Sono un pastore gay che nasconde la sua omosessualità
Intervista di Carlos Osma pubblicata sul sito Lupa Protestante (Spagna) il 17 febbraio 2013, libera traduzione di Marco Galvagno
Sono un pastore protestante che reprime il proprio orientamento sessuale. Mi va bene così. Ho due figlie meravigliose, una moglie straordinaria. però mi sento confuso.
Ti consideri eterosessuale gay o bisessuale?
Mi sono sposato quando ero molto giovane, subendo le pressioni dell’ambiente in cui ho trascorso la mia vita, la chiesa battista, l’istituto biblico dove ho studiato. Tutti si sposavano, così anche io mi sposai con una compagna che non amavo, posso stare con lei, ma non potrei andare con altre donne nemmeno per scherzo, non l’ho mai fatto in tutta la mia vita. Dimmi tu allora cosa sono?
Avere rapporti sessuali con una donna o con un uomo non ti rende omosessuale, bisessuale o eterosessuale. Il tuo orientamento viene determinato dall’attrazione che provi, se ti senti attratto esclusivamente da altri uomini direi che sei gay nel tuo ambiente la gente è aperta?
Per niente tutti sono molto omofobi, però cerco di svegliare le coscienze delle persone sui peccati realmente gravi che consideriamo leciti, perché sono culturalmente accettati.
Appartieni a una tradizione protestante o evangelica ? Sono pastore battista e la chiesa battista è molto conservatrice su alcuni temi.
Beh alcune chiese battiste sono progressiste e inclusive, così penso che la tu a situazione sia dovuta più all’omofobia del tuo ambiente. Cosa provi? Cosa ti passa per la testa?
Sento di essermi cacciato in un vicolo cieco per soddisfare le aspettative degli altri. Ho dei figli, responsabilità pastorali e noto che le persone della mia comunità provano una grande simpatia per me.
I soldi, però sono un problema anche se ricevo uno stipendio medio per il mio lavoro. Ho paura di continuare ad essere represso e un giorno “far saltare in aria un aereo”.
Sono molte le cose complicate. Tante volte vorrei scappare lontano, prendermi qualche giorno, meditare, però mia moglie mi fa domande dove sei stato, con chi?
Cose che solo che solo chi è sposato può capire. Vorrei un altro lavoro, non perché quello attuale non mi piaccia, però non voglio sentirmi ipocrita.
Tua moglie lo sa? Prima di sposarmi sono stato chiaro. In primo luogo le ho detto non sono innamorato di te, amo un’altra donna e poi sono incasinato, ho subito abusi sessuali da piccolo e da allora in poi mi sento attratto dagli uomini e sono anche andato a letto con alcuni.
Lo ha preso male, però mi ha detto che capiva ciò che stavo vivendo e che grazie alla fede nel Signore, sarei guarito. Dio mi avrebbe aiutato. insomma cose di questo genere.
Da quello che stai dicendo capisco che ritieni di essere diventato gay per gli abusi che hai subito da piccolo o sbaglio? Suppongo che da lì ho sviluppato le mie preferenze sessuali, non ero mai stato con una donna anche se mi innamoravo facilmente invece, fin da ragazzo, ho avuto rapporti sessuali con uomini.
Vedo che vivi il tuo orientamento sessuale con un forte senso di colpa. Non credi che Dio ti accetti, non pensi che ti ama come sei? Mi hanno insegnato che i sodomiti andranno all’Inferno e compagnia bella.
L’orientamento sessuale di qualcuno non ha niente a che vedere con l’abuso. Le persone eterosessuali che hanno subito abusi non cercano di giustificare il proprio orientamento sessuale per l’abuso che hanno patito.
Non lo giustifico quello che dico è che prima mi ha scatenato odio poi attrazione. Fin dall’adolescenza iniziai a cercare d avere rapporti sessuali con altri uomini.
Credo che tu stia unendo un fatto traumatico che ti è successo con il rifiuto del tuo orientamento sessuale, perché hai interiorizzato l’omofobia del tuo ambiente. Forse dovresti renderti conto che, non solo hai subito un abuso nella tua infanzia, ma che è la mentalità che ti è stata inculcata che ti fa sentire colpevole per quello che sei.
E’ un abuso che la tua famiglia, la società, la chiesa hanno esercitato su persone come te. Invece di aiutarle le colpevolizzano sempre più.
Si lo capisco, però la mia scelta di vita in questo momento sbagliata o no ha coinvolto innocenti moglie e figlie, sacerdozio tutte cose che non posso abbandonare.
Immagino che se avessi visto una possibilità ne avresti approfittato per essere te stesso.
Si lo so, vivo del mio ministero e ti sembrerà stupido, ma a cosa potrei dedicarmi alla mia età. E’ stato quello che ho studiato, quello che mi piace, quello in cui me la cavo bene.
Da un lato direi che ti capisco, però la fede ci spinge ad essere coerenti. Non so in che luogo ti vedi, come vedi te stesso? Sai che Dio ti ama come sei o credi ancora che ti rifiuti? Però è chiaro che ti trovi in una situazione complicata, però non impossibile da cambiare, dipende da te.
Ho accettato che Dio mi ama, ho abbandonato i sensi di colpa, ma sono preoccupato dalle cose pratiche della mia vita: il bilancio della parrocchia, le bambine, la casa. Queste cose mi obbligano a restare.
Mi chiedevo come ti piacerebbe che fosse la tua vita? Libera senza confusione o indecisione, ma è così difficile.
Conosci altri cristiani gay? Si un mio amico pastore pure lui, però non ha potuto aiutarmi molto. Ti confesso che abbiamo fatto l’errore di andare a letto insieme e questo mi ha fatto ancor più male.
Ti vedi sempre con una doppia vita? No, però non vedo nessuna via d’uscita per il momento. Le mie bambine vanno ancora a scuola. E’ terribile, però non so fare altri lavori, a parte il pastore. Non guadagno molto, però ho abbastanza soldi per tirare avanti con la mia famiglia. E’ vile forse da parte mia, però è la verità.
La tua situazione non è molto diversa da quella di altre persone gay o lesbiche cristiane, sposate con figli e responsabilità pastorali. E alla fine tutto si riassume nel rispondere alla domanda “cosa sei disposto a perdere per essere ciò che sei”.
Sarebbe irresponsabile da parte mia, viviamo nei locali della chiesa, questo ci limita molto, se facessi coming out sarebbe un disastro.
Torno a chiederti come ti piacerebbe che fosse la tua vita pensaci un momento e spiegami come sarebbe la vita che avresti desiderato per te stesso.
Essere libero, autosufficiente non essermi sposato, non aver assunto tutte queste responsabilità pastorali. Non rinnego le mie figlie, sono una benedizione e mi rendono felice, però non è la vita che immaginavo.
Una domanda cambiando tema quando qualcuno nella tua comunità parla dell’omosessualità in termini negativi come ti senti? Male, cerco di fare riferimento al fatto che ci sono peccati altrettanto gravi e pure molto più gravi di questo.
Di sicuro ci sono state persone che hanno scoperto…. Sono compassionevole, induco gli altri a mostrare misericordia e a non giudicare.
Che cosa ti piacerebbe fare (per le persone LGBT) se questo non ti mettesse in pericolo? Aiutare, dare consigli adatti alle persone sulle loro scelte di vita.
Come ti senti nel non farlo? Fare cosa?
Dire loro che Dio le ama come sono, che devono essere forti che devono fidarsi del Signore e che sono una benedizione per la chiesa in qualunque modo siano.
Non avrei sotterfugi nel farlo, anche se la mia chiesa mi scomunicasse.
Cosa pensi quando predichi sulla parabola del Buon Samaritano?
Le cose tradizionali, l’accettazione del prossimo, la compassione, etc. Abbiamo un gruppo maschile che si riunisce una volta al mese, tutti maschilisti da morire.
Facciamo dibattiti e una volta abbiamo parlato dell’omosessualità: pochi si sono mostrati compassionevoli, la maggior parte diceva frasi del tipo “Non c’è salvezza per le checche”.
Non ti rendi conto che Cristo ti chiama? Non vedi che stai togliendo alle cose il loro sapore solo perché hai paura. Cosa dici alla gente quando predichi che devono fare ciò che ci si aspetta da loro o che devono essere coerenti?
Mi confondo, sono incasinato, dico ciò che mi hanno insegnato alla vecchia maniera.
Solo che tu vivi la tua vita, è difficile che un altra persona sappia davvero ciò che stai vivendo, però credo che se hai deciso di essere pastore è perché vuoi aiutare la gente, vuoi trasmettere loro il messaggio di Gesù, non un discorso teorico. Ma una testimonianza di vita ti coinvolge in prima persona. La paura paralizza, ma non può giustificare tutto.
Ma questa è stata sempre la mia vita da quando ero bambino, cresci in una chiesa ti convinci di tutto quello che dicono, entri in seminario, lavori come missionario. Il tempo vola poi arrivano i bambini ed eccomi qua. Vedrò cosa succede se in futuro avrò il coraggio e i mezzi per potere abbandonare tutto.
Non lasciare passare troppo tempo, sai che tutto corre veloce e che le decisioni importanti, come questa, non si possono rimandare in eterno a meno che non vogliamo essere infelici. Scusami se son stato duro con te.
Per niente avevo bisogno di sentire una persona così. In ogni modo credo che capiresti meglio se ti mettessi nei miei panni. Tempo fa stavo per lasciare la mia famiglia per un uomo, però i miei figli han bisogno di me ed io di loro.
Suppongo che tu abbia ragione in parte, anche se non stavo parlando di abbandonare le responsabilità di padre. Anche noi che non siamo nella tua situazione avremmo potuto esserci, se non fosse che in un momento preciso delle nostre vite abbiamo deciso di rischiare tutto per potere essere coerenti, con noi stessi e con il Vangelo, anche se non è sempre stato facile…
Testo originale: Conversaciones con un pastor gay en el armario