Sono lesbica e cristiana. Scelgo la mia fede o la possibilità di una relazione?
Email inviataci da Chiara, risponde don Luca
Salve, sono Chiara una ragazza siciliana. Fino a qualche anno fa non vivevo il mio Battesimo e vivevo apertamente la mia omosessualità, ma crescendo ho accolto la Parola del Signore e ho intrapreso un serio cammino di approfondimento teologico-spirituale.
Inizialmente a causa di alcuni movimenti ho abbandonato, o meglio eliminato, tutti i rapporti con la comunità omosessuale, perché mi avevano inculcato che l’omosessualità è un male.
Ho passato un brutto momento della mia vita, nel quale vedevo tutto buio, ma grazie alla presenza e all’accompagnamento di alcuni membri della mia Comunità Parrocchiale l’ho letteralmente ‘attraversato’ ricomponendo i pezzi della mia esistenza. Inoltre, grazie allo studio, ho imparato ad apprezzare la bellezza della Famiglia e della differenza sessuale, ma più di tutto l’incanto della vita (questioni della morale cristiana che sconoscevo e che anzi criticavo apertamente!). Adesso, però.. mi ritrovo spezzata.
È come se ad un certo punto del cammino della fede si arrivi ad un bivio: Cosa mettere al primo posto?
Scelgo la fede e mi affido totalmente a Dio, accogliendo la tradizione della Chiesa e vivendo la castità – atteggiamento che comunque tutti i cristiani dovremmo vivere, non solo gli omosessuali – oppure scelgo di darmi la possibilità di una relazione, corrompendo però tutti i miei principi teologici.
Si possono seguire due strade contemporaneamente? Prima o poi non bisognerà sceglierne una? Ma come scegliere una cosa così importante?
Per me è una questione davvero difficile. E, invece, mi accorgo che per molti credenti omosessuali la scelta è più semplice (non dico facile!). Ma quando hai una determinata conoscenza ed esperienza come fai?
È un argomento delicato e complesso da affrontare sia da parte Cattolica – spesso chiusa all’ascolto dell’altro – che da parte Omosessuale – spesso chiusa nei confronti della fede e dell’istituzione della Chiesa.
Il mio non vuole essere altro che uno sfogo. Mi sento alquanto incompresa. Vi ringrazio per l’ascolto.
Un abbraccio fraterno. Chiara
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Il don risponde…
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Cara Chiara, se dovessi metterlo a mo’ di battuta potrei dire: cosa scegliere tra il mio io e il mio Dio?
Vedi Chiara, solo una conoscenza superficiale della Scrittura o meglio ancora, del messaggio evangelico, ci può portare ad avere tentennamenti su questo dubbio. Se si comprende fino in fondo il messaggio vero ed autentico del Vangelo si intuisce come Dio non ci domanderà mai di scegliere tra Lui e la nostra felicità. Non ci verrà mai domandato di mettere la nostra fede davanti al nostro bisogno di amore e di essere amati. Che Dio sarebbe, un Dio che ha creato una propria figlia per destinarla all’infelicità? Che Dio sarebbe un Dio che ha generato una propria creatura per farle vivere un’intera vita nella privazione, e nella privazione non di una cosa qualsiasi… ma del sentirsi amata e del poter amare… E questo lo imporrebbe proprio quel Dio che è amore…
“Prima ancora che ti formassi io già ti conoscevo, prima ancora che tu nascessi io già ti avevo scelto” dice il Signore a Geremia… ognuno di noi, cara Chiara, è conosciuto, voluto, amato da Dio… ed amato di amore infinito. Ognuno di noi, cara Chiara è opera grandiosa e magnifica della mani di Dio. E quando tu pensi di essere un errore, un sbaglio, un “pezzo” mal riuscito, difettato… bestemmi.
E tu, non bestemmiare mai, cara Chiara, per piacere, non bestemmiare mai. Tu sei un capolavoro delle mani Dio e chiamandoti all’esistenza il Signore un solo comando ti ha dato: ama. Ama Chiara, ama senza sosta e senza paura. Ama. Senza misura tu ama.
Tu ti domandi: Scelgo la fede e mi affido totalmente a Dio, accogliendo la tradizione della Chiesa e vivendo la castità – atteggiamento che comunque tutti i cristiani dovremmo vivere, non solo gli omosessuali – oppure scelgo di darmi la possibilità di una relazione, corrompendo però tutti i miei principi teologici.
Cosa c’è di male se io, persona omosessuale, che amo VERAMENTE il mio compagno (o la mia compagna) voglio costruire una vita con lui (lei)? Forse i comportamenti “intrinsecamente disordinati” di cui parla il Catechismo della Chiesa Cattolica ti mettono in forte soggezione?
Devo dire che quei termini, molto forti, sono anche troppo ingenerosi e – francamente – inadeguati per affrontare in modo serio e compiuto una moltitudine di situazioni che non possono essere raggruppate in un’unica azione (l’atto sessuale) prescindendo dal contesto nella quale la stessa si svolge.
Molto bello, e io lo cito spesso, è il pensiero del card. Woelki che, riflettendo su queste cose disse “Se prendo sul serio il Catechismo, non posso vedere le relazioni omosessuali esclusivamente come negazione della legge naturale. Cerco anche di capire che ci sono persone che si assumono una durevole responsabilità reciproca, si sono promesse fedeltà e vogliono prendersi cura l’una dell’altra […] Quando due persone omosessuali si assumono la responsabilità reciproca, se hanno un rapporto fedele e a lungo termine, bisogna considerare questa relazione allo stesso modo di un legame eterosessuale“. Che non vuol dire elevare l’unione omosessuale al sacramento del matrimonio… ma darle comunque quella dignità che è doveroso abbia ogni unione in cui c’è un amore vero e profondo.
Parti da qui Chiara per riflettere sulla possibilità di realizzarti nell’amore… quando la sessualità è vissuta fine a se stessa allora è sbagliata, ma quanto diventa l’espressione più intima dell’amore profondo e totale di due persone, allora lì non c’è peccato, non c’è errore, non c’è disordine. Nell’amore profondo di due persone che si amano c’è l’ordine dell’amore di Dio. E la castità, a cui tutte le coppie sono invitate, non è il “non fare sesso“… ma è il vivere pienamente e totalmente il proprio amore per l’amato.
Non avere paura di realizzarti nell’amore e di amare, cara Chiara, non aver mai paura di essere fonte di amore e al tempo stesso scoprirti bisognosa di amore.
Infine, tu mi parli della bellezza della differenza sessuale… io potrei essere d’accordo con te se mi parlassi della “potenza” della differenza sessuale… ma della bellezza? Quando due persone si amano, sono due cuori che battono all’unisono nel cuore di Dio… e io quando vedo due cuori battere nel cuore di Dio non mi interessa sapere se appartengono a due uomini o a due donne o a un uomo o una donna… vedo solo due cuori che battono nel cuore di Dio.
Quindi ti invito a riflettere sull’utilizzo di questa parola… la bellezza non è nella diversità sessuale, ma nell’autenticità dell’amore. Quando l’amore è autentico, lì c’è bellezza, lì c’è grandezza, lì c’è meraviglia.
Il Dio dell’amore non ti chiederà mai di non amare. Questo stampatelo bene in testa e non scordartelo mai.
Ama cara Chiara, ama senza sosta e senza paura. Poiché il tuo Dio, è il Dio dell’amore.
Ciao
don Luca