Spezzando il pane nelle nostre vite di giovani gay cristiani
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Riflessioni di Adelard; Camillo; Dea; Felice; Ganluca; Giovanni; Luca; Nazareno; Roberto su “Dal buio alla luce: percorso online per giovani LGBT e la loro comunità” (30 Aprile-3 Maggio 2020)
Se Dio è Amore, e il suo amore incondizionato ci si manifesta nelle forme più varie, allora forse lo abbiamo davvero incontrato in questi giorni di ritiro. Un ritiro atipico, certo, nel quale ci siamo trovati separati – o forse uniti – dagli schermi dei nostri computer; ma, nonostante questa distanza fisica, noi pensiamo che davvero Cristo fosse in mezzo a noi, e che ci mostrasse il suo amore attraverso gli sguardi e le parole di persone distanti ma vicine, attraverso quei genitori di figli omosessuali che hanno detto a noi, figli omosessuali di altri genitori, di amarci come figli loro.
In questi giorni abbiamo sperimentato la Chiesa come luogo del cuore piuttosto che come luogo fisico; un luogo virtuale in cui attraverso gli schermi abbiamo conosciuto persone reali, con le quali abbiamo condiviso le nostre vite, come il pane di quell’ultima cena, in cui c’era la Sua vita spezzata e condivisa con tutti coloro che erano messi ai margini.
Questo è ciò che è successo nel nostro incontro: abbiamo fatto memoria di Gesù come Lui ci ha chiesto di ricordarlo, spezzando il pane non solo nel gesto eucaristico ma nelle nostre vite; parlando liberamente, mostrando senza timore le nostre paure e speranze, condividendo le nostre fragilità, le nostre lacrime, le ferite e le paure; abbiamo lasciato cadere la maschera che indossiamo per proteggerci, sentendo di contare agli occhi e alle orecchie di chi, anche se a distanza, era con noi, ci ascoltava, ci capiva senza giudizi, in un ascolto vero, in cui le parole dell’altro ci hanno scavato dentro fecondando le nostre vite.
È questa l’esperienza di Chiesa che in questi giorni abbiamo fatto insieme: una Chiesa in cui vivere l’amore di Dio e la Sua Parola insieme con altre persone che vivono la nostra stessa condizione, senza l’incomprensione e la diffidenza che ci capita di vivere nella Chiesa che invece talvolta sembra dimenticarsi di noi.
Questo ritiro ci ha permesso di guardare l’altro con occhi diversi, andando oltre l’individualismo che viviamo costantemente, per capire ciò che ognuno di noi vive e apprezzare ciò che si ha. È stato un arricchimento per il cuore e per la mente. Riprenderemo le nostre vite con la voglia di continuare a testimoniare ciò che Dio ci ha insegnato e amare l’altro così com’è, senza “se” e senza “ma”, diventando un esempio per tutti coloro che ancora vivono il conflitto tra fede e omosessualità.