Sono uno di loro! Essere gay nel mondo Musulmano
Articolo di Lim Li Min* pubblicato sul sito Patheos (USA) il 25 Marzo 2015, liberamente tradotto da Alice Gavazza
Le conquiste dei diritti dei gay ottenute in Occidente stanno influenzando gli omosessuali nei paesi Musulmani, spesso con risultati inaspettati. “Questo è uno di loro”. Quando Qudrah udì queste parole, sapeva esattamente cosa stesse per succedere. Il giovane studente stava partecipando ad una festa di compleanno in un albergo a Bauchi, città a maggioranza Musulmana situata nel nord della Nigeria, quando Ufficiali e poliziotti Islamici arrestarono lui e diversi suoi amici.Secondo Qudrah, furono interrogati e picchiati ogni giorno per circa una settimana, nel tentativo da parte delle guardie carcerarie di far loro confessare la propria omosessualità: “ Dio è arrabbiato con la Nigeria a causa di persone come voi”, dichiarò.
Più tardi, provato il fatto in un tribunale Islamico, Qudrah venne, infine, rilasciato quando il Pubblico Ministero non trovò prove che lo incriminassero. Ma i guai per lui non finirono lì. Quando uscì la notizia del suo rilascio, si radunò una folla fuori casa sua minacciando di ucciderlo. Fuggì verso una città vicina.
Così come l’omosessualità diviene tendenza più dominante e aperta negli Stati Uniti e in Europa, nelle società a maggioranza Islamica, invece, si sono verificate una serie di reazioni. In alcuni paesi, come in Libano e in Palestina, la tolleranza per i membri della comunità LGBT (sigla utilizzata per riferirsi a Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) di esprimersi ha trovato una leggera apertura. Tuttavia in altre realtà, come in Turchia, Iran, Nigeria e in Malesia, la reazione tra i Musulmani conservatori è stata quella di denigrare gli omosessuali.
In Nigeria, la violenza di massa contro i gay è diventata sempre più comune a partire dal gennaio 2014, quando il Presidente Jonathan Goodluck approvò una dura legge che criminalizza le relazioni tra persone dello stesso sesso in tutto il paese. Ci fu una impennata di arresti, caccia alle streghe verso gli attivisti e i media locali promossero una campagna contro gli omosessuali.
Per i Musulmani che si ritrovano ad essere gay, la Nigeria, con il suo attuale clima di intimidazione e persecuzione, è uno dei paesi più spietati al mondo. E nel nord a maggioranza Musulmana, i gay devono affrontare alcune tra le punizioni più severe tra cui la morte attraverso lapidazione secondo la legge della Shariah.
“Questa è la reazione a quello che sta succedendo in Occidente”, dichiara Dorothy Aken’Ova, direttore esecutivo dell’ International Center for Reproductive Health and Sexual Rights in Nigeria. “ Alcuni dicono che questa è una misura di prevenzione e non hanno intenzione di finire come l’Occidente”.
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Paesi in cui i gay Musulmani subiscono una punizione
Secondo un rapporto del Washington Post, dieci paesi impongono la pena di morte per atti omosessuali: Arabia Saudita, Sudan, Yemen, Iran, Mauritania, parti della Nigeria e della Somalia, gli Emirati Arabi Uniti, Iraq e Qatar. Sono tutti Stati Islamici, o nel caso della Nigeria, vige la legislazione nelle zone a maggioranza Islamica del paese. In alcune nazioni, queste leggi sono basate su codici penali dell’era coloniale del diciannovesimo secolo.
Nel Settembre 2011 tre uomini in Iran furono giustiziati con l’accusa di omosessualità. Nel Marzo 2012, un numero imprecisato di gay ed “emo”, giovani che si vestono seguendo una moda alternativa, furono presi a randellate a morte in Iraq.
Alcuni giovani Palestinesi ebbero atteggiamenti suicida, a causa di rifiuti da parte della famiglia e della società, tuttavia, sono ancora costretti a sposare membri di sesso opposto, secondo Ahmad, un membro di Al Qaws, un gruppo di avvocati Palestinesi della LGBT con sede a Gerusalemme.
Durante l’ultimo decennio circa, 15 paesi hanno legalizzato le unioni dello stesso sesso, tutte avvenute in Europa e in America Latina. Hanno agito in tale direzione anche parte degli Stati Uniti e del Messico. In quel periodo la questione dell’omosessualità è stata posta in forte rilievo in molti paesi Musulmani. Tuttavia, in alcuni di essi, come in Malesia, dove l’omosessualità è stata tacitamente tollerata come parte integrante della cultura, la reazione è stata rigida.
Nell’Ottobre 2013 il Dipartimento per lo Sviluppo Islamico Malese ha dichiarato che la coalizione di supporto dei diritti locali dei gay riguardante la questione del LGBT costituiva una minaccia “alla sovranità dell’Islam”. Un rapporto dei diritti umani delle Nazioni Unite del Marzo 2013 ha condannato le leggi anti-gay in Iran. In risposta, il Comitato in carica per i Diritti Umani in Iran, Mohammed Javad Larijani, ha dichiarato che l’omosessualità è una malattia e che l’Iran è stato obbligato ad accettare le leggi Occidentali.
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La posizione dell’Islam sul tema dell’omosessualità
La maggior parte degli studiosi di tradizione Musulmana concordano sul fatto che l’Islam condanni l’omosessualità, citando diversi versi del Corano e degli Hadith (i detti attribuiti al Profeta Maometto) a sostegno delle loro argomentazioni. Secondo Mission Islam, un network online, ogni scuola di pensiero Islamica importante considera il sesso tra due uomini peccaminoso ed illegale, lo chiamano “comportamento deviante”.
“Nella terminologia Islamica, l’omosessualità è altrimenti denominata al-fahsha’ (atto osceno). L’Islam insegna che i fedeli non dovrebbero ne partecipare ne sostenere l’omosessualità”, ha dichiarato Sheikh Chokri Majouli del Centro Culturale Islamico di Londra in risposta alle domande poste via mail. Mentre molti studiosi Musulmani tradizionali considererebbero l’omosessualità deviante, è l’atto sessuale in è che il Corano condanna.
Prima che Internet si diffuse in larga parte a Theran, non fu semplice venire a conoscenza di orientamenti sessuali alternativi, ha affermato Hossein Alizadeh, un attivista Iraniano impegnato, oggi, con la Commissione Internazionale per i diritti umani di Gay e Lesbiche con sede negli Stati Uniti. Mentre egli frequentava il Liceo, le autorità mostrarono alla sua classe un film in cui un autista di camion gay si rivela essere una pedina Israeliana. Un giornale nazionale ha redatto una serie di
“Fui costantemente esposto ad omofobia. Il vocabolario non era lì per descrivermi. Tu inizi a sviluppare un odio per tè stesso perché senti che c’è qualcosa di sbagliato in te.” afferma. Fece, di conseguenza, i conti con la sua sessualità quando aveva 25 anni e frequentava l’università.
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Lo sviluppo dei Gruppi per i diritti dei Gay Musulmani
Nonostante l’ostilità nei confronti dell’omosessualità in gran parte dei paesi del Medio Oriente e dell’Africa, Internet ha fornito uno spazio per un movimento emergente delle organizzazioni della LGBT come punto d’incontro online e per diffondere informazione, affermano gli attivisti. Sia Beirut che Istanbul sono sedi abituali di marce del Gay pride.
Gruppi come SPOD in Turchia, Meem in Libano, Bedayaa in Egitto e in Sudan, ed altri che sono ancora clandestini, si sono formati negli ultimi anni. Georges Azzi, cofondatore del gruppo Libanese Helem, dichiara come una relativa apertura da parte dei Media abbia condotto ad una crescente consapevolezza dei problemi dei gay. Afferma che è parte di una tendenza emersa dopo la Primavera Araba e rappresenta un importante passo avanti per una più ampia discussione sulla democrazia, sui diritti umani e sui dibattiti relativi al ruolo delle donne in queste società.
Ridwan, uno studente Malese, dichiara di aver abbandonato l’Islam dopo aver compreso di essere gay. Ma ha successivamente riabbracciato la sua religione dopo aver letto il Corano più attentamente. “Il Corano parla di diversità e di uguaglianza. Ciò che i teologi dicono non ha alcun effetto sulla mia fede privata poiché contrastante con lo spirito dell’Islam. Di questi insegnamenti se n’è abusato e se n’è fatto un uso politico, soprattutto da parte degli Imam nominati dagli stati”, afferma.
Scott Kugle è un illustre studioso residente negli Stati Uniti che ha scritto in merito alle questioni della LGBT nelle comunità Musulmane. “Viviamo in un’epoca in cui Internet ha aperto le porte all’informazione. E questo è collegato a più ampie questioni di autorità”, afferma.
Il suo libro “Homosexuality in Islam: Critical Reflection on Gay, Lesbian and Transgender Muslims”, analizza la legge e la scrittura Musulmana per affermare come i Puristi abbiano dato uno sguardo limitato al Corano. Dichiara che i testi permettono una lettura più articolata e che il punto di vista conservativo è basato su un’interpretazione letterale obsoleta e patriarcale.
Alcuni Musulmani liberali hanno accolto il libro di Kugle, affermando che contiene argomenti forti in grado di permettere ai Gay Musulmani di riconciliare la propria fede e sessualità. Kugle, un gay convertito all’Islam, ha dato il benvenuto al più grande dibattito tra liberali e conservatori, e afferma che la riluttanza tra alcuni studiosi di discutere temi controversi rappresenti un tradimento nei confronti della tradizione Islamica, in cui qualsiasi argomento, perfino il sesso, viene rifiutato.
L’attivista Iraniano Alizadeh asserisce, “I Religiosi conservatori non sono favorevoli a rivedere la dottrina ideologica ma quando è la società che da un impulso il dibattito deve iniziare”. Questo dialogo ora pare avvenire ad un livello di base. Tuttavia, il programma degli attivisti della LGBT nei paesi Musulmani si differenzia da quello delle controparti Occidentali.
Una delle ragioni per cui questi gruppi non sono così espliciti va ricercata nel fatto che questi paesi non forniscono alle minoranze la stessa protezione legale e le stesse libertà democratiche che esistono in Occidente. Ed alcuni gay Musulmani vogliono solo rimanere nascosti, e non essere perseguitati a causa del loro orientamento sessuale, afferma Pang Khee Teik, fondatore del festival della sessualità alternativa in Malesia, Seksualiti Merdeka.
Un anonimo manifesto su Alwaan, un network Arabo per lesbiche dice: “Sono un Arabo Saudita e si sono gay. Vogliamo che le società Arabe ci accettino…non vogliamo essere definiti licenziosi, vogliamo solo essere capiti e accettati dai governi e dalle società Arabe. Vogliamo solo vivere le nostre vite con onestà, pace e senza paura! Qual è il nostro crimine?? E’ per essere chi sono, se è così, allora mi scuso per essere ME stesso”.
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*Lim Li Min è una giornalista che vive in Malesia. I suoi articoli sono apparsi sul New York Times, Foreign Policy Magazine e Al Jazeera English.
Note d’autore: Alcuni nomi nell’articolo sono stati cambiati e alcuni dettagli sono stati lasciati vaghi con l’intento di proteggere l’identità delle persone interessate, per timore di rappresaglie nei loro confronti.
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Testo originale: Being Gay in the Muslim World