Sono madre e moglie eppure mi riscopro lesbica a cinquant’anni! Con chi parlarne?
Email inviataci da Claudia, risponde Alessandra Bialetti*, pedagogista sociale e Consulente della coppia e della famiglia di Roma
Ciao, mi chiamo Claudia. Sono sposata con un uomo da 15 anni e ho un figlio. Sono nata lesbica, nel senso che fin da piccola mi piacevano le donne. poi dopo un lungo percorso di approfondimento di fede, mi sono piaciuti gli uomini, cioè a 25 anni.
Sono stata con diversi ragazzi ho incontrato il mio attuale marito di cui sono stata molto innamorata e, infatti, l’ho sposato! Abbiamo avuto un figlio che oggi è quasi adolescente. Oggi ho quasi 50 anni, ma da quando ne avevo 44 sono tornate a piacermi le donne. Non so cosa mi sia successo, ma questo mi ha stravolta. Ora soffro molto e vivo male il mio rapporto con mio marito, verso il quale non provo più attrazione, anche se però gli voglio bene.
Non posso lasciare la mia famiglia, ma questa situazione mi fa molto soffrire e avevo tanto bisogno di parlarne! Claudia
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La risposta…
Cara Claudia, grazie di averci contattato e della condivisione della tua storia di vita. Cercherò di andare per piccoli passi nel rispondere alle tante questioni, estremamente importanti e sento anche dolorose, che tu esprimi. Da quanto ci dici hai sempre avuto la consapevolezza della tua omosessualità e del tuo orientamento sessuale ma anche affettivo dato che hai avuto un legame con una ragazza per tre anni.
Questa tua consapevolezza sembra essersi modificata nel corso del tempo anche in base a un percorso di fede di cui non specifichi bene la natura e gli obiettivi. La tua vita è cambiata e hai avuto anche relazioni eterosessuali culminate poi nella scelta matrimoniale e nella costruzione di una famiglia. Ora, da qualche anno, sembra essere “riemerso” il tuo orientamento e ti stai chiedendo cosa ti sia successo. Ti senti stravolta e sento tutta la tua sofferenza.
Un orientamento sessuale e affettivo non subisce, in genere, delle fasi altalenanti, ciò che cambia è la percezione di come lo si vive e come lo si accoglie dentro di sé sentendosi giusti o sbagliati. I tanti condizionamenti che viviamo, anni di educazione sia laica che religiosa, ma soprattutto le paure di perdere la propria immagine e i legami significativi non giocano a favore della consapevolezza di ciò che siamo e vogliamo essere. Il tuo cammino di fede avrà sicuramente illuminato dei lati di te che ti hanno fatto riflettere e ti hanno condotto a fare esperienze di altro tipo in campo relazionale e affettivo ma, come vedi, tutto ora sta riemergendo e va preso in considerazione. Il primo passo da fare è guardare dentro di te e, con meno paure possibili, affrontare ciò che profondamente senti di essere e che indirizzo vuoi dare al tuo futuro.
Non è chiaro se in questo momento della tua vita tu avverta in te un orientamento bisessuale, un’attrazione che riguarda anche il lato maschile anche se dici non sentirla verso tuo marito. Anche questo elemento potrebbe aiutarti a fare chiarezza. Un ulteriore passo è comprendere il carico dello stigma sociale, dell’omofobia interiorizzata che potresti portare dentro, del timore del giudizio della tua famiglia e delle persone che ti circondano. Tutto questo ha un peso notevole e a volte può inquinare le acque della consapevolezza.
Riguardo al rapporto con tuo marito non ho alcun dubbio nel comprendere che ti lega a lui un grande affetto culminato in un progetto costruito insieme e nella generazione di un figlio. Dici che non vuoi lasciare la tua famiglia ma forse occorre un percorso di ridefinizione della vostra relazione coniugale, un vedere la realtà per ciò che è, un parlarvi chiaramente circa il tuo orientamento (ammesso che tu non l’abbia già fatto) e affrontare poi il vostro essere genitori che non sarà mai in discussione anche in presenza di una situazione familiare differente.
Capisco che sono passi difficili e laboriosi e costeranno una fatica emotiva notevole ma sicuramente potranno portare tutti a una maggiore sincerità e col tempo a una diversa serenità nata dalla chiarezza della situazione e dall’importanza del legame che comunque vi unisce e che va rimodulato. In altro modo la tua sofferenza, inspiegabile se non trova parole, verrebbe comunque avvertita e potrebbe finire per lacerare relazioni importanti che invece possono continuare a essere una risorsa. Ciò che non conosciamo ci fa paura, essere consapevoli della realtà ci aiuta invece ad affrontarla e gestirla al meglio.
In questo percorso ti potrebbe aiutare confrontarti con Rete Genitori Rainbow, associazione che riunisce genitori omosessuali con figli da precedenti relazioni eterosessuali. La condivisione del vissuto e delle esperienze comuni è sicuramente una risorsa importante per poter parlare di sé, uscire dalla solitudine e non sentirsi gli unici al mondo a vivere una situazione complessa e delicata.
Ti auguro tanta forza nell’affrontare i passi che riterrai necessari per il tuo benessere e per la serenità della tua famiglia. Non ti scoraggiare, la fatica e la sofferenza porterà sicuramente il suo frutto.
Se vuoi restiamo a disposizione per condividere il tuo percorso. Un abbraccio
Alessandra
* Alessandra Bialetti, vive e opera a Roma come Pedagogista Sociale e Consulente della coppia e della famiglia in vari progetti di diverse associazioni e realtà laiche e cattoliche. Ha discusso la sua tesi Baccalaureato alla Pontificia Università Salesiana, Facoltà Scienze dell’educazione e della formazione salesiana sul tema “Genitori sempre. Omosessualità e genitorialità”. Il suo sito web è alessandrabialetti.wordpress.com