Sono un cristiano LGBT. Sessualità e fede sono intrecciate dentro di me
Testimonianza del pastore Stephen Lingwood tratta dal “Christian role models for LGBT equality”, edito da Stonewall (Inghilterra), settembre 2015, pag.31, liberamente tradotta da Marzia Di Bartolomeo
“Avevo 17 anni quando mi sono dichiarato a me stesso. E’ successo in un momento di preghiera e, in un certo senso, in realtà è stato Dio che mi ha dichiarato.” Stephen Lingwood è stato un Cristiano Unitariano sin dalla sua adolescenza e sette anni fa è diventato un ministro. Amministra a Bolton, nel Regno Unito, ed è un cappellano nell’ università della città, ed è ex presidente del Ministero Unitarian Strategy Group.
Crescendo, ho lottato sia con la mia sessualità che con la mia fede, ho patteggiato per chi ero veramente e in ciò che credevo. Mio padre è un pastore e sono cresciuto nella Chiesa d’Inghilterra, ma ho scelto la Chiesa Unitariana quando ero studente. Mi sono anche identificato come bisessuale. Così il mio più grande problema da giovane fu in che modo dichiararmi ai miei genitori – se prima come bisessuale o come Unitariano.
La mia sessualità e la mia fede si sono intrecciate tra di loro ed è lì che sono partito come Cristiano LGBT. Ripensando alle cose che ho scritto maturando, per me sono due facce della stessa medaglia. Lo sono sempre state. Da adolescente sapevo di essere bisessuale, ma ho represso l’attrazione che sentivo verso gli uomini. Avevo 17 anni quando mi sono dichiarato a me stesso. E’ successo in un momento di preghiera e, in un certo senso, in realtà è stato Dio che mi ha dichiarato.
Ero in pellegrinaggio verso la Comunità di Taizé, in Francia, e una sera, mentre pregavo, ho sentito una vera connessione con Dio. Allo stesso tempo, passò di lì un uomo molto carino, e provai attrazione per lui. Mi sarei represso, come facevo abitualmente, ma in quel momento sentì che Dio mi aveva mandato quell’uomo per affrontare la mia battaglia e mi sono detto, ‘Ok, sono attratto dagli uomini? Sì. Sono attratto dalle donne? Sì. Allora sono bisessuale e basta ‘. Fu un momento di grande sollievo e di accettazione in presenza di Dio.
Sembrava che Dio mi stesse mostrando ciò di cui avevo bisogno per conoscere me stesso, al fine di crescere e vivere la vita a cui ero stato chiamato – senza sapere esattamente cosa volesse dire in quel momento. Non mi sarei mai potuto spingere in avanti con la mia vocazione senza questo confronto con me stesso e senza aver ricevuto questa guarigione.
Durante l’adolescenza misi in discussione la fede nella Chiesa d’Inghilterra con cui sono stato cresciuto, che mi ha portato dove sono adesso. Esplorando cosa significasse per me la spiritualità, sono stato attratto dai Quaccheri, ma ho trovato la mia strada nell’Unitarianismo, in parte per l’atteggiamento positivo verso le persone LGBT. So che ci sono chiese e persone all’interno della Chiesa d’Inghilterra solidali con le persone LGBT, ma non penso che l’istituzione stessa lo sia, e alcune delle loro decisioni mi hanno portato alla conclusione che non potevo far parte di una organizzazione che non era completamente d’accordo con le persone LGBT. Per quanto rispetto possa provare per chi rimane e cerca di riformare la Chiesa dall’interno, far parte di una comunità religiosa in cui ero interamente accettato, era una cosa essenziale per me. Credo che sarei entrato a far parte della Chiesa Unitaria anche se non fossi stato bisessuale.
La qualità di leader religioso, mi è sempre appartenuta. Prima di avere questa nomina, scrissi per diverse riviste Unitarie e la gente sapeva che ero bisessuale. Ma dopo un anno da quando entrai nel mio ministero, ho sentito il bisogno di dirlo esplicitamente alla mia congregazione e così ho cominciato a predicare su ciò che sono e come mi identifico.
E’ stata un’esperienza molto positiva, e qualcuno che non era stato ai miei culti, lo venne a sapere e dandomi un grande abbraccio mi disse: ‘Se hai bisogno di qualcosa, fammelo sapere’.
Non parlo di me stesso o delle tematiche LGBT ogni settimana, perché ci sono altri problemi nella vita, ma è importante che loro sappiano di me. E sono grato di aver sempre ricevuto l’accettazione incondizionata che noi cerchiamo di dare come comunità religiosa.
Quando le persone nella comunità LGBT mi chiedono che cosa faccio per vivere e io rispondo che sono un ministro di culto, rimangono scioccate e pensano che stia scherzando! Ma sono felice di spiegare il ruolo della Chiesa Unitaria. Siamo il lato liberale della Cristianità. Non abbiamo un credo a cui è necessario iscriversi per rimanere con noi. Incoraggiamo ogni persona a trovare il suo linguaggio spirituale. La cosa più importante è amare Dio e amare il prossimo, e noi non lo rendiamo complicato.
Quando Gesù si trovava di fronte alla scelta tra la reale compassione per un essere umano di fronte a lui o l’attaccamento alla legge religiosa, ha sempre scelto la vera compassione per l’individuo, e per noi la legge della compassione sostituisce ogni altra legge. Siamo in armonia con Dio, con il mondo e con gli altri. E siamo molto aperti – siamo stati la prima denominazione ad avere donne ministro, oltre 100 anni fa, e la prima ad accogliere ufficialmente i ministri LGBT nel 1970.
Per me, Dio è misterioso. Non so del tutto chi o che cosa è Dio, e glie lo dico tutto il tempo, ma rimango in relazione con Lui. Ho momenti di collegamento con Lui nella vita quotidiana. Quando accadono queste connessioni, cerco di prenderne atto, e quelle volte in cui mi capita di incontrare Dio mi chiedo, ‘Dove ho incontrato Dio oggi?’.
Possono essere rari quei momenti in cui ti senti che Dio è in ascolto, ma vale la pena crederci. Non capisco sempre questo rapporto, ma mi dà sicuramente un fine più profondo e gioia. Mi guida all’interessamento, in luoghi emozionanti e ad una vita più avventurosa. E’ un rapporto di amore e aumenta la mia capacità di amare. Così lavoro sodo, ascolto, e continuo a rinnovare la mia relazione con Dio nel culto, con la preghiera, la meditazione e osservando.
Dio non ci chiede di essere meno di quello che siamo. Non ci chiede di lasciare parte di noi stessi alla porta della chiesa, o nasconderci nell’armadio. Dio è il Dio della verità, che ci vuole pienamente vivi e non si può essere pienamente vivi se si sta negando o mentendo su una parte di se stessi. Quindi voglio dire a chiunque pensi di voler far parte delle persone LGBT, di voler soggiornare in un luogo di preghiera e trovi persone che hanno camminato su questa strada, che sono in grado di ascoltare, di connettersi con le lui e soprattutto con Dio. Non siate cauti nel venire alla fede. Lasciate che venga la verità.
Testo originale: Christian role models for LGBT equality (Pdf)