Sono un giovane gay pentecostale. Cosi ho riscoperto l’Amore di Dio
Testimonianza di un giovane pentecostale
Sono un giovane proveniente dalle comunità evangeliche pentecostali, cresciuto con un’idea di fede molto profonda che mi ha portato sin dall’adolescenza ad aprire il mio cuore a Cristo, realizzando che la presenza di Dio può manifestarsi ancora oggi in modo tangibile nella vita di chiunque lo voglia, riempiendo la propria anima di un amore indescrivibile.
Ho goduto della presenza di Dio come Padre, in modo particolare, in quanto non ho potuto vivere una figura paterna stabile.
All’inizio della mia adolescenza ho iniziato a provare attrazione nei confronti di persone del mio stesso sesso, il che ha creato in me una profonda confusione.
Mi era stato insegnato che qualsiasi orientamento diverso da quello eterosessuale, era una condizione di “abominio”, non solo umanamente ma soprattutto davanti a Dio, e per quanto mi sforzassi di evitare certi pensieri purtroppo la mia mente sembrava decisa e la mia volontà nulla poteva fare.
Negli anni, oltre agli istinti sessuali, mi rendo conto che finisco per legarmi sentimentalmente ad alcuni di quelli che consideravo amici stretti. Credendo di essere solo una persona particolarmente sensibile e amante dell’amicizia ho proseguito la mia strada insieme alle giustificazioni che trascinavo con me.
In seguito a un brutto periodo della mia vita, che mi ha lasciato una parziale invalidità fisica e poi successivamente alla morte di mio padre, è iniziato un periodo di profonda sofferenza, e allo stesso tempo un principio di divisione del mio essere.
Da un lato ero un giovane che amava Dio e che voleva servirlo, un giovane che, superata la sofferenza per gli eventi critici, realizza esperienze spirituali molto profonde, un giovane che per alcuni anni è stato responsabile di una classe di scuola domenicale (simil catechismo per intenderci), che comprende per la prima volta l’amore pratico di Cristo attraverso l’amore fraterno per quei ragazzini.
Dall’altro lato la mia omosessualità repressa, che cercava di farsi spazio dentro me, ed io che ero sempre pronto a pregare per quelli che ritenevo dei pensieri di perversione carnale. Non è stato facile, una profonda sofferenza e allo stesso tempo una sensazione di inadeguatezza hanno iniziato a pervadermi, dandomi la percezione che nel posto dove mi trovavo non stavo bene.
Trascorsi alcuni anni ero oramai consapevole che quell’ambiente religioso che avevo sempre vissuto come se fosse l’unico posto perfetto e voluto da Dio, in verità non era altro che una delle tante realtà del mondo protestante, con la propria interpretazione biblica, con i propri fattori positivi ma con altrettanti negativi.
Ho scelto quindi di lasciare la comunità a cui appartenevo. Questa decisione ha creato in me una profonda distanza da Dio, convinto che allontanandomi da quell’ambiente non avrei mai potuto più avvertire la sua presenza e, cosa più importante, non sarei più riuscito a reprimere i miei istinti sessuali, mi auto accusavo oramai già da anni, ma in questa fase il giudice dentro di me era diventato così duro, che iniziava a distruggere la mia voglia di vivere.
Tutto questo ha avuto ripercussioni nella mia vita pratica: collezionavo continui fallimenti e non riuscivo a trovare la mia strada, non riuscivo più a studiare, e annegando nelle mie insicurezze ho iniziato a isolarmi, convincendomi che in quello stato nessuno avrebbe potuto accettarmi. Mi sentivo un fallito davanti a Dio e davanti agli uomini, indossavo una maschera cercando di andare avanti, ma era inutile. Una forte rabbia mi esplodeva in ogni situazione che mi riguardava, poi la sera, tolta la maschera, erano lacrime di sangue.
L’unica cosa che apparentemente mi appagava, era cercare esperienze sessuali con uomini.
Purtroppo andando avanti così, sono arrivato a un punto di non ritorno. Quest’anno mi sono guardato dentro e mi sono detto: “o faccio qualcosa per uscire da questo inferno, o prima o poi mi ammazzo”. Al che, casualmente, mentre cercavo tutt’altro, mi è spuntata la pagina Facebook di una psicologa: non so esattamente perché, ma ho sentito l’esigenza di iniziare un percorso di psicoterapia.
Dopo le prime sedute ho capito che dovevo affrontare l’argomento “mi piacciono gli uomini”. Questa cosa mi ha creato un’ansia pazzesca, così ho cercato su internet qualche realtà cristiana che la pensasse diversamente sull’argomento sessualità, in quanto la mia paura era quella di dover rinunciare alla fede per il mio orientamento. Mi sono ritrovato sul portale “Gionata” e scorrendo fra i vari articoli ho trovato la testimonianza di Paolo.
Non dimenticherò mai quel momento: per la prima volta mi sono reso conto che non ero solo, non ero l’unico a vivere questa condizione, per la prima volta ho scoperto che nelle stesse comunità da cui provenivo c’era un ragazzo che aveva vissuto le stesse sensazioni, problemi sofferenze.
Ne ho parlato con la mia psicologa, e lei mi ha detto una frase che mi è arrivata nel profondo, pur non essendo lei Cristiana: “Chi lo dice? Lo dicono degli uomini… ma non lo dice Dio”. In quel momento tutto il castello di insicurezze e paure che mi ero costruito è scoppiato in mille pezzi, e dietro le macerie ho ritrovato in Dio quel padre che ti aspetta a braccia aperte e non vede l’ora di riabbracciarti.
È stato così che finalmente ho compreso che Dio non mi aveva mai abbandonato, che il mio orientamento sessuale non avrebbe mai potuto allontanarmi da Lui, perché il Suo amore va oltre ogni cosa.
Oggi, a distanza di tre mesi dall’inizio del mio percorso, sono un’altra persona, e ho ripreso la mia vita con la certezza che Lui è con me!
A te che leggi e forse ti ritrovi almeno in parte nella mia storia, ti voglio ricordare che Dio ti ama e basta, e se hai bisogno anche solo di una persona che possa ascoltarti, con cui confrontarti, non esitare a contattare i volontari del Progetto Evangelici. Sarebbe una grande gioia poter condividere le nostre esperienze perché il cambiamento inizia proprio dalla condivisione.
Info> Progetto Evangelici per cristiani omosessuali in cammino