Sono omosessuale. Posso ricevere i sacramenti?
Testo pubblicato sul sito di Devenir Un En Christ, associazione cattolica francese per cristiani omosessuali, libera traduzione di Giuliano e Giovanna del gruppo Davide di Parma
Il problema dei sacramenti è riemerso in occasione del sinodo per la famiglia. In Occidente l’accesso alla comunione delle persone divorziate e risposate civilmente è percepito come una questione importante. L’accesso ai sacramenti può essere un problema anche per le persone omosessuali: alcuni si vedono rifiutare l’assoluzione poiché la loro situazione di vita non corrisponde alla dottrina della Chiesa; si possono trovare difficoltà anche quando viene chiesto il battesimo o la cresima; c’è chi si chiede se può ancora ricevere la comunione considerando ciò che sta vivendo.
Nell’accesso ai sacramenti c’è una dimensione personale e una dimensione comunitaria ed ecclesiale. Ricevere un sacramento è una azione personale e libera, alla quale nessuno può essere forzato. E’ anche una azione che iscrive il cattolico in una comunità: è sempre nella Chiesa che si riceve un sacramento. Tra queste due dimensioni esiste una relazione il più delle volte dinamica: si ha una idea e la proposta della Chiesa apre a orizzonti al di là di ciò che si immaginava.
Ma quando questa relazione si concretizza nella impossibilità della realizzazione della iniziativa personale, cosa fare? Ogni volta che è possibile si privilegerà il dialogo: ci si incontra, si parla, si condivide per comprendersi e andare avanti. Coloro che hanno ricevuto dalla Chiesa il compito di discernere cercheranno di conoscere a fondo chi fa la richiesta, al di là delle semplici questioni di forma o di conformità alle leggi della Chiesa.
Poiché se la Chiesa nel corso della sua storia ha riflettuto sulle condizioni oggettive che possono impedire l’accesso ai sacramenti, un rifiuto non può limitarsi alla verifica sull’osservanza esteriore della legge. La situazione di vita del richiedente è in contraddizione grave con il sacramento? Qual’è la coerenza di vita rispetto ai criteri evangelici d’apertura a Dio, di docilità allo Spirito Santo, del servizio agli altri, dei legami con la comunità cristiana?
Da parte sua, colui che chiede l’accesso al sacramento, avrà cura di entrare in dialogo, anche se potrà provare all’inizio un senso di ingiustizia per essere “limitato” a causa del suo stato di vita – per esempio quando vive in coppia con una persona dello stesso sesso. Cercherà di capire le questioni problematiche. Questo processo rappresenterà per lui una chiamata a credere, ad affidarsi – talvolta per un certo tempo. Ma Dio non resta sordo quando viene invocato con perseveranza.
Risponderà in un modo o nell’altro. Si può provare un autentico desiderio di perdono da parte di Dio o di comunione al corpo di Cristo. E tuttavia non c’è il diritto ai sacramenti: di fronte all’amore alla grazia di Dio che si manifestano nei sacramenti, non si può pretendere niente, niente può essere rivendicato. Da parte loro, i responsabili ecclesiastici che ricevono richieste di sacramento devono valutare la posta in gioco e misurare le conseguenze di privare qualcuno della grazia dei sacramenti.
Attualmente nella Chiesa ci sono due comportamenti prevalenti: c’è chi ritiene che per dare un sacramento sia necessaria una vita relativamente coerente con le norme della Chiesa e chi ritiene che i sacramenti costituiscano un cibo salutare che permetta di andare avanti sul cammino di Dio. Nel caso in cui una persona decida di non accostarsi ai sacramenti per fedeltà alle raccomandazioni della Chiesa, potrà trovare in questa scelta una coerenza che le permetterà di vivere in pace la sua relazione con Dio e con il prossimo.
Ma se questa scelta è la conseguenza di scrupoli che gli impediscono di essere in pace, occorrerà incoraggiare questa persona a confrontarsi con qualcuno di competente che la possa aiutare a vedere chiaro in se stessa. Gli scrupoli possono essere sintomo di qualcosa da chiarire per un avvicinamento più consapevole a Dio. Due note per acquisire una migliore prospettiva:
- Occorre ricordare che se i sacramenti hanno una funzione importante, non costituiscono la sola strada attraverso la quale ci arriva la grazia di Dio. La grazia ci è data nell’ascolto della Parola, nella preghiera, nella apertura agli altri… lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3,8). La vita cristiana non è completamente condizionata dai sacramenti e, secondo la formula di san Tommaso d’Aquino, «Dio non è legato ai sacramenti».
- Nel corso della sua storia la Chiesa ha riflettuto su ciò che le sembra necessario perché i sacramenti siano ricevuti con una certa coerenza e nella verità. Si possono osservare oggi dei cambiamenti: se il battesimo, in epoca antica, era dato solo agli adulti, talvolta persino al momento della morte, oggi viene impartito ai bambini piccoli; allo stesso modo l’unzione degli infermi era data in punto di morte mentre al giorno d’oggi è amministrata in tutti i casi di malattia grave, come sostegno efficace di Dio nell’affrontare la prova. La Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, approfondisce in modo incessante la comprensione del mistero di Dio, il che può portar a modificare certe prassi nell’amministrazione dei sacramenti.
Testo originale: Puis-je recevoir les sacrements?