Sospensione. La ricerca di un amore
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Articolo del 27 febbraio 2013 di Lidia Borghi pubblicato su Cortometraggi blog
Di Raffaele Tamarindo, regista, sceneggiatore e filmaker, si sanno le poche cose che è possibile rinvenire sul web e, nella speranza di riuscire a dedicare ad un suo cortometraggio il giusto spazio attraverso queste pagine elettroniche, con grande piacere gli dedico il mio post odierno, augurandomi che sia lui stesso a correggere le mie eventuali inesattezze che circolano sul suo conto.
Raffaele Tamarindo è di Afragola (Na) ed è, prima di tutto, giovane come l’acqua, particolare di non secondaria importanza, se si pensa che – neanche venticinquenne – ha già messo in cantiere diversi cortometraggi, tutti visibili sulla sua pagina You Tube e, quel che più conta, che frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Qualora tutto ciò non dovesse essere sufficiente, si deve sapere che Tamarindo riesce a comunicare in modo davvero efficace i suoi sentimenti attraverso il linguaggio cinematografico del corto e lo fa perché, al di là di tutta la tecnica che può aver incamerato in questi anni di duro lavoro, sperimentazione e studio, è convinto che alla base di ogni realizzazione artistica si trovi l’amore ovvero la capacità che ogni artista ha di mettere amore in ciò che fa, come recita l’aforisma di Hermann Hesse che spicca tra le informazioni del suo profilo Facebook.
Quello stesso amore che Raffaele ha messo nella realizzazione di Sospensione (I, 2012, 6′,31”) un cortometraggio senza parole giacché i dialoghi, a volte, sono superflui, se facciamo in modo che a parlare siano i nostri sentimenti, le sensazioni che proviamo. Come si può fare tutto ciò? Attraverso una cura approfondita della postura, delle espressioni facciali e della gestualità che vanno sotto il nome di linguaggio para-verbale.
Esterno notte. Due giovani come tanti (Raffaele e Luigi). Uno passeggia a piedi, l’altro si sposta in auto. Sono entrambi pensierosi, come alla ricerca di qualcosa che manca loro o forse di qualcuno. Chi? I rispettivi sguardi non mentono. E continuano a cercare. Una muta domanda fa da filo conduttore all’intera narrazione per immagini: “Dove sei?” I due protagonisti si stanno cercando.
A dircelo è anche lo stupendo accompagnamento musicale, che sa di violoncello e di chitarra. E si fa ritorno a casa. La serata è calda, estiva. Impossibile prendere sonno. Troppi i pensieri. E c’è quella maglietta… Il suo profumo è inebriante… E poi quel tormento: “Sarà giusto? – Non voglio, non posso pensarci! Non voglio tutto ciò!”
E la quiete non giunge a calmare il cuore. Esterno giorno. Un parco cittadino come tanti. Gente dappertutto. Varia umanità intenta allo svago. Alla soggettiva si alternano brevi panoramiche strette. I due ragazzi continuano a cercarsi: “Chissà se riuscirò a trovarlo?”
E poi il finale, bello, delicato, forte come l’amore, quell’amore che muove le persone, le fa incontrare e permette loro di abbattere ogni barriera mentale. Un finale tutto da vedere, godere, apprezzare. Occorre farlo proprio al fine di abbattere tutti i muri del pregiudizio e dell’ignoranza.
E questo è ciò che Raffaele Tamarindo è riuscito a fare con questa opera corta dai tanti messaggi indiretti. E la sua è una piccola vittoria contro il malanimo e le parole d’odio, contro gli stereotipi, la meschinità e la grettezza mentale.
Scritto e diretto da Raffaele Tamarindo, prodotto da Antonio Tiani e Mario Tamarindo, il corto Sospensione è impreziosito dalla fotografia di Vincenzo Tamarindo, dal montaggio dello stesso Raffaele e dalle bellissime, intense musiche di Max Ablitzer, uno che di commenti musicali si intende davvero e che è riuscito a rendere ancor più veritiera la reciproca ricerca amorosa di Raffaele e Luigi.
Di giovani talenti come Tamarindo è piena l’Italia, un Paese flagellato da tanti mali, non ultimo quello che sta togliendo alla cultura nel suo insieme i fondi che darebbero a molte valide promesse la possibilità di uscire allo scoperto per far conoscere al grande pubblico le loro realizzazioni. E invece si preferisce che rimangano nell’ombra, ad annaspare nel tentativo di divulgare i rispettivi saperi.
Il mio plauso personale a Raffaele che, nel giro di pochi minuti, è riuscito a trasmettermi tutto il suo amore per il cortometraggio. Mi auguro di riuscire presto a dedicargli un altro articolo.