Sono un gay ugandese. Amo Dio e so che lui mi ama
Testimonianza di Emma pubblicata sul sito GayChristianAfrica il 16 agosto 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Mi chiamo Emma e sono ugandese. Ho conosciuto Dio all’età di undici anni. Sapevo già di essere diverso, ma non conoscevo a fondo la mia sessualità, perciò non vi prestavo attenzione. Continuavo comunque ad amare Dio, e a dodici anni sono arrivato al liceo, ed è lì che si comincia a parlare di sessualità. A quell’epoca i ragazzi scherzavano molto su tutto ciò che è gay e si chiamavano a vicenda “moglie”, “fidanzato” etc.
Mi viene da dire che, per loro, erano solo scherzi innocenti, ma per me che sono gay (anche se non sapevo nulla di cosa voglia dire essere gay) quegli scherzi mi facevano aprire gli occhi su chi ero veramente. In quel periodo non avevo nessuno con cui parlarne: vivevo, ed ero cresciuto, in un Paese che ha una determinata cultura, e se la tiene stretta, come molti altri Paesi africani. La nostra cultura non parla di sesso in pubblico, e nemmeno in famiglia: per esempio, mai i miei genitori ne hanno parlato con me, nemmeno una volta.
Pensavo di essere l’unico al mondo a provare quei sentimenti, quindi mi risolsi a dire tutto a Dio, perché sapevo che sarebbe stato corretto con me e mi avrebbe mostrato un modo per uscirne, ma soprattutto perché avevo fiducia che il mio segreto sarebbe stato ben preservato, e che non sarei stato respinto. Cantavo nel coro della scuola, e non ho mai abbandonato la fede cristiana, pur sapendo di essere diverso. Un giorno in chiesa il predicatore parlò di omosessualità, e il messaggio era che essa è un peccato.
Tornai a casa, mi misi a letto e mi chiesi come avevo fatto fatto a diventare un peccatore. Anche se non avevo mai compiuto atti omosessuali, mi sentivo comunque un peccatore, a causa di quel predicatore, che mi aveva mostrato come l’omosessualità fosse un peccato disgustoso. Ancora oggi alcuni leader religiosi, sacerdoti e pastori esagerano molto quando parlano di omosessualità, che condannano fortemente, e condannano persone additate al pubblico ludibrio culturale e religioso.
Dopo aver compreso questo, decisi di chiedere a Dio di eliminare il mio orientamento sessuale, che per me consisteva di sentimenti vergognosi. Pregai, digiunai, ma nulla accadde. Arrivai al punto di smettere di pregare per essere diverso, ma continuavo comunque ad amare Dio e a pregare per altre cose. Da quel giorno, e sono passati molti anni, ho sempre ignorato il pensiero di essere un peccatore per via della mia sessualità.
Ringrazio Dio di avermi guidato in quegli anni di confusione e di avermi protetto dall’agire in modo irrazionale. Continuavo a vivere una vita cristiana, avevo quasi finito il liceo, quando iniziai a frequentare una congregazione il cui predicatore insisteva sul fatto che Dio odia il peccato, ma non il peccatore. Fu un grande sollievo: da quel giorno in avanti scelsi di amare Dio perché egli mi ama, e di lasciare a lui quei peccati complicati. La sua grazia può salvare chiunque, da qualsiasi tipo di peccato.
Il fatto di condannarvi da soli, di considerarvi cristiani indegni e terribili peccatori magari non svanirà immediatamente, ma poco a poco, e comincerete a comprendere che l’amore di Dio è più grande di ogni peccato e di ogni tribolazione di questo mondo.
Sono fermamente convinto che se il Vangelo fosse interpretato correttamente, in modo da distinguere bene, come fa Dio, il peccato dal peccatore, nel mondo cristiano non ci sarebbe spazio per l’odio, e l’omosessualità non sarebbe un problema. L’amore illuminerebbe i nostri occhi, e saremmo capaci di vedere il fratello e la sorella come figli di Dio, li vedremmo come sono, non come cose imperfette.
Non sarò perfetto, ma non mi sentirò mai condannato per il fatto di essere un cristiano gay. Amo il mio Dio, e sono sicuro che anche lui mi ama.
Testo originale: I am sure he loves me
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