Sono una cattolica queer. Quando sentirò la Chiesa come la mia casa?
Testimonianza di Grace Doerfler pubbblicata sul sito di America, settimanale dei gesuiti degli Stati Uniti il 13 agosto 2021, libera traduzione di Silvia Lanzi
Domenica scorsa sono andata in una chiesa episcopale e anche la domenica prima. Non sono episcopaliana — non ancora comunque. Sono solo una cattolica che, anche prima dell’ultimo diluvio di frasi omofobiche sui social media cattolici, era molto stanca di certi atteggiamenti della mia chiesa.
Sebbene sia stata sempre cattolica, mi sono spesso chiesta se potessi sentirmi a casa in questa Chiesa, che spesso sembra fare di tutto per far sentire sgradite, nel Corpo di Cristo, le persone LGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans, Queer) che amano come me.
L’odio e l’aperta omofobia che hanno dominato ultimamente il dibattito cattolico sono stati devastanti, ma il messaggio che le persone LGBTQ non ne fanno parte, che sono (intrinsecamente) disordinate, che le loro vite e i loro amori non hanno valore, tutto questo ormai ci è troppo familiare.
Quanto ci vorrà prima che si interrompa questo stato di cose?
Come persona che si identifica sia come cattolica che come queer, credo fortemente che ci sia una connessione tra le nostre parole e le nostre vite. Come cattolica, credo che il linguaggio sia uno spazio sacro in cui incontriamo il divino. È stato grazie alla Parola diventa carne che Dio ha scelto di incontrare il suo popolo; è stato con una parola che Gesù ha offerto guarigione e grazia; nel dare un nome alle cose ci mettiamo in relazione con Dio.
Ugualmente, per molte persone LGBTQ, il processo del coming ha una certa sacralità. Ogni apertura verso gli altri delle nostre identità (per chi ha la possibilità di farlo) è un atto di fede. Rompere il silenzio permette l’irrompere dello Spirito.
Le figure che tessono insieme la trama della mia fede sono: le religiose che hanno modellato la mia leadership profetica che scaturisce dal battesimo, i Lavoratori Cattolici che mi hanno insegnato l’amore per la famiglia elettiva, e i cattolici LGBTQ della mia università, la Notre Dame, che mi hanno accolto quando ho iniziato timidamente a fare coming out. In questo mosaico di storie e modelli di ruolo, ho trovato ragioni di speranza e di forza verso ciò che nella mia Chiesa sembrava salvifico.
Allo stesso tempo, avevo solo questo mosaico. Troppo spesso, i cattolici queer e transgender crescono senza poter ascoltate racconti che potrebbero essere un’ancora di salvezza per la comunità e l’accettazione di sé.
Prima di andare al college conoscevo solo una o due persone apertamente LGBTQ e sembrava sempre che le conversazioni sull’identità queer e trans si dovessero sussurrare. Senza una rappresentazione, sapevo che sarebbe stato impossibile vivere bene da persona LGBTQ e, per lungo tempo, ho pensato che la storia di ogni persona omosessuale fosse fatta di vergogna, sacrificio e silenzio.
Passare sotto silenzio le verità delle vite dei cattolici LGBTQ priverà la Chiesa cattolica dei doni che abbiamo da offrire.
C’è una claustrofobia unica nell’essere nascosti e, per quelli di noi che hanno passato la maggior parte della loro vita senza un linguaggio che desse voce alle nostre identità, rompere il silenzio può fare paura.
La prima volta che ho provato a fare coming out con uno dei miei amici, avrei voluto non farlo. Era troppo difficile dire la parola “omosessuale” ad alta voce; ci sono riuscita solo mesi più tardi. Mi sembrava ci fosse poca sacralità nello sforzo iniziale di superare la vergogna e di far entrare un’altra persona nel mio intimo, cercando un linguaggio che avevo sempre sentito inaccessibile.
Ma trattare le reciproche storie con compassione crea possibilità di crescita e di una vita nuova. Raccontando la mia identità e lasciandola coesistere con la mia fede, non ho trovato una croce ma una nuova vita. In questo processo, ho incontrato Dio e la comunità cristiana in modi nuovi. Mi sento come se avessi preso una boccata d’aria dopo essere stata intrappolata sott’acqua.
I giovani cattolici LGBTQ hanno bisogno di storie nelle quali vedere un futuro in cui sia possibile l’inclusione dell’essere queer. Forse altrettanto importante, anche i cattolici etero hanno bisogno di queste storie. Abbiamo bisogno di molti più testi in cui i cattolici LGBTQ possano vedere se stessi, più occasioni in cui dire chiaro e forte tutti i modi in cui le persone possono essere immagine di Dio.
Finché i giovani LGBTQ cresceranno senza vedersi rappresentati o rispettati nella Chiesa cattolica, non so come i leader ecclesiastici possano aspettarsi che noi proviamo un senso di appartenenza spirituale. Voglio appartenere ad una Chiesa che abbia la capacità di vedere i miei fratelli e le mie sorelle LGBTQ esattamente come i cattolici etero nel nostro sforzo di seguire Gesù. Cosa guadagnerebbe la Chiesa se trattasse le persone LGBTQ come parte del suo multiforme arazzo, come persone, non come un’ideologia o come un disordine, per tfsrle tornare al Vangelo?
So di essere amata da Dio, inclusa la mia identità queer, non suo malgrado. Non posso dire lo stesso della Chiesa cattolica.
Alcuni giorni sono pronta per andarmene, in altri penso che dovrei rimanere e lavorare per costruire una Chiesa in cui vorrei essere orgogliosa di appartenere. In entrambi i casi, non penso che sia sbagliato volere un rifugio spirituale per una credente queer.
È penoso stare in una Chiesa cattolica che ti offre un’accettazione condizionata, che mi dice che dovrei considerare la mia chiamata all’amore come una croce, invece che un dono.
Spezza il cuore vedere i cattolici manifestare la loro omofobia collettiva quando parlano onestamente di genere, sesso e sessualità in cui finiscono per demonizzare le persone LGBTQ.
Quest’estate, mentre pregavo nella Chiesa episcopale, mi sono data il permesso d’immaginare come sarebbe stato andare in una Chiesa che non mi dicesse che parte della mia persona è sbagliata, in cui essere accolta integralmente come sono — come lesbica, come discepola.
So di essere amata da Dio — identità queer inclusa, e non a dispetto di essa. Non posso dire lo stesso della Chiesa cattolica.
Testo originale: I am a queer Catholic. When will the church feel like home?