista. Seguitela sul suo sito personale.
Testo originale: Creo en Dios y soy homosexual