Sono un ragazzo trans, omosessuale e disabile e il Signore guarda al mio cuore
Testimonianza di Giona sulla XII stazione: Gesù muore in croce, letta nella Via Crucis online organizzata dal Progetto Adulti Cristiani LGBT il 26 Marzo 2020
Sono Giona, un ragazzo trans, omosessuale e disabile. Non sono cose che solitamente dico tutte insieme e non sarebbero neanche troppo giuste elencate in questo ordine. Mi dico che farebbero troppo clamore, ma la verità che non so dirmi è che forse mi spaventano ancora.
La mia storia comincia con la disabilità, o meglio: la mia disabilità nasce insieme a me e mia sorella, non so come sarebbe la mia vita senza di loro e mi va benissimo non scoprirlo mai.
Coltivare la fede, una fede che sentissi davvero mia, in cui io ero una pedina – seppur piccola – del Suo Progetto, interamente e dettagliatamente pensata da Lui, mi ha aiutato ad accettarmi nel mio corpo atipico, a non sentirmi mai davvero solo neanche nelle difficoltà, perché consapevole che Chi mi conosce da prima che io sia, mai mi affiderebbe una Croce troppo pesante per le mie spalle, ma piuttosto, avendo grande stima di me, mi dà modo ogni giorno di scoprirmi nelle mie potenzialità attraverso le difficoltà.
Anche io però un giorno ho iniziato ad aver paura. Sono trans.
E quel Progetto? Quel corpo meraviglioso e perfetto in quanto Opera Sua? A cosa ho creduto? Ero nel mio orto degli ulivi: non solo avevo paura, ma mi sentivo preso in giro: Figlio di Dio e ora devo morire in Croce? Pedina di un Progetto perfetto in cui anche il mio corpo disabile trova spazio e senso e ora sono trans? Omosessuale per giunta?
In alcuni giorni, nel mio pianto, sono affogato. Sono morto, nel tentativo disperato di trovare equilibrio all’interno di una dicotomia che il mondo mi insegnava essere così marcata: fede e transessualità.
Sentivo di dover rinunciare a qualcosa: a Te o a me stesso?
Eppure, non potevi aver sbagliato Tu. Mi sono fidato, ancora, più di prima. Ho paura, ma mi fido. E lo dico a tutti, ogni giorno, col mio nome: sono Giona, come quel profeta che ha avuto paura, ha provato a scappare da ciò a cui l’avevi chiamato, ma non è scappato abbastanza lontano da sfuggirti. E insieme avete fatto meraviglie.
Insieme, io e Te, faremo meraviglie. Come lo so?
In uno dei miei momenti di crisi, un passo che avevo da anni conservato silente nella mia memoria, ha preso la parola: era l’unzione del re Davide, piccolo, ma destinato ad imprese straordinarie. Ma secondo quale criterio?
Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» (1 Samuele 16:7)
Sono Giona, un ragazzo trans, omosessuale e disabile e il Signore guarda al mio cuore.
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