Sono un gay del Burundi: “finalmente mi sono accettato così come sono!”
Articolo di Leonce Bitariho pubblicato sul blog Waza. L’Afrique se raconte (Francia) il 31 ottobre 2013, libera traduzione di Marco Galvagno.
Nonostante l’incriminazione dell’omosessualità in Burundi alcuni omosessuali non temono di rivelare la propria omosessualità ai loro cari e di agire per aumentare l’integrazione delle minoranze sessuali. N.S., che desidera nonostante tutto restare anonimo sul web, nota della redazione ha fisicamente tutte le caratteristiche femminili o quasi: il viso, il sorriso, i capelli, l’andatura, la voce tutto ci lascia pensare a prima vista di trovarci di fronte a una ragazza. N.S. ha interrotto un corso di formazione per raccontare la sua esperienza ai nostri microfoni.
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Diverso dagli altri ragazzi
Quest’uomo di 29 anni ha saputo di essere gay quando era ancora al liceo. Mi sentivo più attratto dai ragazzi che dalle ragazze, dice. All’inizio non voleva ammettere di essere omosessuale. Racconta di aver lottato contro se stesso, perché si sentiva diverso dagli altri ragazzi. Ma non ci è riuscito: “ Mi sono reso conto che questa lotta era impossibile, sostiene e mi sono accettato come sono, sostiene. “. N.S. afferma di non aver mai fatto l’amore con una ragazza, prova piacere sessuale sessuale solo con i suoi patners di sesso maschile. “ sono un uomo che ama gli uomini, un gay e sono fiero di esserlo” afferma.
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Persone come le altre
N. S. non è stato costretto a fare coming out per svelare la propria omosessualità ai genitori. Sospettavano che fosse omosessuale già vedendo il suo comportamento e le sue movenze. “Sembra che si veda fisicamente in me” dice sorridendo, “Sono un po’ femminile”
Precisa di essere stato onesto quando i suoi genitori gli hanno fatto la domanda e di aver ammesso serenamente di essere gay. Narra che oltre alla sua famiglia ed anche qualche amico è al corrente. “Se mi si chiede per caso se sono gay dico di sì, che piaccia loro o no”. Aggiunge che gli omosessuali sono persone come le altre, nonostante le discriminazioni e lo stigma sociale che subiscono. “Nessun essere umano dovrebbe essere vittima di discriminazioni per come Dio lo ha creato”
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Battaglia delicata e difficile.
È per questo motivo che si batte per la difesa dei diritti delle minoranze sessuali in Burundi, diritti inesistenti o quasi, perché non vengono riconosciuti dal potere pubblico. Lavora per un’organizzazione privata che ha un progetto di prevenzione e presa in carico delle minoranze sessuali. Ha anche una linea d’ascolto SOS, online. In questa battaglia delicata e difficile può contare sul sostegno di associazioni della società civile in modo particolare di quelle che hanno integrato nei loro programmi i gruppi delle minoranze sessuali, in quanto persone vulnerabili. E rivela che i gay non sono così pochi come si potrebbe pensare.
“Direi che esistono in tutti gli ambienti sociali sia tra gli intellettuali che tra le persone che non hanno studiato, sia in campagna che in città”. In questa lotta i gay burundesi devono scontrarsi con uno scoglio: la legge. Il codice penale del 2009 prevede che chiunque abbia rapporti sessuali con persone dello stesso sia punibile con una detenzione che va dai 3 mesi ai 2 anni e deve inoltre pagare una multa dai 50 mila ai 100 mila franchi africani, si può anche applicare una sola delle due pene. “Spero che questa legge venga presto cancellata”.
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Testo originale: Homosexuel burundais. “Je me suis accepté comme je suis”