Dall’inferno della terapia riparativa. Quando si prega per smettere di essere gay
Articolo di Alejandra S. Inzunza tratto da El Pais.com (Spagna) 20 giugno 2010, liberamente tradotto da Adriano C.
Dieci Padre Nostro e dieci Ave Maria. 75 milligrammi di Ludiomil al giorno e altri 20 di Dogmatil. Àngel Llorent per 10 anni si è sottoposto a questo trattamento per smettere di essere gay.
“Dovevo pregare se vedevo un bel ragazzo per strada”, ci spiega questo catalano che voleva essere eterosessuale perchè credeva di essere malato.
Lasciò il suo lavoro e i suoi amici. Cambiò vita. Per un certo periodo fu un ex-gay. Non funzionò. Tentó il suicidio. La cura, che gli prescrissero per un decennio, consisteva anche nel far sesso con le donne e di non vedere pornografia.
Àngel smise di seguire questa terapia e ora è quello che si chiama un ex-ex-gay e lavora contro le terapie riparative che curano l’omosessualità.
“Ho incontrato un particolare psichiatra della comunità evangelica di Barcellona che non mi accettava.
Nelle sedute intendeva riaffermare la mia mascolinità ma, non ottenendo l’effetto desiderato, cominció a prescrivermi farmaci per abbassare la mia libido.
Era una castrazione chimica”, ci racconta Àngel, membro della Associazione Cristiana di Gays e Lesbiche di Catalogna.
La denuncia, che il Policlinico Tibidabo di Barcelona offre pillole e trattamenti ai propri pazienti per smettere di essere omosessuali, ha riaperto la polemica su una opzione scartata nel 1973, quando gli scienziati rifiutarono il concetto che questa inclinazione fosse un disturbo psicologico.
“Evidentemente, non si può curare l’omosessualità. Queste terapie si suppone siano una mala praxis e non sono autorizzate. Causano disturbi depressivi, condotte autodistruttive, ansietà e possono portare al suicidio”, afferma la psicologa Silvia Morell.
Sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia escluso l’omosessualità come malattia nel 1990, il movimento ex-gay di tutto il mondo offre un trattamento per quello che considerano qualcosa di curabile e la cui condizione renderebbe “infelici” coloro che ne soffrono.
L’anno scorso l’Associazione Americana di Psicologia condannó queste terapie, che costano fino a 80 euro a seduta, definendole inefficaci.
Non esistono prove scientifiche che dimostrino che si possa cambiare l’orientamento sessuale.
Il Ministero della Sanità spagnolo non ha nessun registro ufficiale di cliniche che praticano questo metodo. Spesso, questi metodi vengono praticati da centri religiosi privati.
Secondo Miguel González, presidente del Colettivo di Lesbiche, Gay, Transessuali e Bisessuali di Madrid, come la clinica Tibidabo attualmente sotto investigazione dal Consiglio catalano della Sanità, esistono altre cliniche in Spagna che offrono il cammino verso l’eterosessualità: “Siamo a conoscenza di molti casi di persone che si sottomettono a questi trattamenti e che successivamente si pentono, ma non denunciano.
E’ un errore curare qualcosa che non è una malattia psichiatrica, dovrebbe essere considerato un reato. E’ stato ampiamente dimostrato che nulla è efficace”.
Marc Orozko è il testimone di un caso di terapia non legata alla religione. Un trattamento simile al “cane di Pavlov”, che associa stimoli positivi agli eterosessuali e negativi agli omosessuali.
Per un anno venne curato nella clinica Dexeus, di Barcellona. Aveva 20 anni e il suo terapeuta gli raccomandava di masturbarsi pensando alle donne.
Gli imponeva anche di indossare un polsino elastico e di frustarsi con questo il polso ogni volta che avesse pensato ad un uomo per poter così associare il dolore con la figura maschile.
Questa è nota come ‘terapia dell’avversione condizionata’. “Dovevo punirmi o premiarmi “, racconta Marc, che ricevette questo trattamento per un anno verso la fine degli anni novanta e afferma che questo era causa di effetti secondari come ossessioni, insicurezze e conflitti nelle relazioni.
In Spagna non esistono gruppi di ex-gay ufficialmente istituiti. Negli Stati Uniti c’è Exodus International, che si basa sulla religione e sull’astinenza per “diminuire le tentazioni omosessuali, per correggere stili di relazione distorti verso il sesso opposto”, come descritto nel loro sito internet.
L’organizzazione sostiene che “il riorientamento dell’attrazione verso il sesso opposto non è necessario, ma è possibile “.
Ci sono simili centri in molte nazioni. Malena Mattos si accostò al programma, smise di essere lesbica e ora impartisce “terapie riparative” in Perú. Definisce il suo lavoro come “teo-terapie”, che si basano sulla Bibbia.
“L’omosessualità non è un male. Ci sono persone che vivono bene ma che comunque avranno sempre un problema. C’è un’alternativa per coloro che non sono felici della loro condizione.
L’omosessualità non è una scelta come viene sostenuto dalle Scritture. Dio ha fatto uomini e donne, non ha mai creato un terzo sesso “.
José L. si è sottoposto al trattamento laico per tre anni in una clinica di Madrid. Andava alla terapia una volta alla settimana e partecipò ai ritiri con altri ex-gay.
“Fu terribile. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Io pensavo di essere malato e mi sentivo in colpa”, racconta José, chiedendo che venga mantenuto il suo anonimato.
Questo avvocato di 35 anni seguì la teoria di Aquilino Polaino, l’esperto della Università Complutense che nel 2005 fu invitato dal PP [Partido Popular spagnolo – di centro-destra NDT] a spiegare i danni che possono essere causati ai figli di coppie omosessuali.
Polaino, che abbiamo cercato di contattare tramite il nostro quotidiano, ma che era in viaggio in Messico, difende le “terapie riparative” e considera che l’omosessualità nasce nei figli di famiglie disfunzionali.
La psicologa Patricia M. Peroni, che ci ha concesso un intervista, e Jokin De Irala, della Università di Navarra, hanno scritto libri e tengono conferenze nelle quali affermano che l’omosessualità può regredire.
Le tre persone citate che subirono la terapia persero un mucchio di anni e hanno riscontrato che non potevano smettere di essere omosessuali.
Àngel Llorent conclude: “Con il tempo tutto si andava aggravando. Molte persone finiscono con il suicidarsi.
Mi dicevano che ero malato e che era una disfunzione psicologica che si sarebbe potuta regolarizzare. Ora vedo che non è così e che non faccio nulla di male”.
Testo originale: Oraciones para dejar de ser gay