Speranza e vulnerabilità: la lettera di un’insegnante lesbica
Articolo di Bob Shine tratto dal progetto New Ways Ministry (Stati Uniti), del 24 aprile 2013, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Erin Macke è tornata nella scuola dove ha studiato, un collegio femminile cattolico della zona di Chicago, nel 2009, come insegnante. Due anni dopo l’amministrazione della scuola ha deciso di non riassumerla dopo che era emerso che era lesbica e che aveva dispensato dei consigli a una studentessa lesbica in crisi.
In un articolo apparso sul Huffington Post scrive alla preside della scuola, suor Lois, e fa un appello ad accogliere le studentesse lesbiche in una scuola a cui lei tiene molto. Erin comincia descrivendo la sua educazione nel liceo nei primi anni 2000:
“Ho lasciato quelle aule con un forte, incrollabile fiducia in me stessa, con la convinzione che dovevo fare il bene e che ero accettata e valorizzata in questa comunità. Mi sentivo saldamente ancorata agli insegnamenti e ai valori coltivati all’interno di queste mura. Se qualcuno me lo chiedesse, affermerei che questa istituzione ha fatto di me la donna unica che sono ora.”
Erin esprime la sua preoccupazione per la mancanza di sostegno della scuola agli LGBT, citando delle statistiche che affermano che nove giovani LGBT su dieci sono vittime di bullismo a scuola e che la probabilità che commettano suicidio è quattro volte più alta di quella dei giovani eterosessuali. Scrive Erin:
“Eppure questa istituzione, una scuola che vanta una solida reputazione, si è fatta un punto d’onore di escludere completamente la comunità LGBT con la scusa che essi non sono in armonia con il magistero cattolico… L’ignoranza e la negazione a oltranza non risolveranno il problema. A questa questione devono essere dedicate delle considerazioni sincere e sensibili: non c’è nessuna risorsa per le studentesse in crisi con l’idea di identità sessuale. Inoltre, gli adulti empatici e che sanno prevenire le varie esigenze diventano un’offerta sull’altare delle liti e della politica. Quale esempio diamo agli studenti quando condoniamo tali atrocità?”
Erin poi discute il suo licenziamento del 2011 e chiede alla scuola di adottare un atteggiamento più accogliente:
“Non provo rimorso nell’anima. Nel mio cuore, il mio comportamento era giustificato dal prevalente interesse della studentessa. Il suo benessere psicofisico era più importante della mia sicurezza professionale e dell’anonimato personale. Trovo spropositata la miopia di questa direzione e trovo anche che il mio licenziamento sia un tentativo codardo di mettere tutta la questione sotto il tappeto…
“Fate sì che questa comunità si comporti nel più cristiano dei modi, accettando tutti i figli di Dio e creando un ambiente protetto dal giudizio, dalla derisione e dalla violenza… Con spirito di carità e di compassione nel cuore mi sono occupata di una studentessa in difficoltà. Se questa è la mia penitenza, la accetto di cuore.”
Finalmente si rivolge a suor Lois e a chi leggerà la lettera e parla di come gli avvenimenti dal 2011 a oggi l’abbiano cambiata e di come spera di non fermarsi:
“Non c’è motivo di rivivere la negatività di poche persone selezionate; meglio godere dell’apprezzamento della maggioranza. Ciò che soprattutto mi porterò dietro riguarda le idee di paura e vulnerabilità… [La paura] ci impedisce dal dire a qualcuno le nostre sensazioni, di fidarci di ciò che non conosciamo, o di occuparci di chi è in difficoltà. Abbiamo paura che le azioni che potremmo compiere ci causino dolore o imbarazzo, o che ci attirino il giudizio degli altri, quindi non le compiamo. Stiamo fermi, muovendoci cautamente in direzioni famigliari…
La vulnerabilità è la mia più grande paura, ma ci sono situazioni in cui meno che mai vorrei essere vulnerabile, eppure trovo che sia la mia più grande alleata. In questo anno ho imparato ad avere fiducia che, nella maggior parte dei casi, la gente fa la cosa giusta.
“Cosa ancora più importante, se non avessi avuto fiducia, avrei mancato l’opportunità di permettere di fare la cosa giusta; in pratica perpetuando e giustificando la mia paura… Sono soddisfatta di sapere che ho scelto di aprire la porta di fronte alla paura e di rischiare la mia vulnerabilità, e di avere incontrato comprensione, compassione e amore da parte di quasi tutti. Nonostante il mio licenziamento sia stato difficile da gestire, spero veramente che, in un futuro non troppo distante, mi metterò a pensare al mio periodo qui con tenerezza, anziché con risentimento. Come credente so che il perdono è un dono tanto per chi è innocente quanto per chi è colpevole.”
Erin Macke è solo una delle molte persone LGBT licenziate da istituzioni cattoliche, come Carla Hale o Nicholas Coppola nelle ultime settimane. Ella impartisce una lezione di speranza per chiunque si trovi rifiutato o ferito.
Testo originale: Fired Lesbian Teacher Offers Hope Through Vulnerability