Sono una lesbica cattolica, ma non sono come la mia Chiesa
Testimonianza di Annie Hollenbeck* pubblicata sul sito del bimestrale LGBT The Advocate (Stati Uniti) il 5 settembre 2018, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Sono cattolica. Molto tempo fa ho acquistato la consapevolezza che mi sarei dovuta costruire un tipo diverso di cattolicesimo, un cattolicesimo più aderente ai miei studi, al mio lavoro e alla mia interpretazione delle Scritture, e meno a ciò che un uomo salito sul pulpito la domenica mattina sostiene che dovrei pensare.
Ne sono consapevole, perché sono una cattolica lesbica.
Noi cattolici abbiamo appreso molto sulla nostra Chiesa, di recente; perdonatemi se uso questo termine, “appreso”, perché in realtà da un po’ di tempo l’opinione pubblica conosceva l’orrenda pedofilia di certi consacrati.
Non ho mai pensato che essere lesbica e cattolica si escludessero a vicenda. Certo, ho conosciuto sacerdoti che, senza tanti giri di parole, hanno cercato di cacciarmi in quanto lesbica, ma non ho mai interiorizzato la vergogna che quei sacerdoti hanno cercato di instillarmi. Fino alle recenti rivelazioni, ma ora provo una vergogna che non deriva dalla mia sessualità.
Il problema dei sistematici abusi sessuali da parte dei sacerdoti, e le coperture di cui hanno goduto, è tornato alla ribalta mondiale quando l’ex arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick, si è dimesso dal Collegio Cardinalizio a seguito delle accuse di abusi su minori, seminaristi e giovani sacerdoti, nonostante molti vescovi mettessero in guardia dai suoi comportamenti, negli Stati Uniti come in Vaticano. Nonostante da anni si sapesse tutto di lui, a un certo punto è stato elevato alla prestigiosa dignità di cardinale.
Il dettagliato rapporto del gran giurì della Pennsylvania ha chiarito come questo pubblico scandalo non può più essere minimizzato come un problema di un pugno di “mele marce”, perché ora membri molto in alto della Chiesa Cattolica sono accusati di essere complici, in quanto hanno coperto e nascosto i molestatori.
Quest’ultimo scandalo coinvolge la sconvolgente cifra di 300 sacerdoti per un totale di un migliaio di vittime, cifre che probabilmente sono molto al di sotto della realtà.
La Chiesa, i suoi seguaci e ovviamente i suoi commentatori non hanno avuto scrupoli nel definire queste atrocità come un problema interno alle diocesi della Pennsylvania, ma questo “nuovo” scandalo ha il merito di aver scoperchiato il sistema delle coperture, che non è cessato nell’era di papa Francesco, il quale ha raccolto molti consensi per il suo sostegno ambiguo e limitato a cause tipicamente progressiste come l’immigrazione e i diritti LGBT.
Questo progressismo va preso con una certa cautela, visto il conservatorismo su molte di queste tematiche a cui ci avevano abituati i suoi predecessori. Dobbiamo continuare a chiederci quando ha saputo, cosa ha saputo, e cosa significa tutto questo per il futuro della Chiesa.
Questi atti sono così scioccanti, questo orrore così scandaloso e incistato nelle strutture della Chiesa che non si può più tracciare una distinzione tra il cattolicesimo come religione e gli orrori commessi dai nostri pastori. La religione cattolica è macchiata per sempre, ma non per forza lo deve essere il cattolicesimo in quanto fede.
Spesso mi è stato chiesto come concilio il cattolicesimo e l’omosessualità. Faccio io ora la domanda a chi ritiene di non poter più rimanere in una fede così compromessa, o meglio, rivolgo loro la mia risposta. Essere cattolica ed avere a che fare con questa Chiesa e le sue irrazionalità dogmatiche sono due cose che si escludono a vicenda. So che il Gesù che seguo è sostanzialmente un maestro, che ha predicato l’amore, la carità e la gentilezza, che non ha insegnato a chi credeva in lui di ascoltare il Vaticano, questo Paese unico al mondo, dove circola più il denaro che la bontà.
A questo punto, chi non appartiene alla fede cattolica si starà chiedendo (e a ragione) perché mai una persona dotata di coscienza (soprattutto se lesbica) dovrebbe continuare a considerarsi cattolica. Questo enigma mi ricorda il periodo del mio primo coming out, quando mi fu chiesto di conciliare l’identità cattolica con quella lesbica. Ero già consapevole che i principî che volevo portare con me erano quelli della carità, dell’amore e della gentilezza. Sono fiera di essere italoamericana, un’identità con cui la Chiesa Cattolica ha molto a che fare. Mi piacciono il rituale e la liturgia cattolici, il fatto che puoi seguire la Messa anche in una lingua che parli poco (come è capitato a me quando studiavo in Austria), sapendo esattamente cosa sta avvenendo in ogni momento. Mi piacciono la storia e la bellezza delle nostre cattedrali. Mi piacciono l’odore dell’incenso e i piacevoli spruzzi di acqua santa.
Conosco anche il dolore di apprendere, dopo molti anni, che un sacerdote a me caro, con cui sono cresciuta, era un pedofilo, e quanto importi poco il fatto che fosse pio, gentile e “cattolico”: era un molestatore, e non ho più potuto rispettarlo come pastore della mia Chiesa.
Gli scandali attuali sono una bufera a cui la Chiesa potrebbe non sopravvivere, e detto molto sinceramente, parecchi tra noi stanno dicendo “Che liberazione!”. Vorrei però implorare i cattolici etero, che fino ad ora forse non sono ancora stati obbligati a sanare la dicotomia tra il male che sta sul pulpito e ciò che credono, di seguire la guida dei loro fratelli e sorelle omosessuali.
Ciò che questi uomini fanno e dicono non può obliterare la vostra fede.
Ciò che questi uomini fanno e dicono non può obliterare il vostro spirito.
Ciò che questi uomini fanno e dicono non può obliterare la vostra famiglia.
Non possono derubarci di ciò che abbiamo in noi, di ciò che sentiamo, di ciò che crediamo.
Hanno già derubato abbastanza.
Sono cattolica, ma non sono la mia Chiesa.
* Annie Hollenbeck si è laureata all’Università cattolica di Notre Dame. Oggi vive a Salt Lake City. Twitter: @AnnieBeckComedy
Testo originale: How I Reconcile Being a Gay Catholic