Sono sieropositivo! “Si muore solo quando non c’è più nessuno che pensa a te”
Testimonianza di Jean-Christophe tratta da seronet.info (Francia), 10 agosto 2008, liberamente tradotta da Dino
Sono gay da 25 anni e sieropositivo da un anno e mezzo. Oggi voglio testimoniare la difficoltà, ma anche l’importanza che ha il parlare della propria sieropositività, del proprio orientamento sessuale e il fatto di scambiarci informazioni sui nostri comportamenti.
Quindici anni fa avevo scelto di vivere più vicino al mio amico colpito dall’AIDS. Avevo cercato l’aiuto o per lo meno l’ascolto e il conforto di alcune persone con le quali avevo confidenza. Talvolta mi sono trovato di fronte all’incomprensione, all’emarginazione, all’esclusione: nelle nostre famiglie, al lavoro, nell’ambiente gay… Così un giorno, durante un consulto, un medico mi ha detto: “Ah, lei è omosessuale…n on ha certo scelto la via più facile. Non le riesce possibile cambiare?” Un conoscente mi ha proposto: “Puoi venire per qualche giorno a casa mia, ma preferirei che il tuo compagno non venga.”
Un gay che non conoscevo e col quale cercavo di stabilire un legame mi ha risposto: “No, cerca di capirmi, tu esci con un ragazzo che ha l’AIDS”. Un collega che consideravo un amico mi ha detto in una riunione di lavoro: “Spero che il tuo compagno crepi… A volte ho voglia di distruggerti per quello che rappresenti.” Per fortuna il più delle volte ho ricevuto delle formidabili dimostrazioni di amicizia e di solidarietà sia nei miei confronti che verso il mio amico, che è morto nel 1993. Se vi parlo del mio coming-out, avvenuto 15 anni fa, è perché il farlo mi ha aiutato a recuperare me stesso, a rafforzarmi e in seguito a parlare della mia sieropositività.
Da quando mi è stata comunicata questa inattesa sieropositività, ho informato del fatto gli uomini con i quali ho avuto rapporti nei mesi precedenti, la mia famiglia, gli amici più intimi.
Ho voluto che il mio entourage capisse perché a volte io mi sentivo un po’ più solo, perché il fatto rivelare la propria sieropositività poteva provocare discriminazione, che la sieropositività era spesso un ostacolo agli incontri sessuali e mi sembrava limitasse le mie prospettive di costruire una relazione affettiva duratura. Se per me è importante essere accettato come omosessuale e sieropositivo, essere semplicemente riconosciuto nella mia completa essenza, lo è per poter parlare senza essere stigmatizzato delle cose che amo, dei miei desideri, dei miei amici, dei miei dubbi, dei miei timori, dei miei progetti, in breve della mia vita.
Certo, talvolta il parlarne è difficile perché non posso sapere a priori come riceverà l’annuncio della mia sieropositività la persona con la quale mi confido, e nemmeno come essa potrà percepirmi in seguito, ma il nasconderlo continuamente sarebbe come ignorare una parte di me e rimarrei da solo con il mio HIV. Voglio anche parlarvi di prevenzione e di comportamenti pratici.
Avevo sempre usato il preservativo in caso di penetrazione con i miei partner occasionali, ma tuttavia, da quando sono sieropositivo, a volte ho accettato rapporti non protetti. Non l’ho fatto per timore di ricevere un rifiuto, o perché il profilattico non sigillava bene, o per irresponsabilità, né per malsano desiderio di contagiare e nemmeno per perversione, ma perché l’altro era sieropositivo oppure perché era stato lui a farmi questa proposta.
Perché ne avevamo voglia e perché ne accettavamo i rischi, perché ci eravamo accordati su alcuni limiti e infine perché tutti e due desideravamo vivere una relazione piena, completa e spensierata per un’ora o una notte. Ciò che voglio dire qui è che, omosessuale sieropositivo, ho anche bisogno di poter comunicare e di confrontarmi riguardo ai miei comportamenti sessuali, senza essere giudicato, senza tabù e che desidero che i messaggi di prevenzione e di riduzione dei rischi tengano conto delle realtà che vivo.
Per concludere voglio dirvi che sono fortunato. Dall’inizio dell’epidemia, ho avuto la fortuna di poter accedere facilmente alle informazioni fornite dalla stampa gay, presso associazioni, di essermi sempre potuto procurare dei preservativi, del gel e di eseguire regolarmente dei test di screening. Ho avuto la fortuna di conoscere molto presto amici e partner sieropositivi. Ho anche avuto la fortuna di essere contagiato soltanto di recente e, anche se ogni giorno penso ancora alla mia sieropositività, i progressi nelle terapie fanno sì che io ci pensi senza considerarla una vera malattia né una minaccia di morte.
Infine ho la fortuna, da quando sono contagiato, di averlo potuto confidare a persone a me vicine, amici e colleghi che mi riconoscono anche come sieropositivo e che mi danno il loro sostegno quando ne ho bisogno. A tutti loro voglio dire grazie, grazie per la loro amicizia e la loro solidarietà. Dedico questa testimonianza a Philippe, che quindici anni fa in ospedale mi ha detto: “Sai Jean-Christophe, non ho paura di morire; si muore davvero solo quando non c’è più nessuno che pensa a te”. Ho la fortuna e il piacere di essere qui tra voi per pensare a lui, agli altri, a noi e all’avvenire. Vorrei che la mia testimonianza potesse aiutare altri sieropositivi ad essere più visibili, perché è la nostra diversità e, ahimè, anche il nostro numero a fare la nostra forza.
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Testo originale: J’ai eu la chance de connaître très tôt des amis et des partenaires séropositifs