Sono triste perchè per il Cardinale di Palermo le vittime dell’omofobia non sono degne di una preghiera
Lettera di Elvira Frusteri pubblicata sul blog di Franco Barbero il 6 maggio 2011
Giorno 12 maggio, presso la Chiesa di Santa Lucia in Palermo, doveva celebrarsi la veglia per le vittime dell’omofobia. Un appuntamento annuale che si svolge in tutta Italia e non solo.
Un appuntamento che interessa non solo le persone omoaffettive, ma tutti gli uomini e donne di buona volontà che dicono NO alle violenze fisiche e verbali.
Un appuntamento che vuole far riflettere sul dolore di chi subisce in prima persona e chi subisce di riflesso odio e ignoranza. La veglia del 12 maggio vuole essere un momento, appunto, di preghiera. Preghiera che sale come incenso a Dio… nulla più.
Eppure il Cardinale Romeo, pastore della diocesi di Palermo ha detto no. Un No che fa riferimento ad un farfugliante documento del 1986. E’ sconcertante che un ‘pastore’ vieti di pregare.
Si prega per le vittime della mafia, delle guerre, della strada. Le vittime dell’omofobia non sono di certo vittime di seconda categoria. Il dolore di una madre che vede rientrare il figlio pestato a sangue perché gay non è da meno.
Il dolore di un giovane che si toglie la vita perché rifiutato dalla società non è da meno. Eppure c’è la pensa così. C’è chi pensa che le vittime dell’omofobia non siano vittime degne di un pensiero e di una preghiera.
Oggi sono triste perché la chiesa cattolica (il minuscolo non è casuale) ha fallito ancora. Sono triste perché si antepone un documento alla Pienezza dell’Amore. Sono triste perché alla Carità si preferisce la prescrizione.
Poiché il cardinale Romeo vieta un luogo, io invito tutti, ma proprio tutti a pregare comunque e con più forza per le vittime e anche e soprattutto per chi non riesce a sganciarsi dagli schemi per vivere la Carità.