Sono un gay rabbino o un rabbino che è gay?
Testimonianza di Ari Naveh pubblicata sul sito My Jewish Learning (USA) il 30 Gennaio 2014, liberamente tradotta da Silvia Renghi
Nel 2008, presi la decisione di frequentare la scuola rabbinica come uomo apertamente gay. Prendere tale decisione fu allo stesso tempo facilissimo e difficilissimo. Le mie preoccupazioni erano incentrate sulla questione principale: che aspetto avrebbe avuto la mia comunità gay ed ebraica? Dopo il mio primo anno presso l’Hebrew Union College (HUC) in Israele, ho ricevuto notizie non proprio ideali: la mia nuova casa sarebbe stata presso il campus HUC a… Cincinnati. Questa non era stata la mia scelta iniziale e non ero contento, essendo nato e cresciuto a New York.
Ma, pensai “Sono sicuro che non solo sarò accolto a braccia aperte, ma troverò un’amorevole comunità che potrà essere un modello per me che sono uno studente gay rabbinico e, di conseguenza, un rabbino gay… giusto?”
Ho subito scoperto, almeno al mio primo anno, di essere il solo studente apertamente gay del campus; la mia terapeuta mi dice sempre che è importante mostrarsi apertamente gay, perché non si sa mai, e apprezzo il suo ottimismo.
In qualche modo sono diventato un halutz (un pioniere), la vera identità che avevo sperato di evitare quando avevo scelto di essere uno studente gay rabbinico nel mondo della Riforma, in contrasto con quello Conservatore.
A Cincinnati, dovevo pensare attivamente a come muovermi tra tutte le mie identità con una rete di supporto limitata. In una città del Midwest conservatrice, mi ritrovai a lavorare con piccole e talvolta anche conservative congregazioni, così come con i loro studenti rabbini. Come potrei rivelarmi ai miei studenti?
Dovrei usarli come pretesto per combattere per ciò che ritengo importante e significativo? Come trovare una solida comunità LGBT ebraica al di fuori della scuola, quando la scuola occupa la maggior parte della mia vita?
E ovviamente la domanda più importante: sono un gay rabbino o un rabbino gay?
Queste due affermazioni possono sembrare simili ma non potrebbero essere più diverse, come ho scoperto pochi mesi fa nel tentativo di preparare una dichiarazione personale da inviare alle congregazioni per candidarmi per possibili posizioni rabbiniche.
Nella mia personale dichiarazione ho raccontato una storia sulla costruzione di un rapporto con un congregante in una comunità nel nord-ovest della Florida, inizialmente titubante circa l’avere un studente rabbinico apertamente gay. Non avevo ancora accennato alla mia sessualità a quella comunità, ma fui esclusi dal mio predecessore… ma questa è tutta un’altra storia.
Ho scritto che nei due anni che ho servito là, siamo cresciuti e abbiamo creato un rapporto incredibile e speravo di avere spostato la sua prospettiva, anche solo in piccola parte.
La storia che ho raccontato per la mia dichiarazione personale è andata incontro ad una opposizione clamorosa e quasi universale. Mi è stato detto di aver messo troppo in primo piano la mia sessualità: ha dato di me l’immagine del “rabbino gay” più che di “Ari che è gay”… e di colui che ha anche molte altre identità e caratteristiche, di pari valore e importanza.
Mentre questo è certamente vero, suona strano sentir parlare di – per lo più eterosessuali – amici, colleghi e insegnanti che potrebbero costringermi a “nascondere la mia omosessualità”.
In un recente articolo su Slate.com, lo scrittore gay J. Bryan Lowder lamentava come alcune figure pubbliche hanno iniziato a fare coming out affermando che essere gay è solo una piccola parte del loro essere, non l’essenza.
Lowder crede, come me, che questa enfasi riduca il valore del coming out e del fungere da modello agli occhi degli altri componenti della comunità LGBT.
Lungo il percorso verso la conclusione di questo cammino, non ho più risposte di quando ho iniziato. Penso che a volte si debba solo essere un halutz (un pioniere), intraprendendo un percorso solitario per il bene di coloro che un giorno faranno lo stesso. Può essere difficile, ma almeno dà vita a storie meravigliose.
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Testo originale: Am I a Gay Rabbi, or Am I a Rabbi Who Is Gay?