Sono un ragazzo gay e cattolico. La mia porta stretta
Email inviataci da Carmelo, risponde don Luca
Sono un ragazzo cattolico ventitreenne che ha scoperto di essere omosessuale all’incirca dieci anni fa. Più o meno quando avevo 13-14 anni, infatti, ho capito di essere gay, di avere pulsioni omosessuali. L’ho scoperto “da solo”, nel senso che, ancor oggi, grazie a Dio, non ho mai avuto rapporti con altri ragazzi, ma ho fatto “solo” (è già tanto purtroppo, lo so) atti impuri (con me stesso e non con altri). Da quando ho scoperto tutto ciò, per me è iniziato un cammino triste e doloroso.
Peraltro sono figlio unico ed i miei genitori, com’è normale, parlano spesso di matrimonio, nipotini e, davvero, fingere ogni volta o svincolarsi da questi discorsi, guardar loro negli occhi e mentire, è una cosa bruttissima che mi fa sentire una nullità.
Non solo cose brutte però. Più o meno a quella data, poco prima in effetti, mi sono avvicinato a Gesù ed alla Chiesa. Tento di essere un buon discepolo dell’unico Maestro e di uniformarmi strettamente a lui, perché, come dice stupendamente la Sposa del Cantico alle sua amiche che le chiedono il perché si ostini a cercarlo e cosa abbia di speciale il suo sposo (al cap. 3, se non erro), afferma che “il suo diletto è riconoscibile tra mille e mille, che è il suo amato, il suo amico”. Sì, è proprio così. “Mi ha amato ed ha dato se stesso per me” dice Paolo e Pietro dice che solo Lui ha Parole di vita eterna.
Tuttavia, per essere buoni discepoli, bisogna passare per porte strette, no? Bisogna evitare i compromessi e cercare di essere coerenti, credenti e credibili insieme.
Ebbene, San Paolo scrive nella prima lettera ai Corinzi: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio”(Passo ripreso da San Giovanni Paolo II nella sue enciclica “Veritatis splendor”).
La condanna è forte anche nei Padri della Chiesa e cito solo S.Agostino per tutti, nelle sue “Confessioni”: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di se stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venir violata”.
Fa male, lo capisco bene, leggere queste cose, ma io non vedo altra soluzione. La Chiesa invita gli omosessuali a vivere la castità, questa può essere l’unica via. Credo sia molto difficile – io stesso sperimento tale difficoltà – ma “penso che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio manifesterà verso di noi” scrive San Paolo ai Romani.
“Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!” scrive lo stesso Paolo ai Galati.
Ripeto, ho massimo rispetto per tanti fratelli e sorelle omosessuali che vivono insieme ad un’altra persona, ma mi chiedo, anche se con dolore e tristezza, è questa la strada giusta per la salvezza?
Carmelo
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La risposta…
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Trovare una così abbondante ricchezza di riferimenti biblici/magisteriali in una lettera scritta da un ventitreenne non è cosa comune… complimenti. Ho l’impressione però, perdona l’azzardo, che vi sia tanto fumo e poco arrosto. Tu hai una conoscenza superiore alla media della Scrittura (almeno per le citazioni non banali che fai) ma sembra, però, che ti sia perso l’annuncio autentico di questo messaggio di salvezza. Tu hai una conoscenza letterale dei testi… ma questi non possono e non devono essere presi alla lettera. La Scrittura non è il dettato di Dio (come invece si dice essere il Corano), per cui è importante e necessario prendere in esame vari elementi per permetterci di comprendere il senso vero ed autentico di quello che gli autori dei testi sacri volevano trasmetterci (e a ciò è demandata l’esegesi e l’ermeneutica). Non voglio entrare – perchè non è questo il mio compito – nell’analisi delle singole citazioni da te riportate, ma vorrei farti presente che agli antichi era sconosciuto il concetto di orientamento sessuale e tutte le condanno che vengono fatte (pensa anche al racconto di Sodoma e Gomorra – anche se li andrebbe fatta un’analisi più attenta del racconto stesso) non sono verso l’amore omosessuale (perchè questo concetto ancora non era noto) quanto piuttosto alla lussuria. Che è cosa ben diversa dall’amore.
Sicuramente in un atto compiuto fine a se stesso, come mera ricerca del piacere, si realizza il peccato – perchè si mercifica il corpo (che è tempio dello Spirito) e si svilisce la sua dignità. Ma se invece questo incontro è l’espressione più intima dell’amore vicendevole e maturo di due persone… come può essere peccato? E qui, se vuoi, si può ravvisare l’invito del Signore a passare per la porta stretta (ricerca di un amore vero – che è impegno serio, per sempre) e non per la porta larga (lussuria – che è “amore” effimero, occasionale).
Anche sant’Agostino non ha la nozione di amore omosessuale (e per assurdo se prendessimo alla lettera quello che tu citi, il problema riguarderebbe solo gli omosessuali e non le lesbiche perchè queste non possono commettere atti di sodomia… che ingiutizia no?). Se poi vogliamo dare addosso ai padri della Chiesa, ti dico che san Tommaso D’Aquino sosteneva che le persone di colore non avessero l’anima. Un po’ erroneo come pensiero, che dici?
Bisogna che la tua fede diventi un attimo più adulta… La tua sembra una fede troppo “rigida”, troppo “letterale”. Devi camminare di più verso l’amore per Dio, per i fratelli e anche per te.
Dio non ci chiama ad essere infelici. Anzi Dio ci chiama ad essere felici. Come può il Dio “amante della vita” creare un uomo per l’infelicità? Tu sarai vero figlio di Dio, tu sarai vero cristiano se farai della tua vita una lode a Dio. E per fare della tua vita una lode, devi prima di tutto tu essere felice. I tempi delle fustigazioni, delle mortificazioni, del “fratello ricordati che devi morire”, degli “Anetema sit” li abbiamo superati con il Vaticano II dove abbiamo finalmente scoperto che Dio non è patrigno o matrigna ma è padre, è madre. E’ stato un passo importantissimo per la salvezza dell’uomo. Il credere per la paura dell’inferno è stato superato dal credere per amore di Dio.
Anche tu sei chiamato a fare questo passo in avanti.Dio non ti chiama all’infelicità, ad una vita di sacrifici e rinunce… Dio ti chiama ad una vita di amore, di amore vero però. Di un amore che passa per la porte stretta, non per quella larga della lussuria.
E ricordati che alla sera di vita non ti verrà chiesto quante volte sei andato a messa, quanti rosari hai detto, o quante ore di cilicio hai fatto (la salvezza non è una “raccolta punti”). Non ti verrà chiesto quanto sapiente sei stato, o ricco, o forte. Non ti verrà chiesto neppure quanto hai peccato. Una sola domanda ti verrà rivolta. Hai amato? Tu, caro amico ventitrenne, hai amato?
Lascia da parte il demone che ti sei costruito di Dio e lasciati amare da Dio così come sei, perchè è lui che ti ha pensato, voluto, amato e chiamato all’esistenza. Se vuoi davvero conformarti a Dio… lasciati amare e amati per quello che sei.
Su coraggio amato figlio di Dio.
don Luca