Sono una persona omosessuale e voglio essere cristiano. Come faccio?
Testo tratto dal sussidio “Il padre gioisce quando tutti i figli sono a tavola! Percorso pastorale per persone LGBT, i loro cari e le comunità cristiane che li accolgono“, realizzato dal gruppo Davide di Parma per genitori cattolici con figli LGBT, ottobre 2019, Scheda 1
- “Sono una persona LGBT, credo in Gesù Cristo, voglio appartenere alla Chiesa: come faccio?”
A) TESTIMONIANZE DI PERSONE CREDENTI
L’ineffabile dell’essere cristiani
Essere credenti e omosessuali, avere una vita che si dedichi anche al servizio richiede una fede attiva che spesso è spaventata dalle apparenti contraddizioni, che ci chiede per andare avanti di ignorare le montagne immense che stanno dinanzi.
In molti ragazzi/e omosessuali la propria fede è stata in passato una storia di solitudine, e così è ancora per molti giovani che sono divisi nell’età delle scelte tra la propria fede e la propria natura. La convivenza tra questi due aspetti è un filo sottilissimo che separa la repressione dal relativismo, il “sono sbagliato” dal “tutto è opinabile, in fondo”. Molti ragazzi come me hanno avuto la fortuna di riuscire a crescere nella fede e con la propria identità, a fasi alterne magari e in maniera asimmetrica. Per ciò di cui ho potuto fare tesoro, non sono serviti ingegno, fatica e buoni intenti; piuttosto sono servite le persone che ho incontrato, il desiderio di trovare risposte, e credere che una strada fosse possibile. La mia fede, alla quale ho tentato talvolta di rinunciare nonostante la sua bellezza, poiché spesso troppo ingombrante, per me è stata più che una porta stretta, è stata l’asola di un bottone piuttosto!
Al di là di questo voglio rassicurare ogni persona la cui esistenza viene sconvolta da qualcosa di eccezionale: è nell’eccezione che facciamo esperienza di Dio, non nell’ordinario, perché Dio non ha mai avuto nulla di ordinario, il suo modo di amare in primis direi da quando si è manifestato, ci ha sempre fatto fare percorsi incredibili, per nulla scontati.
Coloro che hanno la sorte di essere omosessuali crescono in un contesto straordinario, poco codificato, oscuro talvolta, i cui esiti non sono affatto prevedibili, ma questo vale per chiunque viva situazioni sconvolgenti, credo, di alterità.
Concludendo questa sequenza di pensieri sconnessi, ricordo ora di quando parlavo con un sacerdote dell’essere credenti e omosessuali: credevo fosse una pista inedita, un sentiero mai tracciato, e forse non sentendomi come gli altri volevo sentirmi un po’ speciale, diciamolo. Ebbene lui mi disse che ogni vita in realtà è inedita se vissuta a pieno, ogni strada è da tracciare, e non c’è nessuno che sia esentato da questo compito. Per quanto possa sembrare difficile è un po’ come i ruscelli di montagna, mi diceva, quando piove l’acqua tende ad andare verso valle, e se non trova la strada se la crea da sola senza troppa fatica, c’è poco da fare, la vera fatica risiede nell’amore e non nelle cose da fare. (L.)
Amato da Dio proprio perchè “diverso”
Veramente tu sei un Dio misterioso, Dio d’Israele, salvatore… (Is. 45, 15). Con queste parole vorrei esprimere lo stupore, la meraviglia, la gratitudine al Signore per questo dono ricevuto, arrivato in modo completamente inaspettato, gratuito, e fuori misura da ogni aspettativa. E come sono i doni di Dio, si è svelato piano piano, e come tutti i doni di Dio non ti lasciano mai come ti hanno trovato. Il Signore si è infiltrato in modo discreto in tutto questo, ne ha preso le redini e ne ha fatto un’opera sua.
Il Signore ha concretamente operato e io ho voluto solo “essere presente” a ciò che accadeva. Così ho potuto riguardare me stesso, fare una revisione del mio vissuto, da dove vengo, dove sono, dove vado. E questo non da solo, ma insieme e grazie alle sorelle e ai fratelli con i quali ho condiviso questa esperienza. Sono state esperienze di relazioni e Dio è relazione, già solo per il fatto che è Trinità, e nello stare nella relazione cresce l’amore e quindi la conoscenza. Siamo conosciuti da Dio già nel grembo materno.
Ma cosa cerco nella relazione? Che cercate? Conoscermi/conoscere, amarmi/amare? Sì, e già questo è cammino, è stare sul sentiero, è dimorare con Gesù che è “la Via”. Questo rende “vera”, adeguata a me, anche la meta. Alla fine, non è importante ciò che ci sarà al termine del cammino, perché qualsiasi cosa andrà/ci andrà bene, perché ci siamo arrivati con Gesù.
Ma verso dove? Abramo direbbe verso la vita, la fecondità, diventando benedizione, sperimentando a volte nell’oggi il lasciare, la perdita, ma accogliendo questo come Dio all’opera, che si fa spazio per mettere cose nuove, portare a pienezza. Ormai, con la Pentecoste, non è l’uniformità/omogeneità che fa la Chiesa, ma la varietà, la diversità, epifania della fantasia dello Spirito. Ognuno quindi può e deve portare il suo “diverso” cioè il suo “essere unico”, fonte di arricchimento per tutti. Questa prospettiva allarga il cuore e pacifica, perché ognuno ha il suo posto nel mondo e nella Chiesa. Dio non ha paura dei nostri desideri.
Così per me è stato, sono ripartito col desiderio di continuare a stare su questa strada dell’adesione al Signore, aderendo a quello che la vita nel quotidiano mi sta proponendo, mi propone. Perché in questo stare sto sperimentando come il Signore sta costruendo qualcosa di nuovo, che se lo avessi “programmato” non ci sarei mai arrivato. Certo, non è la via della sicurezza acquisita e assoluta, anzi, il mio quadro di vita oggi (lavoro, casa, affetti) è alquanto precario, ma, insieme, col Signore, ce ne occuperemo. Adesione alla vita, apertura del cuore, accogliente, sguardo fisso su Gesù che passa, che è accanto, ogni momento, così ora, per me si compie il Suo disegno di salvezza. Da scoprire passo passo. (S.)
B) ALCUNE IDEE PER RIFLETTERE
Giannino Piana, Omosessualità. Una proposta etica, 2010, pp. 55-62 passim:
“Le differenze tra uomo e donna vanno collocate all’interno di una originaria unità ed esse sono in ogni caso assai più limitate degli elementi comuni, attorno ai quali si verifica la convergenza. Al punto che l’antropologia filosofica tende sempre più a considerare il maschile e il femminile quali dimensioni costitutive dell’umano: in altre parole come realtà che appartengono trasversalmente all’umano in quanto tale e che sono pertanto compresenti sia nell’uomo che nella donna.
I racconti biblici della creazione sembrano confermare questa interpretazione. La figura dell’Adam collettivo da cui l’umanità trae origine starebbe indicare secondo una certa esegesi del testo che l’umano si presenta fin dal principio come una unità che si esprime e si realizza in una differenza: in altri termini che la differenza viene dopo e che deve essere vista radicalmente subordinata a quest’ultima.
Il tema centrale è dunque quello della relazionalità e l’antropologia filosofica sottolinea il carattere sostanziale della relazione in ambito umano. L’uomo infatti in quanto persona è strutturalmente un soggetto in e di relazione. In altre parole egli si comprende e si realizza sempre e soltanto nel rapporto con l’altro. La relazione è ontologica.
Lungi da negare le differenze, questa interpretazione le esalta, in quanto fattori che sollecitano l’incontro con l’altro e lo rendono di fatto possibile. Ma nello stesso tempo essa fa emergere il primato della relazione sulle differenze mettendo di conseguenza in luce come il rapporto uomo-donna, pur costituendo il modello paradigmatico, non possa comunque esaurire in se stesso le modalità espressive della relazionalità.
Immagine di Dio non è infatti per la Genesi anzitutto la singola persona, ma la relazione che ha nel rapporto uomo donna il suo referente privilegiato, ma che si estende, tuttavia, in senso allargato, ad ogni altra forma di rapporto umano.
Nel Nuovo Testamento si accentua questa visione. La categoria di immagine di Dio riceve pienezza di significato alla luce del mistero trinitario, dove la relazione acquisisce un carattere sostanziale, in quanto definisce la natura stessa di Dio. L’icona trinitaria, che ci presenta Dio come colui che vive in comunione di persone le quali sussistono in quanto si donano reciprocamente, concorre a conferire un’assoluta priorità di valore alla relazione.
Anche in Paolo non c’è più “né giudeo né greco né schiavo né libero né uomo né donna”. È qui affermato con nettezza il superamento non solo delle differenze religiose e sociali ma anche di quelle sessuali. L’opera redentrice di Cristo sollecita a uscire dagli schemi dei modelli tradizionali per recuperare la centralità della persona, il valore della relazione interpersonale come criterio ultimo e decisivo di valutazione dell’agire.
Il primato della persona nella sua unicità sulla natura e il primato della relazione sulle modalità di espressione, sovvertono la prospettiva etica tradizionale, restituendo piena dignità al rapporto omosessuale che merita profondo rispetto e che può costituire una modalità umanamente significativa di comunicazione e di comunione intersoggettiva. A condizione che ci si liberi dai pregiudizi moralistici e ci si disponga ad accogliere il mistero nascosto in ogni incontro interpersonale”.
B. Brogliato – D. Migliorini, L’Amore Omosessuale, 2015, pp. 393-404:
“Se senti delle pulsioni erotiche verso una persona del tuo stesso sesso, non ti allarmare. Avere queste pulsioni non significa essere omosessuali, molto dipende dalla tua età (nell’adolescenza queste pulsioni sono frequenti). Devi quindi darti il giusto tempo per conoscere e capire per comprendere quanto siano pulsioni profonde e radicate. Imparare a conoscersi è una fatica che spetta a tutti e se ne esce arricchiti in umanità: né la repressione né l’assecondare queste pulsioni sono armi universalmente efficaci per trovare la propria identità.
Non gettarti in una ricerca disordinata, affrettata di spiegazioni soprattutto consultando il Web. Nella rete si trova davvero di tutto, di spazzatura che propongono spiegazioni semplificatorie, improbabili e quant’altro. Non ti devi vergognare e colpevolizzare per quello che sei; cerca di coltivare e promuovere un’immagine positiva di te. Sei una persona ricchissima sempre e comunque e il tuo orientamento sessuale è solo una parte di te anche se molto importante. Collocati sempre in una prospettiva più ampia: non esisti solo tu e i tuoi problemi; i problemi li abbiamo tutti. La nostra prima vocazione è di essere cristiani, cioè uomini veri guidati dall’amore per Dio e per il prossimo. Coltiva quindi la tua spiritualità con la preghiera, la frequentazione della Messa e le buone letture: scoprirai l’insegnamento di Cristo rivolto agli esclusi e che Egli ha preparato il tuo posto nella sua Chiesa.
Nel tempo imparerai ad accettarti ed accoglierti. Non c’è una quantità di tempo predefinita; ci vuole un’ora, un mese, un anno, una vita.
Riguardo al coming out c’è un motto che puoi fare tuo: “dirlo al momento giusto, nel modo giusto“.
Il momento giusto è innanzitutto il momento in cui ti senti sereno, in cui hai accettato te stesso. Tuttavia questa è la situazione ideale; spesso, si sente il bisogno di confidarsi con una persona proprio perché si è in difficoltà. Non è sbagliato farlo in questo caso: è chiedendo aiuto che spesso le anime si avvicinano e si affinano. Tuttavia occorre un’avvertenza: il momento perfetto non ci sarà mai! Non bisogna usare la scusa del momento buono come alibi per non dirlo mai.
Dirlo nel modo giusto: ricorda che stai dicendo una cosa importante alla persona che hai davanti e, questa persona, sente che tu, confidandoti, dai importanza a lei e alla vostra relazione. Ricorda inoltre che ogni persona con cui ti confiderai ti potrà sorprendere. Riguardo ai tuoi genitori, al di là del quando e del come dirlo, crediamo che una cosa si possa tenere come punto fermo: per qualsiasi genitore è meglio apprendere dell’omosessualità del figlio dal figlio stesso e non da altri. Dovrai essere molto comprensivo nei riguardi dei tuoi genitori circa la loro reazione. Anch’essi avranno delle grosse difficoltà proprio come ce l’ha ogni persona che si scopre omosessuale. I tuoi genitori sono vissuti in un certo clima culturale, hanno fatto esperienze diverse dalle tue, hanno delle aspettative. Tutto crolla loro addosso in un attimo: ciò che hanno fatto pensando per il tuo bene tutt’a un tratto viene messo in discussione. Dovrai prepararti anche a lasciare tempo spazio ai tuoi genitori di pensare. Dopo una prima fase in cui i tuoi genitori potrebbero non volerne sapere, può accadere che essi desiderino parlare con te delle loro paure collegate al tuo orientamento sessuale o semplicemente vorranno capirlo. Infine dovrai imparare a perdonare (gli amici, i genitori, la comunità, la società), dovrai continuare a credere, nonostante le smentite, che ogni uomo è buono e può essere accogliente. Occorre una fede oltre il risentimento.
Infine non dobbiamo nascondere la possibilità che tu subisca atti di bullismo omofobico. È un’eventualità che per quanto si spera remota, è da tenere in considerazione. Se sei vittima di questi atti, ricordati che non sei solo: non subire, non arrenderti mai alla violenza!”
Alcune domande per lasciarsi coinvolgere…
- In che modo scoprirti omosessuale può influenzare i diversi aspetti della tua personalità?
- Che cosa significa per te sentirti chiamato alla relazione?
- In che modo sapere di essere amata/o da Dio può illuminare il tuo progetto di vita?
C) LA PAROLA DEL SIGNORE
Tu mi scruti e mi conosci (Salmo 138, 13-16)
Il Signore ci ha amati fin dal principio così come siamo
13 Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14 Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15 Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16 Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Nulla esisterebbe se tu non l’avessi amato (Sapienza 11, 24- 12,1)
Ogni essere umano è un progetto meraviglioso.
24 Poiché tu ami tutte le cose esistenti
nulla disprezzi di quanto hai creato;
e avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata.
25 Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?
26 Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte sono tue, o Signore, amante della vita.
1 Poiché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose.
“Tu sei Figlio mio, l’amato. In te ho posto il mio compiacimento” (Matteo 3, 13-17)
Ogni figlio nato dal Padre è pensato, è desiderato.
“13Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Alcune domande per lasciarsi coinvolgere…
- Dio, che crea solo cose buone, ha creato le tue “viscere”. Quale risonanza suscita in te questo messaggio?
- Che cosa significa per te essere “creato in modo meraviglioso”?
- Puoi lodare anche tu Dio come suggerisce il salmista? Come potresti lodarlo?
- Ti senti figlio amato dal Padre?